Gli uomini politici di oggi sono gli uomini politici di ieri ma senza la scorza perbenista ed educata che li faceva apparire una spanna più in alto del comune cittadino. Avevano, insomma, la corazza culturale che il ruolo richiedeva.
Durante la famosa “prima repubblica” alcuni ricorderanno che non si scadeva così abitualmente nell'insulto rozzo e gratuito che costituisce l'odierna regola nel dibattito politico dei contemporanei. Questo quando va bene. A volte invece si sfiora la rissa fisica, perfino tra gli scranni del Parlamento.
I vecchi politici si arrabbiavano, per carità, ma con rispetto e discernimento convincenti. Un statura diversa e compatibile con il ruolo istituzionale.
Certamente non sono solo gli odierni politici quelli che hanno svigorito il sogno della Repubblica. I loro vecchi e più educati colleghi si erano già dati un gran da fare in tal senso; non dimentichiamo la giostra del malaffare appena emersa con tangentopoli dagli abissi di un ben più ampio luna park di corruzione. Verosimilmente fin dagli anni della fondazione della repubblica: il dopoguerra, la ricostruzione grassa, giungendo agli anni di piombo e alle “svolte” responsabili.
Quindi a cos'è servirebbe quel perbenismo nei ruoli, in accezione positiva?
All'educazione. Almeno quella: la buona educazione, che si dica anche galateo, garbo, signorilità. Dunque degna rappresentanza dello Stato e dei Cittadini.
Vi pare poco?
Gli odierni politici professionisti sembrano maturati nell'insolenza dei peggiori sobborghi disagiati. Cafoni talvolta per natura, e ancor più spesso per convenienza.
A chi vogliono parlare, secondo voi, se non a un popolo all'altezza di questa comunicazione? A chi quasi gode del loro approcciare sgraziato e scurrile.
E pare piacciano pure a una fetta di popolo convinti che sia un atteggiamento più onesto dell'ipocrita finzione del ruolo. Finzione?
Se rispettare il ruolo fosse ipocrita, il ruolo stesso non dovrebbe esistere. E dunque nemmeno il politico che lo presiede.
Invero - e per buon senso - avrebbero dovuto essere liquidati in cabina da un bel pezzo, già solo per questa loro ostentata (o devieta) maleducazione.
Come cantavano i Jarabe de Palo: “...da che punto guardi il mondo tutto dipende”. E se noi continuiamo a guardarlo con lo stesso metro di maleducazione, senza renderci conto che - viceversa - la buona educazione e il rispetto civile delle persone devono vivere anzitutto nelle sedi istituzionali, e dunque presso chi le presiede, abbiamo un problema in più. E non da poco.
Approfittiamone, invece.
Se osserviamo un politico che non rispetta il proprio ruolo istituzionale, insulta i colleghi, urla, schiamazza e offende chiunque non la pensi come lui, è un grazia! Possiamo liquidarlo in buona pace come individuo di pochi scrupoli, che non si farà problemi nemmeno a calpestare i diritti dei cittadini, se da ciò ne deriverà un vantaggio personale. E' una questione di esempio: buon esempio!
Ma ancora di più: chi protesta e si oppone attraverso la pura e semplice caciara, piuttosto che slogan e continue offese e denigrazioni dell'avversario, è più facile da distinguere da chi agita il suo pensiero con garbo seppur nella vivacità di argomenti apprezzabili, e determinandosi a renderli comprensibili ai cittadini.
Immaginate se un diplomatico si atteggiasse come molti dei nostri odierni politici. Non dovremmo più preoccuparci del “se” scoppiasse la terza guerra mondiale, ma solo del “quando”.
Tutto sommato questi politici caciaroni potrebbero rappresentare l'odierno distinguo tra chi prova a far bene e chi parte decisamente col piede sbagliato. Ed è più probabile che continui a sbagliare.
C'è infino un aiutino: l'informazione main stream. Spesso, a politici impenitenti si associa un supporto mediatico altrettanto oltraggiante, denigratorio e falso, dei loro avversari. Può essere un ulteriore e valido criterio selettivo.
Non ignorate tutto ciò.
Da cittadini attenti e ben informati abbiamo l'imminente scadenza, diritto/dovere, nel selezionare per bene il prossimo governo.