Per educazione, prima ancora che per formazione, ho sempre rispettato le istituzioni anche quando rappresentate da persone per ideologia e credo politico lontane dai miei convincimenti.

Istituzioni tutte alle quali la Costituzione attribuisce un ruolo fondamentale per la vita democratica del nostro Paese.

Però, proprio per il rispetto che porto loro non tollero che si prendano gioco della mia pur modesta intelligenza con atti e dichiarazioni che appaiano ingannevoli e/o fraudolenti.

Mi sono dilungato in questa premessa per rendere comprensibile l’attenzione con cui sabato sera ho ascoltate le parole del presidente del consiglio, Giuseppe Conte: “Oggi abbiamo deciso di compiere un altro passo: il governo decide di chiudere nell'intero territorio nazionale ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali”.

Come non incazzarmi, perciò, poche ore dopo leggendo il testo del nuovo DPCM?

Mi sono sentito preso per i fondelli nel constatare che erano state autorizzate attività che nulla, assolutamente nulla hanno a che vedere con le annunciate “attività strettamente necessarie, cruciali, indispensabili a garantirci beni e servizi essenziali” .

Deve avere una pessima considerazione di noi italiani il prof. Giuseppe Conte se crede davvero di poterci turlupinare, in questi momenti terribili, facendo passare come cruciali ed essenziali, ad esempio, i call center, si proprio i call center, o la fabbricazione di trattori, oppure studi legali e contabili, solo per citare alcune scelte tra le più irragionevoli ed incongruenti. 

Ma anche volendo far finta di nulla davanti a tanta impudenza mi domando: quale risolutezza nel contrastare la tragedia di Covid-19 posso cogliere in questo DPCM io, cittadino comune?

Non solo, ma aldilà di ogni altra notazione, se è tassativo che tutti noi ci si attenga rigorosamente alla regola ≠iorestoacasa, mi domando perché mai si sia data via libera ad una pletora di occupazioni produttive e commerciali, delle quali comunque non possiamo usufruire, invece di autorizzare, per due o tre settimane, la sola operatività delle filiere alimentare e farmaceutica, le uniche veramente essenziali per soddisfare i bisogni primari degli italiani?