"È stato un Consiglio europeo a due dimensioni", ha dichiarato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella consueta congferenza stampa a fine vertice.

"Una dimensione è quella esterna all'Unione. L'Unione europea sta crescendo da questo punto di vista, sta diventando sempre più importante. Sta diventando quella Istituzione a cui ormai tutti i Paesi d'Europa guardano come una Istituzione capace di dar loro stabilità, prosperità e sicurezza. Questo è un passo straordinario nella storia dell'Unione. E' una dimensione che ha acquistato via via sempre più importanza proprio a causa della guerra in Ucraina. Paesi che prima non avevano pensato di chiedere di entrare nell'Unione, oggi vogliono avere lo status di candidato e lo vogliono avere rapidamente.

L'Ue ha iniziato a rispondere a questa richiesta, ovviamente è un processo complesso. E' un salto identitario dell'Unione, un passaggio storico in cui l'Unione europea sta acquisendo un'identità diversa, molto più importante di quanto avesse prima.

Con le decisioni sullo status di candidato all'Ucraina, alla Moldova e anche alla Georgia, l'idea, la volontà è quella di avere i sei Paesi dei Balcani occidentali membri dell'Unione. I processi naturalmente sono lunghi, ma queste decisioni sono state prese. E, implicitamente, si è deciso che questo processo così esigente, burocratico per poter essere ammessi all'Unione, rimarrà esigente - perché è importante che queste riforme che si chiedono ai Paesi vengano attuate - ma sarà molto, molto meno burocratico. L'Unione così proietta un'immagine meno arcigna, meno burocratica di quanto avesse fatto in passato, meno fiscale e molto più aperta e cooperativa. Perché cooperativa? Perché l'avere lo status di candidato, i negoziati successivi, la fine e lo status di membro continueranno a richiedere un forte impegno dei governi. Quindi il conseguimento di queste varie qualifiche continuerà a essere dipendente dalla performance dei vari Paesi, cioè del grado con cui questi Paesi saranno capaci di attuare queste riforme. Quello che è cambiato è la disponibilità dei Paesi dell'Unione, dell'Unione stessa, della Commissione ad aiutare questi Paesi a compiere le riforme. È un primo passo molto importante in questo senso.

L'altro aspetto che è stato celebrato è l'entrata della Croazia nell'area dell'euro. Anche questo è un fatto che sviluppa la dimensione esterna dell'Unione. Man mano l'Unione sta acquisendo un'identità che non aveva prima. A proposito, i dati recenti dell'Eurobarometro mostrano un sostegno per l'Unione europea e per l'essere membro dell'Unione europea come non era mai stato in passato. Tutti gli indicatori, con riferimento ad esempio all'euro, all'Unione, mostrano un grado di adesione da parte dei cittadini europei come non aveva mai avuto nel passato.


C'è poi una dimensione interna all'Unione
, che è una dimensione piena di sfide. È quella che ha che fare con l'inflazione, con l'economia. L'economia italiana ancora sta andando benino, anche grazie al turismo che sta crescendo certamente molto di più delle aspettative. Ma in generale nell'area dell'Euro - soprattutto a causa dei prezzi dell'energia e dell'inflazione in generale - le previsioni per l'economia sono di un rallentamento un po' in tutti i paesi. 

Quello che è importante ricordare per noi, in Italia, è che siamo impegnati a proteggere, a sostenere il potere d'acquisto degli italiani. Questo è importante ed è essenziale per tanti aspetti. Uno dei quali è la pace sociale, la pace nelle relazioni industriali. A questo proposito è mia intenzione convocare l'incontro con le parti sociali al più presto, la prossima settimana o entro 15 giorni, al ritorno del Summit.

Al Consiglio si è parlato molto anche di energia, di cosa fare per i prezzi così alti. In merito aggiungo due considerazioni. La prima riguarda l'Italia: noi ci stiamo preparando per l'inverno naturalmente e gli stoccaggi stanno andando molto bene. Per quanto riguarda la dipendenza dal gas russo, l'anno scorso era il 40% mentre oggi è il 25%. Quindi le misure che il governo ha messo in campo, già proprio dall'inizio della guerra, cominciano a dare i risultati. In altre parole altri fornitori di gas cominciano a sostituire il gas russo".


Di seguito, invece, le dichiarazioni di Draghi in risposta alle domande dei giornalisti che hanno riguardato forniture e prezzi del gas:

L'energia è aumentata di prezzo anche prima della guerra. Quello che sta succedendo, quindi, è che da un'inflazione che dipendeva essenzialmente dall'energia ora l'inflazione dipende anche da altre cose. Come è successo sempre negli anni '70, ogni volta che c'è stato un forte, protratto aumento di prezzo di una materia fondamentale nella produzione pian piano questi aumenti si spargono e diventano, a loro volta, aumenti nei prezzi di altre merci, di altri beni.

In particolare un numero è stato dato dalla Presidente della Commissione: il 70% dei beni che sono presenti nell'indice dei prezzi e dei beni che vengono acquistati dalla gente ha avuto aumenti di prezzo, a seguito dell'aumento di prezzo dell'energia. È quindi necessario agire subito. Ovviamente non ho fatto commenti sul fronte della politica monetaria. Oggi però l'energia conta ancora per il 40% di questi aumenti. Se noi riusciamo a fare qualcosa su quel fronte otteniamo anche un progresso in termini di riduzione o contenimento dell'inflazione e, quindi, otteniamo anche un progresso in termini di contenimento del rialzo dei tassi di interesse. 

È per questo che avevo chiesto che si agisse subito su questo fronte. Naturalmente ci sono tanti timori rispetto a questo, alcuni Paesi sostanzialmente sono stati molto esitanti nell'agire. All'inizio del Consiglio europeo ho chiesto un Consiglio straordinario sull'energia a luglio. Giustamente mi è stato fatto osservare che non abbiamo ancora uno studio su cui discutere. Quello che abbiamo ottenuto è che nella risoluzione finale ci sia scritto che il Consiglio invita la Commissione che, a sua volta, ha promesso uno studio, un rapporto completo sul controllo dei prezzi, sul tetto al prezzo del gas, ma anche sulla riforma del mercato dell'elettricità che vede l'elettricità ormai tutta calibrata sul prezzo del gas. Tutto questo per settembre, da discutersi nel Consiglio di ottobre. È un risultato soddisfacente per noi, perché fino a poco tempo fa sostanzialmente si pensava a un'ulteriore dilazione, un'ulteriore esitazione.


C'è molta consapevolezza della serietà della situazione. C'è stato un impegno chiaro a coordinarci di più sui fronti che abbiamo discusso altre volte: la ricerca di nuovi fornitori, gli stoccaggi, piattaforme comuni. Si è parlato molto di coordinamento. Sulla solidarietà, certo che ci deve essere. Naturalmente ci deve essere anche una risposta a queste richieste di controllare il prezzo del gas. Oggi la maggior obiezione che si fa al tetto sul prezzo è la paura che la Russia in risposta tagli ancora di più le forniture.

Ma ora siamo in una fase in cui le forniture sono ormai - credo - in Germania il 50% di quello che era prima, forse anche meno; il prezzo non so se è aumentato in maniera tale per cui Putin incassa più o meno le stesse cifre e l'Europa sta avendo difficoltà immense perché man mano l'offerta di gas da parte della Russia diminuisce.

Noi - l'ho detto prima – siamo stati molto rapidi. Nei primissimi giorni dall'inizio della guerra abbiamo assicurato una rete di fornitori all'Italia e siamo relativamente ottimisti che tutto ciò possa compensare pienamente le importazioni di gas russo entro un anno, un anno e mezzo. Comunque i risultati si vedono, anche ora sono migliori di quello che ci si aspettava.


La Commissione ha bisogno di tempo per preparare un rapporto che riguarda non solo il price cap, ma tutte le misure che sono necessarie per moderare l'aumento dei prezzi dell'energia e riguarderà anche una possibile, eventuale riforma del mercato dell'energia elettrica.

Come voi sapete, oggi l'energia elettrica è prodotta in parte attraverso il gas e in parte con le rinnovabili e non importa quale sia la sua fonte di produzione, tutta l'energia viene venduta al prezzo del gas, cioè al prezzo più alto della componente di produzione. Naturalmente, questo è quello che ha portato al fatto che le bollette sono cresciute così tanto. Ovviamente anche l'aumento del prezzo del gas, ma quest'altra componente è esclusivamente dovuta a come il mercato dell'energia è stato disegnato anni fa.

Il rapporto della Commissione serve proprio a questo, a individuare che tipo di tetto al prezzo del gas ci vuole. E naturalmente non può essere quello che si sta facendo in altri Paesi, dove gli importatori comprano il gas al prezzo di mercato ma viene poi trasferito ai consumatori ad un prezzo più basso e gli importatori vengono risarciti. Questo sistema, che sostanzialmente sussidia il prezzo del gas al dettaglio, non si può fare nel nostro caso e di quasi tutti i Paesi, perché la spesa necessaria per farlo sarebbe enorme.

Noi facciamo un'altra cosa, aiutiamo coloro che devono pagare la bolletta attraverso una riduzione degli importi in bolletta. Ma non funziona neanche in questi Paesi, perché, grazie all'interconnessione di tutte le reti in Europa, quello che stiamo vedendo è che questo governo - di cui non voglio fare il nome, evidentemente - permette agli importatori di comprare a prezzo di mercato, sussidia e il prezzo che pagano i consumatori è più basso. Cosa succede? Succede che siccome le reti sono interconnesse, sono gli altri Paesi che vengono a comprare energia dove costa di meno, grazie al sussidio del governo di quel Paese. Quindi forse non è la strada giusta.


Del price cap  se ne parlerà anche al G7. Gli Stati Uniti sono consapevoli delle difficoltà che noi stiamo incontrando per le sanzioni, che servono e sono efficaci - come ho detto tante volte - nei confronti della Russia, ma sono anche molto pesanti per noi. Di questo gli Stati Uniti e gli altri Paesi non europei sono consapevoli. Gli Stati Uniti hanno già deciso qualche misura di aiuto nel portare gas liquido dagli Usa in Europa, però sono ancora cifre molto contenute. Gli Stati Uniti sono preoccupati del prezzo del petrolio, soprattutto, e quindi è in quel contesto che è venuto il suggerimento da parte della Segretaria del Tesoro Yellen di avere un price cap al prezzo del petrolio. Ma il price cap è la cosa che chiunque suggerisce di fare in questa situazione. Nel caso dell'Europa per il gas che viene attraverso i tubi non ci sono clienti alternativi all'Europa nei confronti della Russia. Quindi l'Europa ha un potere di mercato che deve esercitare e lo può esercitare attraverso il price cap. Non lo esercita perché c'è paura, da parte di alcuni, che a quel punto la Russia per rispondere tagli le forniture di gas ancora di più, ma quello è già successo.