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“I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati. In alcune parti chiave della filiera, questo è solo uno dei numerosi esempi per cui l’Unione Europea non è più della somma delle sue parti. Accanto all’impegno per modernizzare l’economia europea, dobbiamo gestire la transizione delle nostre industrie tradizionali, che restano comunque importanti in Europa.”“Dal 2012, i dieci settori con la crescita più rapida della produttività hanno visto prevalere, in gran parte, i cosiddetti settori ‘meat tech’, come l’automotive e la meccanica. Il settore manifatturiero impiega circa 30 milioni di persone, rispetto ai 13 milioni degli Stati Uniti. In un contesto in cui le relazioni geopolitiche si evolvono rapidamente e il protezionismo è in aumento, mantenere industrie come l’acciaio e la chimica – che forniscono input all’intera economia e sono cruciali per la difesa – è diventato strategico.”“Sostenere le industrie tradizionali viene spesso presentato come una scelta binaria: oppure lasciarle andare per indirizzare le risorse verso nuovi settori, oppure sacrificare lo sviluppo di nuove tecnologie e rassegnarsi a una crescita permanentemente bassa. Tuttavia, la scelta non deve essere così netta. Se attuiamo le riforme per rendere l’Europa più innovativa, potremo alleggerire molti dei compromessi tra questi obiettivi.”“Ad esempio, se sfruttiamo le economie di scala del nostro mercato unico e integriamo il nostro mercato energetico, riusciremo a ridurre i costi di produzione ovunque. Ciò ci posizionerà meglio per fronteggiare, per esempio, le conseguenze di fornire energia a basso costo alle industrie ad alta intensità energetica. Se offriremo tassi di rendimento più competitivi in Europa e mercati dei capitali più efficienti, i nostri risparmi rimarranno naturalmente nel nostro territorio.”“In questo modo, avremo una base più ampia di capitale privato per finanziare sia le nuove tecnologie che le industrie consolidate, che continuano a mantenere un vantaggio competitivo. E se elimineremo le barriere interne e stimoleremo la crescita della produttività, potremo ampliare il nostro spazio fiscale effettivo, aumentando così la capacità di finanziare progetti per il bene pubblico – progetti che il settore privato, invece, difficilmente toccherà, come la decarbonizzazione delle industrie pesanti.”“Per fare un esempio, il rapporto stimava che un incremento del 2% nella produttività totale dei fattori nei prossimi dieci anni ridurrebbe i costi fiscali dei governi, coprendo circa un terzo degli investimenti necessari. Allo stesso tempo, abbattere le barriere interne aumenterebbe l’efficacia dei moltiplicatori fiscali relativi a tali investimenti. Esistono evidenze solide che i moltiplicatori fiscali diminuiscono con l’apertura commerciale, poiché una parte dello stimolo fiscale viene compensata da un incremento delle importazioni.”“L’economia europea è estremamente aperta al commercio – più del doppio rispetto agli Stati Uniti – un sintomo delle nostre elevate barriere interne. Con il nostro mercato domestico, essenzialmente limitato, le aziende europee hanno cercato opportunità di crescita all’estero, mentre le importazioni sono diventate relativamente più competitive con la diminuzione delle tariffe esterne. Se rimuoviamo queste barriere interne, vedremo un importante reindirizzamento della domanda verso il nostro mercato.”“In questo modo, l’apertura al commercio diminuirà naturalmente e la politica fiscale diventerà di conseguenza più efficace. La Commissione ha recentemente lanciato il ‘Competitiveness Compass’, che abbraccia questa agenda. Gli obiettivi del Compass sono pienamente in linea con le raccomandazioni del rapporto e segnalano una necessaria riorientazione delle politiche chiave europee.”“Ora è fondamentale che la Commissione riceva tutto il supporto necessario, sia per l’implementazione di questo programma che per il suo finanziamento. Le esigenze finanziarie sono enormi – 750-800 miliardi di euro all’anno rappresentano una stima conservativa. Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione propone una razionalizzazione degli strumenti finanziari dell’UE, pur non prevedendo l’introduzione di nuovi fondi.”“Il metodo proposto è quello di combinare gli strumenti dell’UE con un uso più flessibile degli aiuti di Stato, coordinato da un nuovo strumento europeo. Anche se confidiamo che questa strategia fornisca il sostegno finanziario richiesto, il successo dipenderà dalla capacità degli Stati membri di utilizzare lo spazio fiscale a loro disposizione e di essere pronti ad agire all’interno di un quadro europeo.”“Tuttavia, la Commissione è solo uno degli attori. Essa può fare molto per garantire le competenze esclusive – come quelle in materia di commercio e politica della concorrenza – ma non può agire da sola. Il Parlamento Europeo, i parlamenti nazionali e i governi devono affiancarla. Il Parlamento gioca un ruolo chiave nel rendere le decisioni dell’UE più rapide: se seguiamo le procedure legislative tradizionali, che possono durare fino a 20 mesi, le nostre risposte politiche rischiano di essere superate già al momento della loro adozione.”“Ci affidiamo inoltre al Parlamento per agire da protagonista, per costruire unità politica, per creare lo slancio necessario al cambiamento, per tenere i decisori responsabili delle loro esitazioni e per realizzare un ambizioso programma d’azione. Possiamo far rinascere lo spirito del nostro continente, riconquistare la capacità di difendere i nostri interessi e ridare speranza al nostro popolo.”“I governi nazionali e i parlamenti del nostro continente, insieme alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo, sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento decisivo della storia europea. Se resteremo uniti, sapremo affrontare la sfida e riusciremo. Grazie.”