Esordio all’estero per “Le Cicogne di Chernobyl” con l’anteprima nazionale svizzera a Lugano del docufilm di Karim Galici, prodotto da Cittadini del Mondo Cinema per il Sociale con il contributo della Fondazione di Sardegna e la collaborazione di RAI TECHE, lavoro cinematografico che racconta per la prima volta le accoglienze da parte di centinaia di migliaia di famiglie italiane dei bambini delle zone contaminate dopo il disastro nucleare del 1986.
L’evento lo scorso 25 maggio nella sala della Croce Rossa Svizzera delegazione di Lugano è stato organizzato dal Circolo Culturale “Sa Berritta” presieduto da Graziella Murtas che ha introdotto la proiezione e coordinato il dibattito con il pubblico dei produttori del documentario.
Il film accolto con calore e molteplici applausi è un insieme di racconti dove le esperienze vissute dai protagonisti scorrono in un flusso di rimandi e flash back per ricongiungersi continuamente con il disastro nucleare da cui tutto è partito. Il regista Karim Galici, ripercorre le vicende legate al disastro nucleare di Chernobyl, seguendo poeticamente le tracce dei piccoli protagonisti, bambini reduci, a volte, da una storia dolorosa riscattata dall’amore, dall’accoglienza e dalla solidarietà di tante famiglie italiane.
In sala anche i rappresentanti della delegazione Basso Lario dell’Associazione per i bambini di Chernobyl di Malnate, organizzazione lombarda impegnata da anni in attività di cooperazione e accoglienza, una presenza importante che ha permesso di approfondire ulteriormente i tempi al centro del film. Fra i presenti Carlo Altea uno dei primi organizzatori in Italia delle accoglienze del progetto Chernobyl, oggi particolarmente legato alla Svizzera per motivi familiari
“Le Cicogne di Chernobyl” oltre la tappa Svizzera sono state proiettate anche a Roma, Cagliari, Iglesias, Napoli e Sorrento raccogliendo delle ottime recensioni:
Antonio Vladimir Marino (regista e sceneggiatore): “Il racconto si declina in modo semplice, una “semplicità” come la intende Italo Calvino e cioè frutto di un lavoro lungo e paziente. Il regista Karim Galici mette al centro l’uomo e la sua capacità di crescere nel confronto con gli altri.”
Raffaele Rivieccio (Storico del cinema): “Un'opera documentaria densa di una sorta di nuovo umanesimo dei popoli, un racconto intenso di uno scambio culturale ed umano che ha coinvolto l’Italia intera.”
Enrica Riera (giornalista): “L’opera di Galici mette insieme i tratti del reportage giornalistico a quello poetico della narrazione cinematografica. Consigliato per conoscere un pezzo di quella che può essere definita a tutti gli effetti la nostra Storia, il pezzo di cui andare orgogliosi.”
Enrico Pau (Regista): “Storie d’amore raccontate senza nessuna retorica, che appaiono come una speranza in questo presente dove torna prepotente l’egoismo degli esseri umani”. È importante che questo lavoro possa circolare nelle sale, nelle scuole, nei media.”
Giampaolo Meloni (giornalista): “Un lavoro cinematografico di grande intensità, delicato nella narrazione della difficile e faticosa rinascita da una ferita sociale, da un dramma ambientale e da una tragedia umana che il regista Karim Galici ha tratteggiato senza infingimenti e ipocrisie”