La politica, a regola, dovrebbe servire gli interessi dei cittadini. Di conseguenza, chi fa politica dovrebbe fare gli interessi dei cittadini, a partire da coloro che rappresenta. Per questo alle elezioni, chi si candida, presenta un programma elettorale e una linea politica di appartenenza.

Questo, grosso modo, è ciò che accade in teoria, mentre nella pratica tutto viene stravolto, in base all'interesse del momento che per alcuni è esclusivamente personale, per altri politico, ma anche personale (meglio andare a fine legislatura e mantenere seggio e stipendio che rischiare il seggio e lo stipendio)... come dimostrano le ultime vicende relative alle alleanze parlamentari.

Il centrodestra, dopo il Conte 1, ha provato in ogni modo a disgregare la fragile e improbabile maggioranza che sostiene l'attuale governo. Ma, ironia della sorte, dopo tanto brigare l'unica cosa che ha ottenuto è la disgregazione della propria alleanza elettorale tra Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.

Ecco che cosa è accaduto.

La maggioranza, a causa dei numeri sempre più ballerini al Senato dovuti ai 5 Stelle di destra sempre più irretiti dalle promesse leghiste di un seggio sicuro alle prossime elezioni, ha pensato di blindarsi con un "do ut des" con Forza Italia. 

Come poter convincere il padre padrone di quel partito ad appoggiare il Governo? Semplicemente dando delle garanzie a Mediaset. 

Berlusconi è infastidito da Vivendi che minaccia un'opa ostile nei confronti di una delle sue galline dalle uova d'oro? E allora basta che il governo licenzi una norma che impedisca tale eventualità, anche in spregio alle regole dell'Ue, ed ecco che l'ex-cavaliere subito accoglie l'invito all'unità di Mattarella e si mette a disposizione della maggioranza, naturalmente per senso di responsabilità verso l'Italia e i suoi cittadini.

Salvini mastica amaro, prima abbozza, ma poi non resiste e lancia la contromossa, infrangendo il patto di non belligeranza siglato dal centrodestra prima delle elezioni, che prevedeva che non vi fossero "migrazioni" tra i parlamentari dei rispettivi gruppi.

Questo il risultato:

Adesso, l'alleanza di centrodestra è formalmente sciolta e tutti sono liberi di fare un po' quel che meglio credono.

Così Berlusconi commenta il "tradimento" dei tre deputati forzisti: "Se uno se ne va è peggio per lui. Chi va via non ha mai avuto molta fortuna".

Ma non soddisfatto prende carta e penna e, implicitamente, replica a Salvini in questi termini: 

"I nostri alleati sanno benissimo che senza Forza Italia non avremmo un centrodestra, ma una destra isolata in Italia e in Europa, non in grado né di vincere le elezioni, né di governare il paese, come avviene in Francia per il Front National". 

Tradotto: avete visto la Le Pen? Tutti la votano, ma non ha mai i numeri necessari per governare. A Lega e FdI, in Italia, è il mio partito ad assicurarglieli, perché si fa garante dell'estremismo di destra nei confronti di un certo tipo di elettorato conservatore sì, ma meno "forcaiolo".

Berlusconi, per ora, non ci pensa ad entrare armi e bagagli nella maggioranza, anche perché i 5 Stelle non lo permetterebbero. I pentastellati però, per salvarsi la faccia, non disdegnano un appoggio esterno.

I nuovi sviluppi hanno eccitato Matteo Renzi, che vede in Berlusconi il proprio padre putativo. L'ex-premier si sta già preparando il terreno per le prossime elezioni politiche, e sono già in molti ad immaginare un'alleanza tra Italia Viva, Berlusconi e Calenda, con il senatore fiorentino che probabilmente già pensa di esserne a capo come successore del padre Silvio.

Adesso, uno può anche chiedersi che cosa diavolo c'entri tutto questo con gli attuali problemi del Paese e degli italiani. Assolutamente nulla, ma è da anni che questo accade in Italia.