Le recenti elezioni politiche in Groenlandia hanno visto una vittoria netta per il centrodestra, segnando un’importante svolta politica per l’isola. Con il 30% dei voti, il partito Demokraatit, una formazione social-liberale, ha conquistato il supporto dei groenlandesi in un clima di forte tensione e incertezza. Questo risultato arriva in un contesto geopolitico delicato, alimentato dalle continue dichiarazioni provocatorie del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha più volte espresso il suo desiderio di annettere la Groenlandia.

Donald Trump nella prima conferenza stampa del 2025 ha lasciato sconcertato il mondo intero, dicendo di non escludere l’uso della forza per annettersi la Groenlandia e riprendersi il canale di Panama. Già a Novembre aveva parlato di comprare l’isola artica, che è indipendente ma appartiene ancora alla corona danese. Allora, il primo ministro Groenlandese Mùte Egede aveva detto con chiarezza che “La Groenlandia non è in vendita”, ma Trump ha continuato nella sua convinzione arrivando a minacciare dazi contro la Danimarca e a dire il 7 gennaio nella conferenza stampa che non esclude nemmeno l’uso della forza. L’Isola ha una posizione strategica ed è ricca di minerali e di uranio.

Un tema che ha sollevato preoccupazioni tra la popolazione dell’isola e che potrebbe ora influenzare il futuro politico e sociale della Groenlandia.

Con il 23% dei voti, i nazionalisti di Naleraq hanno ottenuto un risultato significativo, rivendicando una maggiore indipendenza dalla Danimarca e sottolineando il crescente desiderio di autonomia che sta prendendo piede tra i groenlandesi. Questo risultato evidenzia una spinta sempre più forte verso una separazione dal governo centrale danese, con molti cittadini che vedono nell’autosufficienza una soluzione per preservare l’identità e la sovranità della Groenlandia.

Al contrario, i partiti di governo uscenti hanno registrato un netto calo. Il partito ambientalista di sinistra Inuit Ataqatigiit ha visto una significativa perdita di consensi, passando dal 36% delle elezioni del 2021 al 21% odierno, con una perdita di ben 15 punti percentuali. Una situazione simile si è verificata per i socialdemocratici di Siumut, che hanno perso il 14% dei consensi, scendendo dal 29% al 15%. Questo calo riflette una generale insoddisfazione nei confronti delle politiche adottate dai governi precedenti, in particolare per quanto riguarda la gestione delle relazioni internazionali e le risposte alle pressioni provenienti dagli Stati Uniti.

Il contesto internazionale ha sicuramente influito sul risultato elettorale. Donald Trump, infatti, ha cercato in più occasioni di esercitare una sorta di pressione indiretta sul popolo groenlandese, promettendo loro ricchezza e prosperità se l’isola avesse deciso di diventare parte degli Stati Uniti. “Entrare a far parte della più grande nazione del mondo” è stata una delle sue affermazioni più celebri. La sua insistenza sul tema dell’annessione, sebbene respinta pubblicamente dal governo groenlandese, ha sollevato timori di una possibile erosione dell’autonomia dell’isola, trasformando la questione in un tema centrale delle elezioni.

Questo clima di incertezze ha fatto sì che il desiderio di indipendenza e autonomia sia stato tra i temi più discussi in campagna elettorale. I groenlandesi, infatti, hanno espresso chiaramente la volontà di mantenere il controllo sul proprio futuro e la propria identità culturale, dimostrando una forte opposizione alle proposte di annessione avanzate dagli Stati Uniti.

La vittoria del centrodestra, con Demokraatit in prima linea, può essere letta come una risposta decisa contro le politiche imperialiste di Trump e come una chiara manifestazione del desiderio di autodeterminazione dei groenlandesi. Il nuovo governo, infatti, si troverà ad affrontare il delicato equilibrio tra le pressioni internazionali, in particolare quelle provenienti da Washington, e le aspirazioni locali per un maggiore controllo sul destino dell’isola.

La Groenlandia, con la sua posizione strategica e le sue risorse naturali, continua ad essere un obiettivo geopolitico ambito, e la visione di Trump sull’isola non sembra destinata a svanire. Tuttavia, le elezioni hanno dimostrato che la popolazione non è disposta a sacrificare la propria autonomia in cambio di promesse di ricchezza e prosperità. La sfida che attende il nuovo governo groenlandese sarà proprio quella di difendere l’indipendenza dell’isola, mentre si prepara a negoziare con le potenze internazionali, in particolare gli Stati Uniti, per garantire un futuro di stabilità e prosperità per la Groenlandia.

In conclusione, mentre Donald Trump potrebbe continuare a fare pressioni per realizzare il suo sogno di annettere la Groenlandia, la vittoria del centrodestra e il forte sostegno all’autonomia sono segnali chiari che i groenlandesi non sono disposti a sacrificare la loro indipendenza.