"Thoroughly broken and corrupted institution".
In tal modo, l'ex segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, aveva definito la Corte Penale Internazionale, di cui è a capo Fatou Bensouda, in qualità di procuratore. Secondo l'amministrazione Trump, la colpa di cui si era macchiata la CPI era stata quella di aver avviato indagini su presunti crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti in Afghanistan e da Israele, alleato Usa, nei Territori occupati.
Pertanto il governo americano aveva applicato sanzioni alla stessa Bensouda e ad altri membri della CPI, negando loro il rilascio del visto e impedendone, di fatto, l'ingresso negli Stati Uniti. La CPI aveva definito tali provvedimenti un attacco alla giustizia internazionale e allo stato di diritto.
Nelle scorse ore, il segretario di Stato dell'amministrazione Biden, Antony Blinken, ha annunciato di aver annullato le sanzioni contro Fatou Bensouda e gli altri, definendole tra l'altro inadeguate ed inefficaci.
Ma Blinken ha anche aggiunto che Washington continua ad essere in forte disaccordo con le decisioni prese dalla CPI su Afghanistan e Palestina, ritenendo però che i contrasti vadano affrontati con altri metodi rispetto all'imposizione di sanzioni. E' opportuno ricordare che gli Stati Uniti non riconoscono la Corte Penale Internazionale.
Fatou Bensouda lascerà l'attuale incarico a giugno e sarà sostituita da Karim Khan, avvocato britannico esperto nella tutela dei diritti umani.