Pollice alzato, sorridenti, ottimisti, commossi, partecipi, indignati, sempre pronti a spiegare, sempre pronti a chiarire, anche tra un piatto di cotechino e una pizza, l'Italia del cambiamento ai propri amici, ai propri follower.

Sono i politici 2.0 del momento, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ed è proprio l'errata e corretta, al tempo stesso, definizione di politici che riesce a spiegare meglio di ogni altra cosa il loro innegabile successo, almeno finora.

Quello che i due (o chi per loro) hanno capito è che al giorno d'oggi, almeno in Italia, è inutile promuoversi ricorrendo ai fatti, al ragionamento e alla logica, quello che conta è l'apparenza, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista dei contenuti.

Andiamo al di fuori del mondo della politica e vediamo che cosa accade nel mondo dello spettacolo dove spesso vengono celebrati personaggi che si sono inventati un "mestiere" come "opinionisti" o come "giudici", pur avendo poca o nessuna competenza tecnica nel settore in cui sono chiamati ad esprimersi. L'importante è che siano giudicati simpatici e divertenti dal maggior numero possibile di spettatori, che attendono da loro solo qualcosa di imprevedibile o "politicamente scorretto", ma non certo qualcosa di "tecnicamente" interessante.

Oggi viviamo al tempo degli influencer, da catalogare - cito una definizione che ho trovato adatta - come individui con un più o meno ampio seguito di pubblico che hanno la capacità di influenzare i comportamenti di acquisto dei consumatori in ragione del loro carisma e della loro autorevolezza rispetto a determinate tematiche o aree di interesse.

Gli influencer di maggior successo, però, che cosa fanno? Nulla o quasi, a parte mostrarsi ossessivamente in foto e video sui loro canali social per promuovere, a volte in maniera diretta, a volte in modo ingannevole, prodotti o marchi da cui vengono profumatamente retribuiti. Intendiamoci, niente di illecito e niente di sbagliato. Forse, tutto questo è possibile definirlo surreale, ma se alla gente piace, gli influencer hanno tutto il diritto, e giustamente, di continuare a fare quel che fanno.

In alcuni casi, poi, le carriere degli influencer vengono guidate per migliorarne i risultati commerciali, per unire "mercati" diversi e possibilmente contigui, ma che finora erano distanti e tra loro difficilmente ricongiungibili. Così si aumenta la platea degli "influenzati" e la remunerazione delle sponsorizzazioni. In che modo? Stiamo parlando di commercio... quindi è sufficiente un contratto... qualunque tipo va bene, anche di matrimonio. Un esempio tra tutti quello tra la sofisticata, o pseudo tale, Chiara Ferragni, con il meno sofisticato (trucido?) Federico Lucia, in arte Fedez.

E se un contratto di matrimonio funziona, perché non fare in tal senso anche un contratto di governo? Deve esser questa la filosofia che ha convinto Lega e 5 Stelle ad unirsi per formare una maggioranza a supporto del cosiddetto Governo del cambiamento.

Le due forze politiche, come dimostrano gli ultimi eventi, in comune hanno poco o nulla, salvo un aspetto, che però è molto importante, l'esser contro... La Lega è contro gli immigrati e contro gli stranieri in genere, purché non palesemente ricchi. I 5 Stelle sono contro la casta, contro i furbi, contro i potenti...

Entrambi si sono uniti sulla base di questa caratteristica e stanno provando a governare cercando ognuno di portare avanti le proprie promesse elettorali, per nulla coincidenti tra loro. Ma allora - dirà qualcuno - se un programma lo avevano e cercano di portarlo avanti, da parte di Lega e 5 Stelle vi è anche qualcosa di concreto, vi sono anche dei contenuti, giusti o sbagliati che siano.

Ma è proprio qui il problema. I contenuti sono soprattutto delle confezioni che Lega e 5 Stelle utilizzano per mantenere sulla ribalta dei social i loro influencer, Salvini e Di Maio che vendono se stessi, promuovendo dei prodotti di pessima qualità, custoditi in confezioni fantastiche.

Salvini vende l'uomo del popolo, che pensa agli interessi della famiglia e guarda alla concretezza dell'oggi e non sta certo a riflettere sul futuro. Di Maio vende il giovane dalla "faccia pulita", inesperto ma onesto, impreparato ma volenteroso, che cerca di combattere il male per far trionfare il bene.

È questo il messaggio con cui ciascuno dei due, ognuno alla propria maniera, supporta il Governo che li vede uniti e che cerca di trasmettere ai rispettivi sostenitori, promuovendo sicurezza e antidoti alla povertà.

Anche in questo caso, non c'è niente di illecito o di sbagliato, Salvini e Di Maio hanno tutto il diritto di fare quel che fanno e di continuare a farlo, se questo è quello che la gente vuole.

Però, chi non si accontenta di restare abbagliato dalle confezioni che i due propongono, esaminandone il contenuto, si accorge che quanto promesso è solo apparenza e poca sostanza, con numerose falle e infinite contraddizioni. Così la sicurezza tanto strombazzata finisce per portare in strada ulteriori persone che dalla strada, si diceva, sarebbero state tolte. Così, il reddito contro la povertà non servirà né a combattere la povertà, né a creare occupazione, né a creare le condizioni per far ripartire l'economia.

Ma ai sostenitori di Salvini e Di Maio non interessa analizzare quel che viene loro proposto. A loro è sufficiente accettare i contenuti così come vengono loro descritti, al di là del fatto che siano effettivamente realizzabili. Ed è per questo che Salvini e Di Maio non hanno nessun interesse nell'essere politici così come lo erano in passato, ad esempio i Moro e i Berlinguer, per loro è sufficiente, anzi, conveniente essere influencer che operano in politica.

Anche se a prima vista potrebbe sembrare che in fondo non ci sia nulla di male, così non è, perché, a differenza dei loro colleghi Ferragni e Fedez, Salvini e Di Maio promuovono se stessi sulla pelle di 60 milioni di italiani. E poco importa se a supportare la loro carriera di influencer ci siano gli errori passati e presenti dei partiti adesso all'opposizione, perché questo non servirà comunque a riparare i guasti che i due soggetti hanno fatto, fanno e continueranno a fare.