Ecco che cosa ha detto sull'Ucraina Papa Francesco nell'intervista rilasciata lo scorso 22 novembre ad America Magazine, rivista fondata dai Gesuiti statunitensi.
"Quando parlo dell’Ucraina, parlo di un popolo martirizzato. Quando c’è un popolo martirizzato, c’è qualcuno che lo martirizza. Quando parlo dell’Ucraina parlo della crudeltà, perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano. Generalmente i più crudeli sono forse quelli che vengono dalla Russia, ma non dalla tradizione russa, come i ceceni, i buriati, e così via. Di certo, a invadere è lo Stato russo. È molto chiaro. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto condanno in generale, anche se è ben noto chi sto condannando. Ma non è necessario che io dica nome e cognome. Il secondo giorno della guerra sono andato all’ambasciata russa [presso la Santa Sede], un gesto insolito perché il papa non va mai a un’ambasciata. E lì ho detto all’ambasciatore di riferire a [Vladimir] Putin che ero disposto a viaggiare a condizione che mi concedesse una piccola finestra per negoziare. [Sergej] Lavrov, il ministro degli Esteri, ad alto livello, ha risposto con una lettera molto gentile, dalla quale ho capito che al momento non era necessario.Ho parlato due volte al telefono con il presidente Zelensky. E in generale lavoro ricevendo elenchi di prigionieri, sia prigionieri civili sia prigionieri militari, e li faccio inviare al governo russo; e la risposta è sempre stata positiva. Ho anche pensato di viaggiare, ma ho deciso: se viaggio, vado a Mosca e a Kyiv, in entrambe, non solo in una. E non ho mai dato l’impressione di coprire l’aggressione. Qui, in questa sala ho ricevuto, tre o quattro volte, una delegazione del governo ucraino. E lavoriamo insieme. Perché non menziono Putin? Non è necessario; si sa già. Tuttavia, a volte le persone si attaccano a un dettaglio. Tutti conoscono la mia posizione, con Putin o senza Putin, senza menzionarlo.Alcuni cardinali si sono recati in Ucraina: il cardinale Czerny c’è stato due volte; [l’arcivescovo] Gallagher, che è responsabile dei Rapporti con gli Stati ha trascorso quattro giorni in Ucraina e ho ricevuto una relazione su ciò che ha visto; e il cardinale Krajewski è andato quattro volte. Va con il suo furgone pieno di cose e ha trascorso l’ultima Settimana Santa in Ucraina. Intendo dire che la presenza della Santa Sede con i cardinali è molto forte, e sono in continuo contatto con persone in posizioni di responsabilità. E vorrei menzionare che in questi giorni ricorre l’anniversario dell’Holodomor, il genocidio commesso da Stalin nei confronti degli ucraini (nel 1932-1933). Ritengo che sia giusto ricordare un precedente storico del conflitto [attuale]. La posizione della Santa Sede è quella di cercare pace e un’intesa. La diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, naturalmente, è sempre disponibile a mediare".
L'intervista non è però passata inosservata in Russia, con Sergei Mironov, leader di Russia Giusta che ha etichettato le dichiarazioni del papa contro ceceni e buriati come volte a dividere la società russa, oltre che razziste, invitando il pontefice a scusarsi.
Critiche al Papa anche dal leader della Buriazia, Alexei Tsydenov, e dall'immancabile portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Così, non poteva mancare la protesta ufficiale dell'Ambasciatore russo in Vaticano. Alexander Avdeev, secondo quanto riportato dall'agenzia Ria Novosti, ha espresso alla Santa Sede "l'indignazione" di Mosca per le parole del Papa in relazione ai riferimenti sugli atti di crudeltà delle truppe russe in Ucraina:
"Ho espresso indignazione per tali insinuazioni e sottolineato che niente può far vacillare la coesione e l'unità del popolo multinazionale russo".