Quello indicato ieri dal capo negoziatore Ue, Barnier, deve esser stato un penultimatum, visto che i colloqui con la Gran Bretagna sulla Brexit sono continuati anche nel pomeriggio di mercoledì e non si sono interrotti alla mezzanotte di ieri.

Lo distanza da un possibile accordo, probabilmente, non è molta e, da quanto emerge, pare che le aperture britanniche all'Ue debbano più che altro essere "digerite" dai brexiteer e dagli unionisti nordirlandesi, i cui leader nelle ultime ore si sono incontrati più volte con Boris Johnson.

Ma, evidentemente, ancora molti dubbi rimangono sulle nuove proposte, di cui neppure il premier irlandese pare essere del tutto convinto.

Inoltre, anche se nelle prossime ore si arrivasse ad un accordo, il vertice dei capi di Stato di giovedì, non sarebbe in grado di approvarlo, visto che non ci sarà il tempo necessario per farlo valutare dai tecnici. Probabilmente, al massimo, potrebbero dare un assenso informale.

Dal punto di vista logico, se effettivamente esiste una soluzione per far collimare gli interessi di Irlanda del Nord, Europa e Regno Unito su una questione apparentemente irrisolvibile come quella del confine tra le due Irlande, i prossimi giorni dovrebbero essere utilizzati perché il piano venga valutato anche dalle opposizioni all'interno del Parlamento britannico, in modo che possa essere votato e approvato entro il 31 ottobre.

Senza alcun accordo in vista per quella data, Johnson la prossima settimana sarà costretto a chiedere all'Ue una nuova data di scadenza per la Brexit.