Nella recente conferenza di Kazan, i nove Paesi BRICS hanno discusso i criteri per l’ulteriore allargamento del gruppo. Hanno anche parlato di dedollarizzazione e poi di sovranità digitale, argomento connesso a quello precedente e a tutti gli altri. Infatti in una prospettiva di lungo termine, in questo XXI secolo rimane altamente incerta la sovranità politica ed economica di uno Stato che non abbia giurisdizione effettiva sulla parte informatica della sua società. Si parla quindi di una fetta notevolissima della vita di un apparato statale e di tutta una nazione.

La sovranità digitale è più difficile da raggiungere e da implementare rispetto per esempio alla difesa e dello sviluppo dell’economia nazionale, uno degli aspetti della dedollarizzazione. I dazi doganali o gli accordi di compensazione monetaria in questo caso non bastano. Servono infrastrutture, come i cavi sottomarini, i server, gli archivi, le nuvole informatiche, i social e tutto ciò che occorre per una gestione completa ed efficace dei dati.

Il documento finale del summit, la “Dichiarazione di Kazan”, dice infatti che occorre lavorare su un “quadro globale equo e giusto” per normare la raccolta, la conservazione, l’utilizzo e il trasferimento dei dati, compresi i flussi transnazionali e l’interoperabilità dei quadri di gestione.

Pure l’Europarlamento si è interessato al tema. Una decina di giorni fa vi si è infatti svolta la conferenza dal titolo “Verso l’Indipendenza Digitale Europea: Costruire l’Euro Stack”. Evento che fra i promotori vede anche da le due accademiche italiane Francesca Bria e Cristina Caffarra. La finalità era quella di attirare l’attenzione degli euroburocrati sulla necessità di inserire nell’agenda della Commissione obiettivi come l’indipendenza digitale e la sovranità tecnologica. Anche gli Stati membri devono intraprendere questo percorso di allestire le infrastrutture critiche, proteggere i dati e i diritti dei cittadini e ovviamente sostenere la democrazia.