Finalmente dopo tanta attesa e polemiche si è tenuta l'audizione del commissario designato dal governo Raffaele Fitto. E' indubbio che proprio intorno al politico salentino, nato a Maglie il 28 agosto del 1969, si giocava il futuro degli equilibri del prossimo parlamento europeo e della prossima commissione.
Verdi socialisti e sinistra estrema, infatti, contestavano la scelta della presidente di vare voluto affidare una vicepresidenza esecutiva ad un membro della opposizione. I liberali di renew erano piuttosto spaccati, mentre Fitto era sostenuto convintamente, come è ovvio, oltre che da Ecr, il suo gruppo, anche da popolari e patrioti. Ci si aspettava insomma una sorta di forche caudine da parte delle sinistre europee contro di lui, ma forse qualcuno non ha fatto i conti con la grande esperienza ed abilità politica del due volte ministro, nonché ex presidente della regione Puglia (a soli 21 anni, un record).
La sua grande abilità, fin dall'inizio della audizione, è stata proprio quella di evitare le polemiche sulle questioni di politica nazionale:"Non voglio entrare nelle dinamiche politiche, capisco che il tentativo sia questo, ma bisognerà farsene una ragione. Io lo evito accuratamente, la mia dichiarazione iniziale non è stata una dichiarazione di circostanza, io interpreto così gli articoli dei Trattati che riguardano l'autonomia e l'indipendenza dei commissari e soprattutto il codice di condotta. Se oggi entrassi nel merito di una discussione politica di questo tipo verrei meno a quelli che sono i criteri per i quali sono seduto qui a rappresentare la commissione europea".
Con grande abilità ha saputo smontare il castello costruito ad arte dalle opposizioni per usare strumentalmente le questioni legate alla politica interna nazionale. Insomma con poche frasi ha immediatamente fatto capire che era tempo perso provare a polemizzare su questione che poco o nulla avevano a che fare con il sup nuovo ruolo di commissario.
Inutile poi provare come ha fatto qualcuno, pochissimi a dir la verità, a tirarlo per la giacchetta sulla questione della presenza di qualche legame del suo partito Fdi, con rigurgiti del ventennio fascista, morto e sepolto dalla storia. Fin dalla sua memoria scritta che ha presentato quindici giorni fa, ha messo in tal senso le cose in chiaro:"I started my political career in the party whose values I shared, including its European vocation: the Democrazia Cristiana".
Si legge, infatti, nell'incipit che Fitto ha dovuto inviare all'attenzione delle commissioni competenti, prima della sua audizione orale (20 domande con risposta scritta su varie tematiche legate alle deleghe di ogni commissario). Come dire che lui per tradizione, traiettoria politica ed educazione non avrebbe nulla da spartire con formazioni legate all'estrema destra estrema.
Ha iniziato a fare politica giovanissimo, dopo la tragica morte del padre, leader della Dc pugliese negli anno 80, seguendo proprio le orme dell'amato padre. Ha militato per anni nella Democrazia cristiana, per poi aderire a Forza Italia, am sempre rimanendo ben ancorato ai principi dell equilibrio e della mediazione. Ma tant' i verdi e la sinistra estrema hanno provato comunque a tirarlo per la giacchetta per provare a metterlo in imbarazzo, tirando fuori la storia finita agli onori della cronaca per un servizio di fanpage sui ragazzi di fronte delle gioventù. Ma non avevano fatto i conti con il carattere deciso risoluto ma imperturbabile di chi da trent'anni calca con successo il proscenio della politica. Che per lui è una cosa tremendamente seria, e tanto più quando si ha l'onore e l'onere di ricoprire un incarico di grande responsabilità, come quello di commissario europeo.
Fitto nelle sue tre ore e mezza di adesione ha dato ampio sfoggio della sua grande competenza sul tema della coesione (avendo visionato le audizioni dei venti commissari che lo hanno preceduto non si può non notare la differenza con la gran parte di essi in quanto a competenza ed abilita politica), ma senza mai far venire meno la necessita di aprirsi al dialogo e alla cooperazione con parlamento ed altri commissari.
Come non è mai in discussione la sua adesione convinta all'Europa, e ai temi principali del programma della nuova commissione, come specificato nel discorso programmatico della Von der Leyen il 18 luglio scorso a Strasburgo. Sulla transizione green, per esempio, di cui il suo gruppo dell'Ecr contesta, con qualche fondata e condivisibile ragione, il troppo ideologico approccio.
La eurodeputata del Movimento 5 stelle Valentina Palmisano, ha rimproverato a Fitto il suo voto di astensione di quasi 4 anni fa, ma lui, senza scomporsi, ha spiegato con calma alla giovane grillina, che non si trattava, in quel caso, di un voto contrario, ma solo di una sospensione di giudizio (su un piano poi rivelatosi effettivamente sbagliato nei tempi e nelle modalità concepite da Frans Timmermans ex commissario al Green deal): "Se dovessi votare domani il mio voto sarebbe sì" ha detto Fitto, spiazzando la sua interlocutrice e suscitando uno dei diversi applausi riceviti dalla platea (almeno una ventina, cosa mai avvenuta nelle audizioni precedenti).
Insomma, se di esame si è trattato occorre dire da subito, che Fitto lo ha passato a pieni voti. Ma la decisione su di lui è stata sospesa, in attesa della chiusura delle audizioni degli altri vicepresidenti previsti per oggi. Dietro al via libera a Fitto si nascondono dinamiche politiche che stanno alterando i vecchi equilibri del parlamento europeo.
Le opposizioni di sinistra, infatti, vogliono evitare da ogni costa che vada in porto Il progetto di riunire sotto lo stesso tetto le forze di centro destra europeo, inseguito da tempo da Giorgia Meloni, Domani perciò probabilmente si deciderà sulle sorti dei sei (cinque in realtà perché l'alto rappresentante è stato scelto dai capi di stato), ma dall'Ecr e dal Ppe il clima è orientato all'ottimismo, anche perché in caso di problemi su Fitto, la conseguenza sarebbe quella di mettere in discussione anche la socialista Ribera e probabilmente il francese Stephane Sejournè.
Uno scenario che anche alla luce della prossima presidenza Trump, potrebbe anche voler dire una probabile paralisi della nuova Commissione, con conseguenze facilmente immaginabili sulla credibilità dell'intera Unione Europea.