Celato in una sorta di scrigno architettonico nel centro storico di Roma (l’ingresso è da via del Viminale 1, cioè dal Ministero dell’Interno e solo con appuntamento e pass) esiste un ente pubblico unico che è anche un Museo: il Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi (CREF) e Museo Storico della Fisica.

In questo luogo molto speciale, dove si ha la sensazione di vivere nel racconto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges “L’Aleph”, Enrico Fermi e un gruppo di giovani fisici condussero i primi esperimenti sulla radioattività̀ indotta da neutroni, ricerche ed esperimenti che si dimostrarono fondamentali per il futuro sviluppo dell’energia nucleare.

Qui si scrisse non solo la storia della fisica, ma quella di tutto il Novecento. Fu l’epoca in cui l’eccellenza italiana in campo scientifico riuscì a sbalordire il mondo con mezzi che oggi sembrano incredibilmente poveri: taccuini, penne, una vasca in giardino e una calcolatrice…

Gli scienziati italiani che operarono a Roma furono poi contesi dalle grandi potenze durante e al termine del Secondo conflitto mondiale e, uno di loro, il più intelligente, il più dotato dal punto di vista matematico, Ettore Majorana, fece perdere per sempre le sue tracce: Leonardo Sciascia ne scrisse un saggio nel 1975 dal titolo” La scomparsa di Majorana”.

Luciano Pietronero – Presidente del Cref ( Foto di Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency)


La missione del CREF racchiude in sé una dicotomia innovativa: lo sviluppo di un’attività di ricerca originale e di avanguardia nel campo della fisica con una forte connotazione interdisciplinare e la gestione di un moderno museo storico per diffondere la conoscenza scientifica alle nuove generazioni: scienza e storia della scienza, conoscenza scientifica e conoscenza storica. Due cose di cui attualmente c’è estremamente bisogno in Italia.

Si tratta di una realtà fortemente innovativa che ingloba anche laboratori che si occupano, tra l’altro: di fotonica, di computer quantistici, di fisica applicata ai beni culturali, di intelligenza artificiale. La moderna ricerca scientifica richiede sempre più spesso un approccio multidisciplinare perché i nuovi problemi a cui la scienza è chiamata a rispondere, negli ultimi anni, fanno sempre più riferimento al campo dei sistemi complessi.

In questo scenario in veloce evoluzione è necessario passare da una organizzazione settoriale della ricerca, caratteristica del secolo precedente, ad una modalità flessibile e sempre più interdisciplinare. con la collaborazione di specialisti in diversi ambiti: fisica, intelligenza artificiale, biologia, medicina, scienze sociali, economia e molto altro.

Lo studio della complessità nella quale sempre più si muove il nostro mondo richiede approcci differenti da quelli del passato - anche e soprattutto dal punto di vista giuridico. Continuare a muoversi con vecchie categorie mentali significa per una società moderna muoversi sull’orlo di un baratro nel quale si può precipitare da un momento all’altro. I progetti del Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi presentano un carattere fortemente interdisciplinare e innovativo, si basano su metodologie data-driven e hanno una forte connotazione internazionale.

L’attività scientifica di alcuni di essi, come ad esempio il laboratorio congiunto presso il CREF, con il Sony CSL di Parigi, è incentrata prevalentemente sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.

 Il gruppo di Complessità economica ha sviluppato un metodo per l’analisi economica basato su metodi ispirati alla fisica che è stato recentemente adottato dalla Commissione Europea per la valutazione dei progetti del PNRR. Anche la World Bank di Washington lo utilizza già da vari anni ed ha partecipato al suo sviluppo. Tali collaborazioni caratterizzano il Centro Fermi come un Hub internazionale del massimo livello e ne fatto uno dei fiori all’occhiello che rappresentano in Italia quel futuro che è già oggi.