Qualche giorno fa si è sfiorato l’incidente diplomatico fra Sudafrica e Stati Uniti, a causa delle pesanti parole pronunciate dall’ambasciatore di Washington. Reuben Brigety, in missione dallo scorso anno a Pretoria, ha infatti dichiarato che “ci scommetteva la vita” sul fatto che il Sudafrica abbia consegnato via mare delle forniture di armi alla Russia.

Si riferiva a un episodio dello scorso dicembre, quando un bastimento russo è attraccato presso il porto di Simon's Town, e si è vociferato di un lotto di attrezzature militari carico sulla nave. L’ambasciatore Brigety ha dichiarato che un’eventualità del genere sarebbe “fondamentalmente inaccettabile” e che il Sudafrica dovrebbe finalmente mettere in pratica la politica che dice di seguire, ossia quella del non-allineamento.

Il governo sudafricano ha reagito immediatamente. Il presidente Ramaphosa ha chiesto di mostrare le prove e si è detto deluso per la “posizione pubblica controproducente” adottata dall’ambasciatore americano, che è stato convocato dal ministro degli Esteri Pandor. Di fronte a quest’ultima Brigety ha porto le sue “scuse senza riserve” e ha ringraziato per l’occasione di correggere “l’impressione errata” lasciata dalle sue affermazioni. La Pandor ha anche telefonato al segretario di Stato americano Blinken per chiarire la situazione.

Non è la prima volta che in quest’ultimo anno e mezzo il Ministro degli Esteri sudafricano si è espressa per rigettare il disdegno e le accuse che il blocco euroatlantico ha manifestato per Pretoria, in modo talvolta estremamente aspro come nel caso dell’ambasciatore USA. La Pandor ha parlato di “doppiopesismo” e ipocrisia per descrivere l’atteggiamento di USA ed Europa riguardo alle scelte del Sudafrica in fatto di cooperazione internazionale.

La preferenza del Sudafrica verso i colleghi del BRICS, Russia e Cina in particolare, non va giù a Washington, Londra e Bruxelles.