Emanuela Orlandi, un nome che non si dimentica, una vicenda di cui si parla tuttora, a oltre trent’anni dalla sua scomparsa. Il gran numero di resoconti sul fatto di cronaca in sé, le sue presunte implicazioni, i supposti collegamenti che si diramano fino all’impensabile, riempiono programmi televisivi, web, riviste, ma… personalmente non ne siamo mai venuti a capo.

Ci aggiriamo ancora nel 1983, anno zeppo di eventi inquietanti. Sempre a Roma, in maggio, è scomparsa un’altra ragazzina, Mirella Gregori, ma non se ne è parlato molto, anzi, se la memoria non inganna, non se ne è trattato affatto fino ai giorni nostri.

Vero è che allora non esistevano i programmi dedicati e non si utilizzava Internet, ma su Emanuela Orlandi scatta subito un’attenzione mediatica eccezionale, per i criteri dell’epoca. La vogliamo seguire dall’ottica dell’uomo della strada. Molte delle nostre informazioni provengono dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, che se ne occupa intensamente.

Chi è Emanuela

Emanuela, quindici anni, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, frequenta un liceo privato religioso e studia musica presso una struttura facente capo sempre alla rete vaticana. Ha due sorelle e un fratello, Pietro. Non è chiaro che nazionalità abbia la famiglia, forse mista.

Italiana o vaticana che sia, la ragazza sparisce, a giugno, in territorio romano e dunque è la nostra magistratura che deve occuparsene. La città è presto tappezzata di sue fotografie, che la ritraggono con la fascetta intorno ai bruni capelli lunghi, il sorriso ripreso forse durante una partita della Roma: immagine che, come quelle di altri scomparsi, resterà impressa quasi sagoma di un lieve sogno, nella mente di chi non l’ha conosciuta, una figura da immaginario collettivo nell’universo degli angeli.

Come in altri casi, si riporta l’impressione di reticenze nelle prime testimonianze. La prudenza è d’obbligo, si teme una scappatella imbarazzante per una giovane proveniente da simile contesto, si pensa che magari a breve tornerà.
Purtroppo ciò non avviene, mentre a casa giungono strane telefonate, alcune di finti italoamericani che promettono una soluzione a breve; si mobilita perfino papa Woytila con appelli ad hoc, ma nulla accade e l’opinione pubblica tende a dimenticare.

La pista del terrorismo

Nemmeno Ali Agka riesce a tacere. Condannato e detenuto, quale sicuro e unico attentatore alla vita del pontefice nel 1981, propone l’ipotesi di Emanuela come ostaggio e merce di scambio in oscure trattative, la cui natura va ricercata negli interessi del Vaticano, che vanno dai suoi agenti segreti nel mondo alle immense ricchezze della sua banca, lo IOR, dove, per inciso, in seguito lavorerà anche Pietro Orlandi. Riguardo a questo fratello, per un certo tempo subentrato come portavoce della famiglia alla più quieta sorella Natalina, sono emerse polemiche per le quali segnaliamo, a scopo riassuntivo, un articolo di Pino Nicotri, su Blitzquotidiano.it. del 21 maggio 2012 e ad altri del medesimo autore sullo stesso tema, che denunciano sconcertanti incongruenze nelle dichiarazioni di amici e familiari della rapita. Ma torniamo allo IOR.  Natalina sarebbe stata segretaria di Gianluigi Marrone (1956/2009), dirigente superiore del Parlamento italiano e giudice unico in Vaticano: ruoli perfino in contrasto se, come apprendiamo, questo Marrone firmava per l'Italia le rogatorie sul Caso Orlandi e poi, quando andava ad occupare la scrivania in Vaticano,  le respingeva. Marrone fu anche il giudice che, nel 1998, decretò la chiusura fulminea del caso giudiziario conosciuto come "la strage" tra Guardie svizzere ( caso Estermann/Tornay).

Paul Marcinkus (1922 – 2006) fu presidente dello IOR (Istituto per le opere di religione) dal 1971 al 1989 e partecipò diverse volte ai consigli di amministrazione del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, cui aveva ceduto azioni della Banca Cattolica del Veneto senza avvisare i vescovi locali, motivo per cui entrò in contrasto con il futuro papa Luciani. Era in affari con Michele Sindona e Licio Gelli, anzi secondo alcuni (come il giornalista Mino Pecorelli), era tesserato P2. Schivò accuse di collusioni mafiose in una indagine americana, per insufficienza di prove, ed eluse le domande della magistratura italiana sul crack del Banco Ambrosiano, grazie al passaporto diplomatico.

Il terrorista turco non appare mai pentito del suo gesto contro il papa, continua ad accusare la chiesa cattolica del rapimento di Emanuela, secondo lui segregata in un convento.

Poiché tali affermazioni stanno sempre a mezzo tra l’insinuazione e l’invettiva, la cittadinanza, anche impaurita dalle implicazioni di tutta la vicenda, storce il naso e poco lo considera; né pare vada meglio per gli investigatori, visto che Emanuela, a casa, non ci torna.

Un lungo silenzio

Dalla seconda metà degli anni ottanta, oltre alle permanenti crisi nazionali e non, si avverte un impercettibile cambiamento nel clima mondiale. Disgelo, perestroika, caduta del muro, ma anche primi attentati di stampo politico/religioso, cui seguiranno la caduta del muro di Berlino, la metamorfosi cinese, il primo attacco al WTC di New York, quello alle ambasciate USA in Africa, l’infiltrarsi di nuove realtà nelle vite occidentali, culminate nella fatidica giornata dell’11/9/2001, le nuove guerre: chi ha modo o voglia di ricordarsi della ragazzina vaticana? E chi ha fatto caso, più del tempo di una scorsa ai titoli dei giornali, all’omicidio, a Roma nel 1990, di Enrico De Pedis, detto “Renatino”, uno dei boss di una certa “banda della Magliana”? Pare che il soggetto in questione, un dandy perfino salutista e non incallito cocainomane come i suoi compagni, si fosse stancato di dividere il bottino con i colleghi e abbia pagato per il suo sgarro.

Dal 2000

Gli anni volano via veloci, le notizie corrono sul filo della rete e anche di una mediatizzazione sempre più disinibita. La ricaduta positiva di programmazioni invasive della privacy risulta, alla fine, una ripresa di interesse per personaggi ed eventi ormai coperti dalla polvere come, nonostante ogni sforzo dei congiunti, sta diventando anche la scomparsa della Orlandi.

La novità è che ora si ripesca la scomparsa di Mirella Gregori; le famiglie uniscono le forze e si appaiano i due casi, senza peraltro molte prove a sostegno, ma nella speranza che le pressioni per l’una aiutino anche l’altra. La Gregori, un’altra adolescente acqua e sapone, solo di ceto meno “appariscente” della coetanea più famosa, in realtà esce di casa su appuntamento, dopo una chiamata al citofono, avvisando la madre che sta per vedere un amico (il quale in seguito smentisce) e che presto tornerà: invece scompare. Per questa sedicenne si scomodano piste che fanno capo nientemeno che ai servizi segreti della Germania dell’est; la affranta e pur cattolicissima madre di Mirella, un giorno, a quanto pare, prova a identificare in un agente vaticano uno degli amici che poteva sapere qualcosa della figlia, senza esito.

La Orlandi, secondo diverse e, sembrerebbe, concordanti dichiarazioni (un vigile, la sorella, un’amica), in un pomeriggio dedicato alle lezioni di flauto che la vede un po’ più affannata del solito, viene abbordata, non per la prima volta, da qualche sedicente rappresentante della Avon ( circostanza di cui riferisce una delle sorelle di Emanuela), per l’offerta di un lavoro di vendita cosmetici, forse sale su una berlina scura, irretita ( ma non v'è certezza e i testimoni nel tempo tentenneranno); e comunque appartiene a un milieu che comporta maggiori complicazioni di quanto non sia per la Gregori. La famiglia di quest’ultima gestisce un bar, dove pare siano entrati due tizi sospetti in cerca di fresche adolescenti e dunque potrebbe configurarsi una sorta di tratta delle bianche: fenomeno di prostituzione giovanile forzata di italiane tradotte in terre esotiche, su richiesta di ipotetici emiri o simili, che sembrava scomparso nel secondo dopoguerra, ma per qualcuno solo leggenda metropolitana.

E’ d’obbligo una riflessione. Il giornalismo investigativo si è di molto perfezionato nei decenni e non si affida solo a personaggi come il citato Pecorelli (ucciso nel 1979), in bilico tra spionaggio e strane frequentazioni di palazzi del potere. Si è sviluppata una generazione di professionisti preparati e bene intenzionati, che però deve inseguire l’audience e porta a spasso lo spettatore per sentieri a volte impraticabili.


Continua...