“Assalti ai pronto soccorso, medici minacciati con pistole alla tempia, pugni e insulti. Un fenomeno in crescita che sta distruggendo il Sistema Sanitario Nazionale e spingendo i professionisti a fuggire verso reparti o Paesi più sicuri”.
Con queste parole Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao Assomed, ha aperto l’incontro sulla sicurezza ospedaliera organizzato dal sindacato, riunendo istituzioni, magistrati e operatori sanitari. Tra i presenti, il Procuratore Aggiunto di Napoli Antonio Ricci, il segretario nazionale Anaao Pierino Di Silverio e Teresa Rea, Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli.
I dati presentati sono allarmanti: nel 2025 la Campania ha registrato un +22% di aggressioni al personale sanitario rispetto all’anno precedente, confermando una tendenza nazionale che si acuisce nelle aree con maggiori criticità sociali. A pesare sono carenze strutturali, lunghe attese, understaffing e un senso civico sempre più fragile.
“Il problema è complesso, ma nulla giustifica la violenza”, ha sottolineato Zuccarelli. “Servono interventi immediati prima che sia troppo tardi”.
Dal report Anaao emerge un quadro desolante: solo 4 strutture su 25 (Asl Salerno, Santobono, Villa Betania e Asl Napoli 3 Sud) hanno visto i direttori generali costituirsi parte civile dopo episodi di aggressione. Scarsa anche l’adozione di delibere preventive: meno della metà delle aziende sanitarie campane ne ha approvate, e solo 11 su 25 organizzano corsi di formazione anti-aggressione.
Gravi le lacune nella sorveglianza: ai pronto soccorso degli ospedali San Paolo e Pellegrini mancano telecamere, mentre i presidi di polizia restano insufficienti. Criticità permangono al San Giovanni Bosco, Cardarelli, Ospedali dei Colli e Villa Betania, nonostante alcuni miglioramenti.
A dare volto alla crisi è la storia di Loredana Esposito, infermiera con 33 anni di servizio:
“La prima aggressione subii a 23 anni, incinta di 5 mesi. Persi mio figlio: il giorno prima muoveva i piedini, poi non ci fu più. Non l’ho mai superato, ma non ho lasciato il pronto soccorso. Ora mi hanno spostata, ma l’emergenza era la mia vita”. “Le aggressioni sono un problema culturale e organizzativo”, ha dichiarato Maurizio Cappiello, vicesegretario Anaao. “Serve più personale, telecamere, presidi di sicurezza e pene esemplari per gli aggressori. Le direzioni devono smettere di sottovalutare il problema”.
La proposta del sindacato è chiara: potenziare la sicurezza fisica, formare il personale, applicare sanzioni severe e rendere sistematiche le denunce. Intanto, chi resta in prima linea, come Loredana, chiede rispetto:
“Non abbandoneremo i pazienti, ma chiediamo di lavorare senza rischiare la vita”.
Il tempo stringe: senza un piano concreto, il rischio è il collasso di un sistema già in affanno.