I "fuori di testa" che sostengono la ricandidatura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti stanno inondando i siti web pro-Trump con appelli alla rivolta, dopo aver appreso ieri pomeriggio che la giuria del tribunale di New York, nel processo in cui era imputato per il caso Stormy Daniels, lo aveva ritenuto colpevole di tutti e 34 i capi di accusa relativi a reati di natura finanziaria da lui commessi per nascondere i soldi che, tramite il suo avvocato, aveva versato alla ex pornostar per comprare il suo silenzio.

Una sentenza, quella emessa ieri, che vede Trump diventare il primo presidente degli Stati Uniti a essere condannato per un reato di natura penale.

Ad alimentare il livore e l'odio di una parte dei suoi elettori, ci ha pensato lo stesso Trump commentando così la sentenza:

«Questa è stata una vergogna. Questo è stato un processo truccato da parte di un giudice in conflitto che era corrotto, una vergogna. Si è trattato di un processo truccato e vergognoso. Ma il vero verdetto sarà pronunciato il 5 novembre dal popolo. Tutti sanno cosa è successo qui. Non ho fatto nulla di male. Sono un uomo molto innocente. E va bene. Sto combattendo per il nostro Paese. Mi batto per la nostra Costituzione. Il nostro Paese in questo momento è truccato». 

Dichiarazioni analoghe anche da membri del Congresso repubblicani. Il presidente della Camera Mike Johnson ha detto che è stato un "giorno vergognoso nella storia americana" e che le accuse erano "esclusivamente di natura politica". Il senatore dell'Ohio JD Vance ha affermato che il verdetto è una "vergogna per il sistema giudiziario", mentre il deputato della Louisiana Steve Scalise, il numero 2 alla Camera dei Rappresentanti, ha affermato che la decisione è stata "una sconfitta per gli americani che credono nel fondamentale principio legale secondo cui la giustizia è imparziale".

Pertanto in una nazione in cui il numero di armi in circolazione - escludendo ovviamente militari e forze dell'ordine - è superiore al numero di abitanti, dichiarazioni di gente che vuole eliminare i giurati, il giudice Juan Merchan che ha condotto il processo e il presidente Biden come regista occulto di quanto accaduto non sono certo da prendere sottogamba.

Per ora, Trump non ha ricevuto alcuna limitazione alla sua libertà. L'accusa non ha chiesto cauzioni e limitazioni in tal senso. L'11 luglio, a tre giorni dalla convention in cui i repubblicani nomineranno ufficialmente il loro candidato alla Casa Bianca per le presidenziali di novembre, si terrà una nuova udienza in cui il giudice emetterà la sentenza per i 34 reati per i quali - in teoria - Trump rischia per ciascuno di essi un massimo di 4 anni di carcere.

Difficile ipotizzare che cosa accadrà l'11 luglio, anche in relazione al possibile appello che, come già hanno anticipato, i suoi legali sono intenzionati a presentare... ammesso che ci siano i presupposti perché poi venga accolto.

In ogni caso, la condanna e persino una eventuale incarcerazione, non impediranno a Trump di continuare la sua corsa alla Casa Bianca.

Per ultimo, c'è anche da dire che l'altra America ha reagito in maniera del tutto opposta alla condanna di Trump...