La sentenza della Consulta sull'Italicum ha sostanzialmente evidenziato due problemi: uno riguarda le possibili conseguenze sulla legge elettorale che dovrà regolare le elezioni di Camera e Senato, l'altro è relativo alla scarsa qualità della classe dirigente italiana.

 

Analizziamo innanzitutto il secondo problema. Nel momento in cui l'Italicum venne approvato, il premier segretario del PD, Matteo Renzi, confortato da quasi tutto il partito, annunciava la perfezione e la bellezza di tale legge, tanto che avrebbe potuto, se non dovuto, essere copiata da molte altre nazioni.

L'Italicum per come era stato licenziato era una legge elettorale realizzata in modo da prediligere un sistema maggioritario. Dopo l'intervento della Consulta con la bocciatura del ballottaggio, la legge è, sostanzialmente, divenuta una legge proporzionale, visto che il 40% alle elezioni politiche è un traguardo pressoché irraggiungibile per qualsiasi partito.

Che cosa ha detto Matteo Renzi, commentando la decisione della Corte costituzionale? Che "la sentenza della Corte non è una bocciatura dell’Italicum: l’impianto resta". La Corte ha completamente stravolto il senso della legge e Renzi dice che l'impianto resta. La domanda non può non esser fatta: ma Renzi è oppure ci fa?

Veniamo ad un altro personaggio che, in merito all'approvazione dell'Italicum, non ha avuto certo un ruolo secondario. Si tratta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nonostante le perplessità di molti costituzionalisti, Mattarella ha approvato l'Italicum. Mattarella, anche se è presidente della Repubblica, giudice emerito della Consulta e circondato da uno stuolo di consulenti che lo aiutano a svolgere le sue funzioni, non per questo è dotato del dono dell'infallibilità. Come tutti può sbagliare e non è una colpa.

Quello che lascia perplessi, molto perplessi, è che l'Italicum che lui ha firmato era, in relazione alle modalità con cui assegnava il premio di maggioranza, addirittura peggiore della legge precedente che doveva correggere, il cosiddetto Porcellum. Legge che Mattarella aveva energicamente avversato durante la sua esperienza parlamentare e che, probabilmente, ne aveva giudicato l'incostituzionalità nella sua esperienza alla Consulta.

Per questo motivo, Mattarella, dopo la sentenza di ieri della Corte costituzionale, non fa una bella figura. Come è stato possibile che non si sia accorto dell'assurdità dell'abnorme premio di maggioranza che la nuova legge elettorale avrebbe consentito? È questo il modo migliore per servire le istituzioni? Far finta di nulla? E se non ha fatto finta, significa che non è stato in grado di capire un problema che era evidente a chiunque?

E veniamo anche alla qualità dei giudici della Corte Costituzionale. Anche in questo caso, il comunicato rilasciato per annunciare la decisione lascia molto perplessi. Secondo quanto scritto nel testo, la Corte ha annunciato l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che prevedono il ballottaggio. Il ballottaggio è anticostituzionale? E perché? E allora l'elezione che prevede il ballottagio per l'elezione del sindaco sarebbe anticostituzionale?

Per ulteriori critiche è meglio attendere le motivazioni della sentenza. Probabilmente, la Corte voleva criticare l'uso del ballottaggio solo in funzione del premio di maggioranza che sarebbe stato abnorme, anche in funzione del precedente pronunciamento sul Porcellum. Di certo, rimanendo a quanto scritto le perplessità rimangono.

Ma a lasciare ancora più perplessi è la bocciatura della discrezionalità del capolista di scegliere il collegio d’elezione: ne sarebbe compromessa la rappresentatività degli elettori. Giusto. Ma come però tale rappresentatività possa invece essere tutelata da un  sorteggio come indicato dalla Consulta rimane un mistero. Eppure così è stato deciso.

Quindi, non un grande esempio di qualità nelle decisioni prese da alcuni dei principali rappresentanti della classe dirigente italiana.

 

Quali saranno adesso le conseguenze della decisione della Corte sull'Italicum su una legge elettorale per Camera e Senato? In questo caso, spazio alla fantasia. Si può ipotizzare di tutto e persino l'esatto contrario senza timore di cadere in contraddizione. Tutto ciò non solo in base al tipo di legge elettorale che il Parlamento dovrà scegliere per Camera e Senato per le prossime politiche, ma anche per la data stessa in cui si andrà a votare.

La maggior parte dei partiti giura di voler andare alle urne il prima possibile, poi quando si parla delle leggi con cui votare allora la situazione si fa più nebulosa. Ad esempio, il segretario dei democratici Matteo Renzi, dopo aver atteso la sentenza della Consulta, dice che la legge elettorale del PD è il Mattarellum e su quello si aspetta la convergenza degli altri partiti.

I 5 Stelle hanno rinominato l'Italicum nella nuova edizione epurata e rivista in Legalicum adottandolo come legge già pronta per la Camera e da adottare, così com'è, anche per il Senato.

Poi c'è anche la diatriba tra costituzionalisti sulla possibilità di utilizzare le leggi elettorali attuali per Camera e Senato così come sono state epurate in seguito all'intervento della Consulta su Italicum e Porcellum. In questo caso ci sarebbe poi il pronunciamento di Mattarella che dovrebbe valutare l'omogeneità dei due sistemi.

Una previsione? I vari partiti faranno melina incolpandosi tra loro per prolungare i tempi di approvazione di una nuova legge, in modo da arrivare a maturare i requisiti per il riconoscimento della pensione.

Inoltre, il nuovo Italicum o Legalicum che dir si voglia renderebbe marginali i partiti tipo NCD e simili che finirebbero per scomparire, insieme ai loro leader, dalla scena politica. Difficile che un Alfano decida di scomparire così, senza colpo ferire, senza tentare di far approvare una legge che applichi il premio di maggioranza non solo alla lista, ma anche alla coalizione.