Qualcuno l'ha definita una sceneggiata, altri un buon compromesso. Si tratta del negoziato tra Gran Bretagna e Unione Europea che, dopo 40 ore di trattative, ha visto assegnare al Regno Unito uno status speciale, con cui David Cameron proverà a convincere i propri connazionali a votare in favore della permanenza in Europa al referendum indetto per il prossimo 23 giugno, per colmare il divario che in questo momento vede in vantaggio i sostenitori della cosiddetta Brexit.

Che cosa ha ottenuto Cameron. Una sospensione temporanea dei benefici del sistema previdenziale inglese per i cittadini europei che andranno a lavorare in Inghilterra. La  norma riguarda i nuovi lavoratori e la sua applicazione comprenderà anche i bambini (dei lavoratori) rimasti nel paese d'origine, il cui welfare sarà indicizzato alle condizioni di vita dello Stato di appartenenza.

L'altro aspetto del negoziato, che ha riguardato i rapporti tra i paesi euro e quelli non euro, ha cercato di conciliare le eccezioni ai trattati economici richieste dalla Gran Bretagna con possibili eventuali impedimenti per l'UE nell'allargamento della platea di altri paesi alla partecipazione alla moneta unica. Il frutto di questa trattativa è riassunto nel concetto che «il riferimento di ‘unione sempre più stretta’ non riguarda la Gran Bretagna» che, oltretutto, non parteciperà in futuro alla eventuale formazione di un esercito europeo.

Anche in Gran Bretagna le reazioni all'accordo non sono concordi. Scontata la bocciatura del leader dell'Ukip, Nigel Farage, che vede nel referendum l'occasione per uscire dall'UE, come scontato è il supporto del cancelliere dello Scacchiere, George Osborne. Sorprendente, invece, è la presa di posizione di alcuni membri del partito di Cameron, tra cui anche alcuni ministri, che si sono espressi a favore dell'uscita del Regno Unito dall'Europa.