Il Papa è già in volo per Roma, dove l'aereo è atteso a Ciampino intorno alle 17. Si è così già conclusa la visita pastorale che ha portato Francesco negli Emirati e che martedì mattina lo ha visto prima impegnato nella visita privata alla St. Joseph Cathedral, una delle due chiese cattoliche di Abu Dhabi, e successivamente nella celebrazione della Santa Messa nello stadio Zayed Sports City, sempre ad Abu Dhabi.

È stata definita una Messa storica quella celebrata oggi da papa Francesco, poiché è la prima di un pontefice nella Penisola arabica. I fedeli presenti erano costituiti da una parte dei lavoratori stranieri residenti negli Emirati, a cui oggi per l'occasione è stato concesso un giorno di permesso. Erano 180mila, tra dentro e fuori lo stadio, coloro che hanno partecipato e che sono stati salutati dal Papa anche in "papamobile".

Alla Messa hanno assistito anche 4 mila musulmani e il ministro della Tolleranza.

Nell'omelia, Francesco ha ripreso la pagina del vangelo di Matteo dedicata alle Beatitudini, definite un "capovolgimento del pensare comune, secondo cui sono beati i ricchi, i potenti, quanti hanno successo e sono acclamati dalle folle. Per Gesù, invece, beati sono i poveri, i miti, quanti restano giusti anche a costo di fare brutta figura, i perseguitati."

Un insegnamento messo in pratica da Gesù con il suo esempio di vita: "È venuto per servire e non per essere servito; ci ha insegnato che non è grande chi ha, ma chi dà. Giusto e mite, non ha opposto resistenza e si è lasciato condannare ingiustamente. In questo modo Gesù ha portato nel mondo l'amore di Dio. Solo così ha sconfitto la morte, il peccato, la paura e la mondanità stessa: con la sola forza dell'amore divino."

Alle sofferenze che i cattolici e i cristiani presenti in un Paese straniero possano trovarsi di fronte, lontani da casa, dagli affetti e magari anche con l'incertezza del futuro, Francesco ha ricordato l'esperienza di Sant'Antonio abate, il grande iniziatore del monachesimo nel deserto dove per vario tempo fu assalito da oscurità.

"Vivere da beati e seguire la via di Gesù non significa tuttavia stare sempre allegri. Chi è afflitto, chi patisce ingiustizie, chi si prodiga per essere operatore di pace sa che cosa significa soffrire. Per voi non è certo facile vivere lontani da casa e sentire magari, oltre alla mancanza degli affetti più cari, l'incertezza del futuro. Ma il Signore è fedele e non abbandona i suoi."

E ai dubbi di Sant'Antonio il Signore rispose, dicendogli di essere sempre stato presente al suo fianco. Infatti, può succedere, durante un periodo difficile, di credere di essere soli ma, ha detto il Papa, anche se il Signore non interviene subito, "ci cammina a fianco" e "aprirà una via nuova", "perché il Signore è specialista nel fare cose nuove, sa aprire vie anche nel deserto".

"Cari fratelli e sorelle - ha proseguito Francesco, prima di concludere la sua omelia in cui ha posto l'accento sulle beatitudini in cui Gesù promuove i miti e gli operatori di pace - vorrei dirvi anche che vivere le Beatitudini non richiede gesti eclatanti.

Guardiamo a Gesù: non ha lasciato nulla di scritto, non ha costruito nulla di imponente. E quando ci ha detto come vivere non ha chiesto di innalzare grandi opere o di segnalarci compiendo gesta straordinarie. Ci ha chiesto di realizzare una sola opera d'arte, possibile a tutti: quella della nostra vita.

Le Beatitudini sono allora una mappa di vita: non domandano azioni sovrumane, ma di imitare Gesù nella vita di ogni giorno. Invitano a tenere pulito il cuore, a praticare la mitezza e la giustizia nonostante tutto, a essere misericordiosi con tutti, a vivere l'afflizione uniti a Dio. È la santità del vivere quotidiano, che non ha bisogno di miracoli e di segni straordinari.

Le Beatitudini non sono per superuomini, ma per chi affronta le sfide e le prove di ogni giorno. Chi le vive secondo Gesù rende pulito il mondo. È come un albero che, anche in terra arida, ogni giorno assorbe aria inquinata e restituisce ossigeno. Vi auguro di essere così, ben radicati in Cristo, in Gesù e pronti a fare del bene a chiunque vi sta vicino. Le vostre comunità siano oasi di pace."

Alla fine della Messa, papa Francesco ha detto che la celebrazione "mi ha dato tanta gioia", rinnovando il suo ringraziamento a tutti i partecipanti: fedeli caldei, copti, greco-cattolici, greco-melchiti, latini, maroniti, siro-cattolici, siro-malabaresi, siro-malancaresi.


La visita di papa Francesco negli Emirati celebra l'anniversario di un'altra visita di ottocento anni fa, quando nel 1219 un altro Francesco, il Santo d'Assisi, si incontrò in Egitto, con il Sultano Malik Al Kamil. Un incontro caratterizzato dal reciproco rispetto in cui San Francesco disse ai suoi confratelli di vivere spiritualmente tra i musulmani… non impegnandosi in discussioni, "ma semplicemente riconoscendo che noi siamo cristiani".