Ieri a Napoli, studenti, centri sociali, antogonisti, ecc. si sono scontrati con le forze di Polizia a seguito della manifestazione contro la visità in città del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Come suo solito, Renzi ha annunciato l'appuntamento con toni decisi e perentori per far intendere che l'Italia, se non ci fosse lui, non funzionerebbe. Toni che sono stati ancor più esasperati perché Matteo Renzi ricopre anche la carica di segretario del PD e, come tale, adesso deve anche fare campagna elettorale per le elezioni amministrative, e Napoli è una delle città in cui si dovrà scegliere il nuovo sindaco.
La bonifica dell'area ex Italsider a Bagnoli era il motivo della celebrazione che ieri ha messo in scena l'apparato comunicativo del premier. In tarda serata, l'annuncio. La bonifica di Bagnoli verrà effettuata con un intervento che prevederà una spesa di 272 milioni e la fine dei lavori nel 2019, sotto la guida del commissario nominato dal governo, Salvatore Nastasi. Tutto a posto? Non tanto visto che l'area è sotto sequestro da parte della magistratura e che per iniziare qualsiasi tipo di intervento sarà necessario chiederne il dissequestro, cosa che il Governo ha annuciato, ma senza alcuna certezza su modalità e soprattutto tempi. Come Renzi abbia potuto annunciare una data di fine lavori è un mistero.
Ma soprattutto è un mistero perché l'intervento del Governo su Bagnoli sia stato fatto senza cercare una sinergia con il sindaco De Magistris. Anzi, da parte di Renzi si è lasciato intendere che l'area fosse rimasta come è adesso proprio per colpa dell'attuale primo cittadino di Napoli, quando invece il problema va avanti da almeno due decenni, senza dimenticare che le risorse di un Comune, seppur grande, non possono essere quelle che un Governo può mettere sul piatto.
Quindi, quella che poteva e doveva essere una sinergia tra Stato e Comune, è stata trasformata da Matteo Renzi in un'occasione di scontro e propaganda utile a pubblicizzare presso l'opinione pubblica l'immagine di un premier decisionista. Ma, nel frattempo, sono in corso le iniziative giudiziarie di De Magistris che si è appellato al TAR e successivamente al Consiglio di Stato per recuperare il controllo sugli interventi di bonifica.