Qualche giorno fa Dario Franceschini, vero profeta dell'attuale governo giallorosso, nell'ennesima intervista "anticipatoria" ad un quotidiano - stavolta Repubblica - si auspicava che il governo che aveva fermato Salvini potesse "diventare l'incubatore di una alleanza elettorale tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle".

Naturalmente, dal  versante 5 Stelle, Di Maio faceva sapere che "il tema delle alleanze alle regionali non è all'ordine del giorno. Dunque non c'è in ballo alcuna possibile alleanza con il Pd in vista delle prossime elezioni Regionali".

Detto fatto! Dopo neanche tre giorni, il tempo necessario per spiegare e far capire quale sia la situazione reale al capo politico dei 5 Stelle, ecco che Di Maio oggi se ne esce con una dichiarazione in cui dà il via libera - ovviamente a suo modo, tanto per salvare le apparenze e soprattutto la faccia - ad un'alleanza elettorale tra 5 Stelle e Partito democratico a cominciare dal prossimo appuntamento alle regionali dell'Umbria.

Partendo dai problemi giudiziari che hanno portato alla caduta della precedente giunta regionale a guida Pd, ma guardandosi bene dal citare il partito del Nazareno, Di Maio dichiara che "per rigenerare il patto di fiducia cittadini – istituzioni, secondo me c'è bisogno che tutte le forze politiche di buon senso facciano un passo indietro e lascino spazio ad una giunta civica, che noi saremmo disposti a sostenere esclusivamente con la nostra presenza in consiglio regionale, senza pretese di assessorati o altri incarichi. Ovviamente ci aspettiamo che tutti gli altri facciano lo stesso.

Qualcuno parlerà di alleanze o coalizioni, ma non si tratta di questo. Ognuno correrà con il proprio simbolo in sostegno di un presidente civico e con un programma comune. Ma senza pretendere nulla sulla composizione della giunta e sulle dinamiche del Governo regionale. Le forze politiche saranno solo in consiglio regionale con i propri gruppi".

Così, il capo politico grillino riassume le condizioni dell'alleanza con il Pd che non deve però essere riconosciuta come tale: "Un patto civico, che veda un candidato Presidente fuori dalle appartenenze partitiche e che possa mettere al centro un programma innovativo, di punti veri e realizzabili. Un programma che possa ispirare serietà, fiducia e competenza".

Di Maio, infine, conclude la sua nota - che vuol far passare ai suoi sostenitori come farina del suo sacco - descrivendola come "un appello chiaro a tutte le forze politiche che hanno a cuore il bene comune" a fare tutti un passo indietro per dipingere le prossime possibili alleanze alle regionali - di cui l'Umbria è il primo test - come espressione di un'alleanza civica dove i partiti avrebbero minima voce in capitolo.

Da Movimento, i 5 Stelle, al di là di quelle che saranno in futuro le proprie regole, è così formalmente diventato un partito che il pragmatismo dell'autoconservazione guida con lucidità per evitarne la dissoluzione. Nel caso poi riesca anche a darsi dei meccanismi democratici credibili in relazione all'elezione dei vertici e alle scelte degli elettori, allora diventerà pure un partito normale.

Adesso, Pd e 5 Stelle dovranno far digerire l'alleanza all'interno delle rispettive forze politiche e all'elettorato di riferimento e per farlo sventoleranno l'immagine del Salvini idrofobo o di quello mistico accompagnata da un chiosa che non lasci spazio a fraintendimenti: "O NOI O LUI!"