Il Presidente del Consiglio Conte è intervenuto in Aula al Senato per aggiornare i parlamentari sull'evoluzione della situazione in Libia e dell'attività politica e diplomatica svolta dal Governo italiano, per favorire il cessate il fuoco e riprendere il negoziato tra le parti.
L'Italia, ha detto Conte, ha contatti con il presidente Serraj, con il generale Haftar, con i partner europei e mantiene un'intensa interlocuzione con il presidente USA, Donald Trump.
L'ambasciata italiana a Tripoli è pienamente operativa, ma vi è il rischio, nel sud della Libia, di un'escalation militare e di una crisi umanitaria con la tempistica degli scontri che fa pensare alla volontà di far deragliare un percorso di riconciliazione che era stato ben avviato.
Inclusività non significa ambiguità - ha concluso il Presidente Conte - e gli interessi economici o geopolitici in Libia non possono giustificare scorciatoie militari.
Il premier, nel suo intervento, non ha dimenticato di ricordare che il rischio di una crisi umanitaria è molto concreto, dichiarando che gli scontri, ad oggi, hanno spinto circa 18mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni e gli sfollati in tutto il Paese sarebbero ancora in rapido aumento.
La stima delle vittime e dei feriti, al momento alcune centinaia, è tuttora incerta, per la difficoltà di verificare le informazioni ufficiali con quelle ricevute dal terreno.
Conte, ha infine ammesso che la missione ONU (UNSMIL) condivide il timore di un probabile aggravamento della crisi.