Con l'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, Giuseppe Conte, dopo aver abbandonato il ruolo di marionetta (altrimenti definito di mediazione) ed assunto quello di premier, ha completato la sua trasformazione indossando la veste del politico, anche se deve ancora stabilire il partito di appartenenza, a meno che non miri a non fondarne uno tutto suo... in Italia è un'abitudine sempre più diffusa. Di sicuro c'è che l'area di appartenenza non sarebbe quella di centrodestra.

Che cosa ha detto Conte?

È intervenuto sulle prossime elezioni regionali affermando di trovare "ragionevole che le forze politiche che sostengono il governo provino a dialogare anche a livello regionale", invitando PD e 5 Stelle ad allearsi nelle Marche e in Puglia, perché "presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione"... anche in ottica nazionale!

Questo perché, secondo il premier, "una sinergia anche a livello territoriale può imprimere una forte spinta per realizzare le strategie del Green deal, dell'innovazione digitale, degli investimenti nelle infrastrutture, negli asili nido e nelle scuole. 

E poi queste elezioni regionali coincidono con un appuntamento storico per l'Italia. Stiamo elaborando un Recovery Plan finanziato con ingenti fondi europei, che costituisce la più grande opportunità per le nuove generazioni dal secondo dopoguerra a oggi. Le Regioni saranno coinvolte in questi progetti e diventeranno anche dei centri di spesa.

Ovviamente il Governo non farà distinzioni di colore politico nei confronti dei governi regionali. Ma le forze di maggioranza dovrebbero avere tutto l'interesse a competere al meglio per essere protagoniste in questa partita anche a livello regionale".

E se il riferimento a a Marche e Puglia può valere una tirata d'orecchie ai 5 Stelle, ecco che Conte aggiusta il tiro facendo altrettanto al PD:

"Le scomuniche sono frutto delle fratture del passato [riferendosi alla bocciatura dem nei confronti di Raggi e Appendino]. Il dialogo va coltivato a tutto campo e deve coinvolgere anche le candidature dei sindaci, lavorando di volta in volta alla soluzione più competitiva e preferibile in una logica di alleanza e di interesse generale".

Giuseppe Conte sa benissimo che una sconfitta alle regionali per PD e 5 Stelle (inevitabile nel caso le due forze politiche non si presentassero unite) significherebbe per il Governo l'inizio di una quotidiana campagna di tiro al piccione in cui anche un timbro su un documento finirebbe per essere utilizzato dagli estremisti di destra per chiedere nuove elezioni, senza dimenticare il fuoco amico - si fa per dire - rappresentato dai renziani che in questi giorni hanno smesso di criticarlo solo perché... sono in vacanza!

Per questo Conte è diventato anche un politico. Chi già in passato lo voleva mandare a casa, adesso lo farà con ancor più vigore.