Le sardine, come ci hanno ricordato sabato pomeriggio a piazza San Giovanni a Roma, sono umanitarie, accoglienti, rispettose dei diritti degli altri e degli ultimi e, soprattutto, sono tante, anzi... tantissime.

Così tante da aver riempito pure piazza San Giovanni che ha finalmente riacquistato un po' della sua identità originaria di piazza della sinistra, dopo l'ultimo "sfregio" della manifestazione leghista del 19 ottobre scorso.

Il Sardina Day, così è stato definito il 14 dicembre per gli oltre 30 flash mob organizzati in Italia e all'estero, di cui quello di Roma era l'evento clou, l'appuntamento nazionale.

Un appuntamento insidioso, perché riempire piazza San Giovanni non è facile neppure per un partito ben organizzato sul territorio... figuriamoci per dei ragazzi che hanno messo su un movimento senza preparazione né mezzi in meno di un mese! Solo a pensarci è quasi incredibile, ma a vedere quella piazza piena è quasi un miracolo. Una piazza, non va dimenticato, "costituzionale" e "antifascista".


Inizialmente, il luogo di riunione doveva essere Piazza del Popolo, ma le autorità hanno dirottato le sardine in una piazza che poteva contenere molte più persone. E hanno avuto ragione.

In questo modo, sono così state migliaia in più le persone presenti che insieme hanno potuto cantare Bella Ciao in memoria dei partigiani, i veri patrioti, morti per la libertà, non quelli di cartone inventati dagli "invasori" fascisti del sovranismo.


E infine i sei promemoria a Salvini (senza verlo citato) di Mattia Santori, dalla cui tenacia è partito tutto...

«Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica, invece di fare campagna elettorale permanentemente.

Pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solamente sui canali istituzionali.

Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network, sia economica, sia comunicativa.

Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini alla verità e traduca tutto questo sforzo in messaggi fedeli ai fatti.

Chiediamo che la violenza venga esclusa da toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma e aggiungerei: è il momento che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica.

Chiediamo di abrogare (all'inizio aveva detto ripensare, ma la piazza ha protestato suggerendo abrogare) il decreto sicurezza. C’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura. Leggi che mettano al centro il desiderio di costruire una società inclusiva, che vedano la diversità come ricchezza, non come minaccia».