Lo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina ha compiuto cinquantadue anni e la rivista Cina in Italia, con sede a Roma, ha promosso il 22 ottobre scorso una serata per ricordare questo notevole anniversario. L’amicizia tra i due Paesi, e la lunga storia dei loro rapporti diplomatici, economici e culturali è stata la base degli interventi degli ospiti che hanno preso parte all’evento.
L’ex ambasciatore d’Italia in Cina e Presidente del Centro Studi sulla Cina contemporanea, Alberto Bradanini, nel suo prezioso intervento ha tenuto ad evidenziare che i rapporti tra Italia e Cina travalicano il tempo dei 52 anni di relazioni diplomatiche, essendo iniziati ben prima della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e della Repubblica italiana.
«Le relazioni tra la Cina e l’Occidente per molti secoli sono passate attraverso l’Italia, attraverso le Vie della Seta traffici e commerci legavano l’Impero romano all’Impero d’Oriente già nei primi secolo dopo Cristo». Bradanini, dopo aver ricordato figure fondamentali per lo sviluppo dei rapporti tra Oriente e Occidente e per la costruzione di un rapporto privilegiato tra Italia e Cina, come Marco Polo, Matteo Ricci, Martino Martini e Giuseppe Castiglione, ha invitato a una riflessione: «Cina e Italia hanno civiltà che si sono sviluppate in modo diverso, ma sono davvero diverse dal punto di vista culturale?» La sua risposta è no, perché «sono caratterizzate da sensibilità e caratteristiche che ci uniscono, come ad esempio la centralità della famiglia».
«L’amicizia tra Italia e Cina è solida, è riuscita a rinnovarsi sempre nel corso della sua lunga storia, divenendo una colonna portante per il rapido e stabile sviluppo dei rapporti bilaterali e, guardando alla nuova era, la cooperazione italiana non può che avere ampie prospettive di sviluppo»,
gli ha fatto eco Carlo Capria, esponente del dipartimento Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei ministri ed esperto di internazionalizzazione di impresa. «La Cina è imprescindibile per l’Italia – ha proseguito – perché essendo l’Italia un Paese esportatore ha necessità di rivolgersi ai nuovi mercati dove promuovere i prodotti di eccellenza del Made in Italy».
È tornato a parlare del «ruolo di primo piano avuto nella tessitura e nel consolidamento dei rapporti tra Italia e Cina da tante figure di religiosi e di missionari cattolici italiani» Monsignor Francesco Pesce, parroco di Santa Maria ai Monti, cappellano del Parlamento italiano e direttore della Pastorale sociale della diocesi di Roma. «Una pietra miliare di questo rapporto, ma non l’unica, è stato Matteo Ricci che, arrivato in Cina nel 583, passando attraverso una conoscenza approfondita della lingua e della cultura cinese, è stato innanzitutto un grande amico del popolo cinese, ne volle capire il pensiero, la spiritualità, abbracciare usi e tradizioni antichissime, contribuendo a uno scambio di conoscenza sul piano scientifico, culturale, filosofico e religioso».
In tempi più recenti c’è stata la figura di «un altro grande religioso, Beato Gabriele Maria Allegra, frate francescano, missionario in Cina dal 1931, che per più di trent’anni si è dedicato alla traduzione completa della Bibbia in lingua cinese, pubblicata nel 1968 e ancora oggi usata e apprezzata dai cinesi». Oggi, ha concluso Monsignor Pesce, Papa Francesco conserva questo sentimento nei confronti della Cina, come ha confermato nel messaggio inviato nel 2018 al popolo cinese.
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