Oggi molti filosofi si sono posti il problema delle libertà e dei diritti soppressi dei cittadini e dei lavoratori a causa di questa crisi pandemica ormai protratta davvero oltre ogni immaginazione in tutto il mondo e quindi anche nel “Bel Paese” in nome della tutela della salute. Dopo aver parlato della crisi della democrazia in questo articolo (fai.informazione.it/839B305A-17A2-4471-9112-AB784B026401/La-Crisi-della-Democrazia), stavolta vogliamo dar voce ad alcuni filosofi trascrivendo il loro pensiero a riguardo per dare degli spunti di riflessione a chiunque abbia ancora voglia di porsi delle domande e di essere un libero pensatore controcorrente.

Il filoso Massimo Cacciari afferma questo:

“E’ un punto di non ritorno credo. Quello che vedo intorno a me è difficile persino da descrivere per quanto sia angosciante e al contempo ignorato dai più. A prescindere da quello che uno possa pensare su una data questione, al di là delle proprie scelte personali, esistono dei fatti oggettivi che non possono essere ignorati e vanno analizzati lucidamente; non si vedeva da decenni uno Stato che era in grado di far sparire nel silenzio decine di migliaia di persone che protestano. A prescindere da quello che sostengono quelle persone, il fatto che si siano ignorate queste manifestazioni (mentre venivano trasmessi servizi su Tg nazionali con persino inviati sul posto per raccontare di sgomberi di rave non autorizzati) dovrebbe fare venire un brivido lungo la schiena a chiunque.Viviamo in uno Stato che ha decido di applicare un ricatto paragonabile solo a certe leggi fasciste e questo lo dicono anche filosofi e politologi come Agamben. Questo ricatto di fatto viola leggi e trattati che hanno molto più valore legalmente parlando, e discrimina di fatto milioni di persone sulla base di una scelta legale e permessa, sulla carta, dallo Stato stesso. Circa il 20% dei lavoratori italiani non vuole il green pass, il 20% ! Dopo mesi di manifestazioni centinaia di migliaia di persone scese in piazza pacificamente e inascoltate, diritti erosi, ricatti, adesso si sono accesi i riflettori, adesso che si è usata violenza. E’ un copione che conosciamo, Cossiga Docet. Un copione che ancora funziona evidentemente: infiltrare i movimenti per politicizzarli e avere una scusa per reprimerli.L’assalto alla sede della CGIL è da manuale. Quello che non è da manuale è vedere che a 20 anni dal G8 c’è ancora chi ci casca. Il discorso di Landini all’indomani di questo fatto è da copione: un inno alla resistenza, all’antifascismo, alla difesa dei diritti del lavoro. Gli stessi principi che avrebbero dovuto far muovere i sindacati per proteggere i lavoratori da quello che sta accadendo, ma finora non pervenuti. L’appello alla mobilitazione generale dopo questo evento è la ciliegina su una torta di escrementi. La risposta generosa e partecipata a questo appello da parte di chi non ha mosso paglia contro quello che sta succedendo invece è sintomo finale di una metastasi in corso da tempo. Il suo auspicare a una riforma generale del lavoro dopo questo specifico fatto è da brividi per chi sa leggere tra le righe. Proclami da una parte e violenza dall’altra, tutto purché il copione silenzi quello che succede nelle piazze, le ragioni dei manifestanti e le manganellate prese da giovani, vecchi, mamme. Ma anche volendo fare gli ingenui e senza considerare la palese infiltrazione delle manifestazioni pacifiche (sforzandoci parecchio), la destra fa solo quello che sa fare da sempre: cavalcare il malcontento di gente esausta e lasciata sola da organizzazioni governative e non, comprese più colpevolmente quelle di sinistra e per la difesa dei diritti. Ma cavalcare non significa rappresentare e quindi associare le piazze ai fascisti, anche in questo caso, sarebbe per usare un eufemismo, ingenuo e miope. Il vero attacco alle sedi dei sindacati non è quello studiato a tavolino da quattro fascisti che rappresentano lo 0,01% del paese, ma quello che sta avvenendo da molto tempo, globale, massimo che ha spogliato i sindacati dei loro ruoli e in maniera molto più subdola rispetto a quello che è successo ieri, ma come al solito ci si sveglia solo quando si è attaccati da fascisti che si dicono apertamente fascisti, senza nessuna valutazione sociale sul perchè e in quale contesto si sia arrivati a questo, anche perché questo vorrebbe dire fare una autocritica che le varie organizzazioni “di sinistra” non possono permettersi; e quindi ora è il momento della retorica e di slogan antifascisti, di difesa del lavoro e dei diritti. Quando invece, nel silenzio censorio dei media, ci sono decine di migliaia di persone in piazza contro un fascismo mascherato da democrazia che erode i diritti e attacca il lavoro discriminando circa il 20% dei lavoratori, non si fa volare una mosca, anzi. Questo è solo pericoloso e vile collaborazionismo. Non solo è una fotografia perfetta di come i fascismi, così come successe in passato possano subdolamente emergere sulle onde di applausi e mobilitazioni di certi apparati che si proclamano antifascisti.”


Il filosofo Giorgio Agamben è intervenuto durante le audizioni in Commissione Affari Costituzionali in Senato che prevede l’estensione della Certificazione Verde ai luoghi di lavoro; quello lanciato da Agamben è un appello ai parlamentari che non ha precedenti e che evoca i fantasmi più lugubri della Storia dell’umanità. Ecco le sue parole:

“Mi soffermerò solo su due punti che vorrei portare alla attenzione dei parlamentari che dovranno votare sulla conversione in legge del Decreto. Il primo è l’evidente, sottolineo la parola evidente, contraddittorietà del Decreto in questione. Voi sapete che il Governo con un apposito Decreto legge, il numero 44 del 2021, detto scudo penale ora convertito in legge, si è esentato da ogni responsabilità per i danni prodotti dal vaccino. E quanto gravi possono essere questi danni risulta dal fatto che l’articolo 3 del Decreto in questione, menziona esplicitamente gli articoli 589 e 590 del Codice penale che si riferiscono all’omicidio colposo e alle lesioni colpose.Come autorevoli giuristi hanno notato questo significa che lo Stato non si sente di assumere la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la sua fase di sperimentazione e tuttavia, allo stesso tempo, cerca di costringere con ogni mezzo i cittadini a vaccinarsi escludendosi altrimenti dalla vita sociale e ora, con il nuovo Decreto che siete chiamati a votare, privandoli persino dalla possibilità di lavorare. E’ possibile chiedo immaginare una situazione giuridicamente e moralmente più abnorme? Come può lo Stato accusare di irresponsabilità chi sceglie di non vaccinarsi, quando è lo stesso Stato che per primo declina formalmente ogni responsabilità in merito alle possibili gravi conseguenze, ricordate gli articoli 589 590 morte e lesioni del vaccino. Ecco vorrei che i parlamentari riflettessero su questa contraddizione che a mio avviso configura una vera e propria mostruosità giuridica.Il secondo punto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione non riguarda il problema medico del vaccino ma quello politico del green pass, che non deve essere confuso col primo, abbiamo fatto tantissimi vaccini senza che questo ci obbligasse a esibire un certificato. E’ stato detto da scienziati e da medici che il green pass non ha in sè alcun significato medico ma serve a obbligare la gente a vaccinarsi. Io credo invece che si possa e si debba dire il contrario, e cioè che il vaccino sia un mezzo per costringere la gente ad avere un green pass, cioè un dispositivo che permette di controllare e tracciare, misura che non ha precedente, i loro movimenti. I politologi sanno da tempo che le nostre società sono passate da tempo dal modello che un tempo si chiamava società di disciplina al modello delle società di controllo, società fondate su un controllo digitale virtualmente illimitato dei comportamenti individuali che divengono così quantificabili in un algoritmo. Ci stiamo ormai abituando ai questi dispositivi di controllo, ma mi chiedo fino a che punto siamo disposti ad accettare che questo controllo si spinga? E’ possibile che cittadini e di una società che si pretende democratica, si trovino in una situazione peggiore dei cittadini dell’Unione sovietica sotto Stalin?Voi sapete forse che i cittadini sovietici erano obbligati a esibire un lasciapassare per ogni spostamento da un paese all’altro, ma noi siamo obbligati a esibire un green pass anche per andare al ristorante anche per andare in un museo anche per andare al cinema, e ora cosa ancora più grave col Decreto che si tratta di convertire in legge, anche ogni volta che si va a lavorare. Inoltre come è possibile accettare che per la prima volta nella storia d’Italia dopo le leggi fasciste del 1938 sui non ariani, si creino dei cittadini di seconda classe che subiscono restrizioni che dal punto di vista strettamente giuridico, ovviamente i due fenomeni non hanno nulla e parlo solo di analogia giuridica, subiscano restrizioni che sono identiche a quelle che subivano i non ariani. Tutto fa pensare cioè che i Decreti leggi vadano inquadrati in un processo di trasformazione delle istituzioni e dei paradigmi di governo della società in cui ci troviamo. Trasformazione che tanto più insidiosa perché, come era venuto per il Fascismo, avvengono senza che ci sia un cambiamento del testo della Costituzione, ma avvengono surrettiziamente. Il modello che viene così eroso e cancellato è quello delle democrazie parlamentari con i loro diritti, le loro garanzie costituzionali, e al loro posto subentra un paradigma di governo in cui in nome della biosicurezza e del controllo le libertà individuali sono destinate a subire limitazioni crescenti. La concentrazione esclusiva dell’attenzione sui contagi sulla salute mi pare impedisca infatti di percepire quale sia il significato di questa grande trasformazione e di renderci conto come gli stessi governi del resto non si stancano di ricordarci come la sicurezza e le emergenza non sono fenomeni transitori ma costituiscono la nuova forma di governabilità. Credo che in questa prospettiva sia urgente che parlamentari considerino con estrema attenzione la trasformazione politica in corso, che non si soffermino solo sulla salute. Che alla lunga del resto è destinata a svuotare il Parlamento dei suoi poteri riducendolo, come sta ora avvenendo, ad approvare semplicemente il nome della biosicurezza Decreti che emanano da organizzazioni e persone che col Parlamento hanno ben poco a che fare.”

Vogliamo ancora ripetere che per Agamben il modello che viene così eroso e cancellato è quello delle democrazie parlamentari con i loro diritti, le loro garanzie costituzionali, e al loro posto subentra un paradigma di governo in cui in nome della biosicurezza e del controllo le libertà individuali sono destinate a subire limitazioni crescenti, è stato detto da scienziati e da medici che il green pass non ha in sè alcun significato medico ma serve a obbligare la gente a vaccinarsi. Io credo invece che si possa e si debba dire il contrario, e cioè che il vaccino sia un mezzo per costringere la gente ad avere un green pass, cioè un dispositivo che permette di controllare e tracciare, misura che non ha precedente, i loro movimenti.

 
Secondo il filosofo Diego Fusaro la Certificazione Verde non ha fondamento scientifico, è espressione di un nuovo fascismo e serve a far sì che tutti giurino fedeltà al regime, la gente non vede che la salvezza è “sempre una dose più in là”.

Vi lasciamo alle sue parole:

“La mia opposizione al green pass, che io propongo di chiamare ‘infame tessera verde’ perché le parole hanno un peso come diceva Moretti e green pass sembra quasi una cosa ‘smart’, è l’equivalente della tessera che nel ’31 venne chiesta col giuramento di fedeltà ai docenti. E’ cioè l’espressione di un nuovo fascismo, che usa un lessico medico-scientifico per giustificarsi. All’epoca furono in 12 a dire di no, oggi auspicabilmente sono di più”.

Non la manda a dire Diego Fusaro che, raggiunto dall’Adnkronos, commenta l’appello -di cui è firmatario- degli ormai oltre 600 docenti italiani che si oppongono fermamente all’introduzione del green pass in ateneo.

“Di medico-scientifico quella tessera non ha nulla, perché chi è vaccinato può contagiare e contagiarsi, quindi è un dispositivo di controllo che non c’entra nulla con la medicina -affonda Fusaro, che non ha mai celato le sue posizioni critiche nei confronti delle misure anti Covid adottate dal governo- Come altre cose del periodo trascorso, ad esempio il coprifuoco. Serve a far sì che tutti giurino fedeltà al regime, e quindi a produrre un docile e remissivo adattamento. E poi a produrre quella che sarà la nuova tessera del futuro, che il cittadino della cosmopoli terapeutica dovrà sempre mostrare aggiornata. Perché la gente non si accorge, ma ormai si è ben capito, che la salvezza sarà sempre 'una dose più in là'”.

E sull’incremento di nomi dei firmatari dell’appello, che in pochissimi giorni è raddoppiato superando le seicento firme, il saggista torinese osserva:

“Meglio tardi che mai. Sembra che un poco alla volta i più si stiano svegliando, o abbiano trovato il coraggio di dire quello che pensavano dall’inizio. L’unione fa la forza, ed è bene che ciascuno si schieri, perché anche alla fine del fascismo la storia chiese conto delle proprie scelte”.

E conclude eloquentemente: “Non condanno chi prende la tessera per lavorare, ma chi non prende questa tessera è un eroe, come Gramsci, che patì tutte le persecuzioni del caso ma non si piegò e restò con la schiena dritta. Dobbiamo assumere Gramsci come modello per combattere questo regime, che usa il motto di salvare le vite quando si tratta invece di limitare le libertà. Dopotutto, sono gli stessi che hanno fatto i tagli selvaggi alla sanità pubblica, non ce lo dimentichiamo”.