L'incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è trasformato in un vero e proprio scontro a favore di telecamere. Chi sperava in un colloquio improntato alla cortesia e al rispetto reciproco si è dovuto ricredere: Trump ha trattato Zelensky con un'intransigenza senza precedenti, cancellando la conferenza stampa prevista e invitandolo a tornare alla Casa Bianca solo quando sarà "pronto per la pace".
Un'umiliazione in mondovisione. Venti minuti di tensione, durante i quali Trump non ha risparmiato dure critiche al suo omologo ucraino, ridimensionando la posizione di Kiev e ribadendo che senza il sostegno militare americano la guerra sarebbe già finita da tempo. Più che la retorica offensiva usata nei giorni scorsi ("dittatore", "comico modesto"), a colpire è stato il tono sprezzante e la richiesta di concessioni strategiche in cambio di aiuti.
Zelensky si era recato a Washington per convincere Trump a garantire il supporto statunitense, ma l'incontro si è trasformato in una disputa accesissima. J.D. Vance, senatore repubblicano vicino a Trump, ha accusato l'Ucraina di non essere sufficientemente riconoscente per gli aiuti ricevuti, dando il via ad uno scambio di battute infuocate. Quando Zelensky ha ricordato che la Russia aveva già violato accordi di pace precedenti e che dal 2014 Putin non aveva mai smesso di attaccare l'Ucraina, la discussione è precipitata.
Trump, infastidito dal tono del leader ucraino, ha rincarato la dose: "Non hai le carte in regola con noi in questo momento, stai giocando d'azzardo con la vita di milioni di persone e con la terza guerra mondiale." Il presidente americano ha poi ribadito che gli Stati Uniti non continueranno a sostenere l'Ucraina incondizionatamente: "Non state vincendo. Avete grossi problemi. Senza il nostro equipaggiamento, la guerra sarebbe finita in due settimane."
Le dichiarazioni di Trump confermano il drastico cambio di strategia della sua amministrazione rispetto alla linea dura adottata da Joe Biden contro Mosca. Il presidente ha affermato che il suo obiettivo è porre fine al conflitto attraverso la diplomazia e che il sostegno incondizionato all'Ucraina non è più un'opzione. Un messaggio che ha lasciato Zelensky visibilmente irritato e che ha alimentato il timore di un progressivo disimpegno americano dal conflitto.
Alla fine, prima che la situazione degenerasse ulteriormente, J.D. Vance ha cercato di interrompere la conferenza stampa, proponendo di proseguire la discussione in privato. Ma per Trump era importante che il popolo americano vedesse cosa stava accadendo: "Devi essere grato. Sei sepolto lì. La tua gente sta morendo e stai esaurendo i soldati. O fai un accordo o siamo fuori."
Questo incontro ha segnato un momento cruciale per le relazioni tra Stati Uniti e Ucraina. Se da un lato Zelensky si è trovato costretto a difendere con forza la necessità di proseguire il conflitto per difendere la sovranità del suo Paese, dall'altro Trump ha ribadito la sua volontà di arrivare ad un compromesso con Putin, anche a costo di imporre a Kiev concessioni difficili da digerire.
Il futuro dei rapporti tra Washington e Kiev appare dunque più incerto che mai. Con un'America sempre più riluttante a fornire aiuti senza condizioni, Zelensky dovrà trovare nuovi equilibri per mantenere il sostegno internazionale e continuare la sua resistenza contro Mosca. L'umiliazione subita nello Studio Ovale potrebbe essere solo l'inizio di una fase politica e diplomatica ancora più complessa per il presidente ucraino.
Insomma, Trump ridisegna la geopolitica tagliando drasticamente il sostegno all’Ucraina e lasciando all’Unione Europea il compito di fronteggiare la Russia. In cambio, punta su un riavvicinamento con Vladimir Putin, vedendo Mosca non più come un nemico ma come un possibile partner tattico per spezzare l’asse con Pechino.
Parallelamente, l’India di Narendra Modi diventa un pilastro della strategia americana, rafforzando la cooperazione economica e militare per contenere l’espansione cinese. Questa nuova configurazione geopolitica segnerebbe un allontanamento dagli impegni europei e un focus più deciso sulla competizione con la Cina, considerata il vero avversario globale di Washington.
E l'Unione Europea cosa fa?
Finito ad insulti e sberle l'incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, l'Unione Europea ha riaffermato il suo sostegno all'Ucraina. Il capo della politica estera dell'UE, Kaja Kallas, ha sottolineato la necessità di una nuova leadership nel mondo libero, invitando l'Europa a raccogliere la sfida. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha lodato il coraggio di Zelensky, impegnandosi a lavorare per una pace duratura. Tuttavia, il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha espresso sostegno alla posizione di Trump, evidenziando divisioni interne all'UE.
In Italia, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha proposto un vertice tra Stati Uniti, UE e alleati per affrontare la situazione in Ucraina, sottolineando che le divisioni non giovano a nessuno.
Meloni ha ribadito l'importanza dell'unità occidentale e ha suggerito un summit per affrontare le sfide comuni.
Inoltre, ha escluso l'invio di truppe europee in Ucraina, ritenendo questa opzione "la più complessa e forse la meno efficace", e ha proposto di esplorare altre strade per sostenere Kiev.
In sintesi, l'Europa mantiene il suo sostegno all'Ucraina, cercando soluzioni diplomatiche per il conflitto, mentre Giorgia Meloni promuove l'unità tra gli alleati occidentali e propone un vertice per discutere le future strategie.