Ci sono voluti 4 lunghi anni, e anche i ciechi e gli ottusi, dopo questo periodo, hanno capito quale fosse il reale significato di rottamazione per Matteo Renzi: "Voi politici che avete occupato gli incarichi di potere fino ad oggi dovete farvi da parte, perché ora tocca a me."

Dietro la maschera del giovanilismo, della velocità, della "rivoluzione gentile"... non c'era null'altro che un puro e semplice attacco alla diligenza: poltrone e potere, niente di nuovo, niente che non avessimo già visto, eccetto le controriforme fatte passare come quanto di meglio in Italia si potesse pretendere, non solo rispetto ai paesi europei, ma addirittura al mondo intero... salvo poi venire bocciate dalla Consulta o dagli elettori, in attesa che le altre vengano bocciate dalla realtà dei fatti (vedi riforma del lavoro).

E quando giunge il momento in cui la maschera non riesce più a nascondere la vera faccia del renzismo, come dimostra la vicenda Boschi, allora le truppe cammellate del giovane duce del contado fiorentino ecco che si trincerano dietro l'ultimo fortino, ergendo a protezione della inadeguatezza dei vertici del "giglio magico" le barricate del vittimismo, contro i subdoli complotti organizzati da uno stuolo di cospiratori che spazia da Travaglio a Zagrebelsky fino a comprendere leghisti e 5 stelle!

Questo è quanto ci viene spiegato in un articolo - catalogabile tra il comico e il disperato - del foglio di propaganda renziana che fa capo al Partito Democratico, nel tentativo di giustificare la vicenda Boschi Etruria come normale e dovuta. Una ministra, che ha mentito al Parlamento e al Paese in più occasioni per nascondere il palese conflitto di interessi che la spingeva a risolvere un problema che, altrimenti, avrebbe coinvolto giudizialmente il proprio "babbo", ci viene descritta come vittima di un complotto ordito non si sa bene come da Travaglio, che avrebbe contribuito alla "demolizione mediatica di un politico di spicco di sesso femminile".

Perché? Perché «a pentastellati e antirenziani assortiti non importa nulla del benessere del sistema creditizio o della sacrosanta domanda di giustizia che giunge dai risparmiatori truffati: il loro preminente ed esclusivo interesse è quello di strumentalizzare la vicenda [Boschi] a fini elettorali, altrimenti non capovolgerebbero sistematicamente le parole dei testimoni auditi in commissione perché possano essere usate come un’arma contundente contro Boschi e tutto l’inner circle renziano – altrimenti, a dirla tutta, non fomenterebbero né avallerebbero la tempesta mediatica e politica abbattutasi sul caso Etruria, vicenda marginale nell’ottica della crisi bancaria.

Non è benaltrismo, né si tratta del tentativo di minimizzare o relativizzare la vicenda nel solito “così fan tutti”: così, in realtà, non fa nessuno, e soprattutto non ha mai fatto nessuno, nessuno o quasi nella storia dell’Italia repubblicana, neppure i nomi storicizzati nel pantheon primorepubblicano che beneficiano di idealizzazioni post-mortem e, per dirla con gli psicologi, di “retrospezione rosea”.»

Quando la disperazione porta a voler riscrivere la realtà facendo passare i fischi per fiaschi e vicerversa, allora vuol dire che si è raggiunto il punto di non ritorno e che la fine (politica) che si vuol negare e non vedere è ormai prossima.

Ma per gli assetati di potere - addirittura spregiudicati - come nel caso di Renzi, non è mai detta l'ultima parola. Pertanto, quello che per altri è il limite, per Matteo Renzi diventa un trampolino per provare a fare un nuovo salto e vedere, una volta superato l'ostacolo, che cosa si prospetti davanti a lui. Da vedere quanti e quali saranno gli ostacoli che Renzi dovrà affrontare e se riuscirà a superarli tutti. Quel che è certo, è che in questa corsa molti dei suoi fedeli sostenitori verranno prima abbandonati e poi dimenticati. La Boschi dovrebbe ricordarsi di che cosa è accaduto a l'Unità e ai suoi giornalisti.