Senza entrare nelle paludi del disastro italiano, una cosa però dobbiamo stigmatizzarla, perché non possiamo sempre turarci il naso, chiudere gli occhi e tapparci le orecchie, rinchiudendoci nel nostro orticello.

L’Italia, sta vivendo un periodo storico molto delicato nel quale la politica, quella con la “P” maiuscola, è morta e sepolta. I nostri padri costituenti si stanno rivoltando nella tomba. Da allora ad oggi è rimasto solo un grande vuoto. Piccoli uomini e piccole donne che si alternano con scarsi risultati, per i cittadini italiani, alla guida di un’Italia che affonda sempre di più nel degrado e nelle disuguaglianze, nella corruzione e nel malaffare, nell’incuria e nell’abbandono di un territorio che sta cadendo a pezzi assieme alle sue infrastrutture, in una gigantesca confusione di ruoli e di responsabilità, che vengono sempre addossate ai governi precedenti.

Se il paese-Italia ancora si regge in piedi lo deve soltanto alla buona volontà di pochi cittadini che continuano, nonostante tutto, a fare il proprio dovere

Non esiste più una destra, una sinistra e un centro. Non esiste più un confronto e una dialettica costruttiva tra maggioranza e opposizione, ma solo una grande accozzaglia di partiti che litigano tra di loro per accaparrarsi le poltrone, senza che nessuno abbia una visione di paese, senza un programma per il futuro che progetti quale tipo di società si vuole costruire!

La sensazione è che stiamo vivendo in un’epoca senza più regole e ideali, con troppe e confuse leggi, con tanta burocrazia, che genera malaffare, corruzione, sfiducia nelle istituzioni, laddove la morale e l’etica vengono calpestate dalla dura legge del profitto, privilegiando l’arricchimento di pochi e l’impoverimento dei più.

In questo scenario il sindacato è sparito dai radar, l’informazione a mezzo stampa e tv è asservita al migliore offerente e il 51 per cento degli italiani non va più a votare, ritenendo quello del voto un esercizio inutile per far valere le proprie ragioni.

Assistiamo, così, inermi allo scontro tra governo e magistratura. Potere legislativo, esecutivo e giudiziario, invece di remare in un’unica direzione – per garantire il rispetto delle regole e delle istituzioni, perseguendo quello che dovrebbe essere il fine unico del lor mandato, ovvero il raggiungimento del bene comune – confliggono tra di loro e si danno legnate da orbi per prevalere l’uno sull’altro.

E in questo paese, senza più ne capo nè coda, sguazzano i furbetti del quartierino che continuano ad ingrassare sulle spalle dei soliti fessi!

«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!»