Questo è ciò che Gianni Cuperlo (Partito Democratico) si augurava prima della manifestazione per la pace di Roma che si è svolta a Piazza San Giovanni sabato 5 novembre:
"Potessi rubare il genio a Jannacci direi, “Quelli che Putin è il miglior politico in scena…”. “Quelli che pagano l'aereo in rubli…” o “Quelli che gli ucraini se la son cercata…”. Ecco, questi nella piazza romana di domani 5 novembre non ci saranno.Un po' perché il pacifismo li urta dai tempi di Comiso e degli SS20 (preistoria, ma chi c'era sa!) e poi perché da un paio di settimane si sono accomodati al governo felici nelle loro grisaglie ministeriali in una foto dove la (il?) premier esibisce referenze sull'altro atlantico nella speranza che alla Casa Bianca vedano in Salvini solo l'erede di un patetico folklore.Dunque loro non ci saranno, il che non fa notizia, mentre la piazza convocata da associazioni di varia matrice si riempirà, questo è certo. E sarà una piazza preziosa perché finalmente sotto lo stesso cielo riunirà affluenti accomunati dalla volontà di spegnere l'incendio che può devastare mica un singolo paese per quanto grande, ma la civiltà di cui siamo eredi.La verità? Aveva ragione Domenico Quirico a prevedere un anno fa che la fuga ignobile da Kabul avrebbe generato sfiducia nell'Occidente e nei suoi valori. Se quella parte, cioè noi, abbandonava milioni di afghani dopo vent'anni e migliaia di vittime chi mai si sarebbe fidato della nostra parola?Può darsi che a ridosso della fine febbraio lo abbiano pensato anche al Cremlino, però sbagliando previsione sul popolo ucraino come sull'Europa meno succube che in passato. Detto ciò, la guerra è iniziata il 24 di quel mese o nel 2014? Vale la seconda risposta e non ci sarebbe bisogno di tornare su errori e contraddizioni che Bruxelles, Nato e Stati Uniti hanno cumulato nel frattempo. Del resto che quella di Mosca fosse una dittatura alquanto feroce lo si sapeva dalla carneficina cecena e dall'omicidio di Anna Politkovskaja, correva l'anno 2006. Comunque nulla di così grave da impedire a noialtri di proseguire scambi commerciali e dipendenza energetica dall'Orso russo.Troppo facile a posteriori scomodare la saggezza del vecchio Kissinger convinto non si dovessero spingere i confini dell'alleanza oltre una soglia di sicurezza per entrambi gli inquilini, a Washington e Mosca.La storia, ahimè succede, ha preso una piega diversa al punto da indurre Paolo Mieli a comparare lo status di adesso all'intervallo di tempo tra il settembre del ‘39 e il giugno del ‘40, col secondo conflitto mondiale esploso e l'ottusità di non volerlo scorgere. A sporgere identica denuncia oggi è Papa Francesco. Lo fa con quell'immagine potente della terza guerra mondiale a pezzi dove, però, i pezzi si stanno congiungendo.E allora giunti dove siamo il conflitto può avere solo tre sbocchi: la sconfitta di uno dei combattenti, un compromesso in grado di guidare a una pace stabile o, infine, lo stallo destinato a trascinarsi tra armistizi momentanei e ritorni di fuoco. Se tale è lo scenario non serve ripetere che tra aggressore e aggredito la scelta è scontata.Altrettanto sinceramente si deve dire che nella piazza di Roma arriveranno donne e uomini con convinzioni diverse su come si sarebbe dovuto reagire. Per le vie sfileranno quanti, come me, erano convinti che pure il sostegno militare alla resistenza ucraina fosse giustificato. All'opposto c'era chi pensava che quella scelta fosse sciagurata per le conseguenze poiché armi attirano altre armi.Il punto è non fermarsi qui, ma nel rispetto del dubbio (per parte mia lo nutro) capire se, come in altre stagioni, quella piazza avrà la forza d'indurre l'Europa a spingere le parti a trattare nella certezza che proseguire il conflitto sotto l'ipoteca atomica calpesta ogni umana razionalità.A quel punto pure il capitolo della voce “armi” dovrebbe rientrare nell'ordine globale del dopo. Parliamo di una spesa che nel 2021 ha sforato i 2.113 miliardi di dollari con un incremento di oltre dieci punti nell'ultimo decennio, aumento confermato nel 2020.Vuol dire che mentre il mondo combatteva la pandemia rastrellando fondi per vaccini e terapie intensive l'industria militare ha macinato commesse e profitti. Il dramma è che un volume tanto assurdo di risorse non ha garantito un mondo più sicuro. A confermarlo una settantina i paesi coinvolti in conflitti con novecento gruppi terroristici e milizie irregolari.Anche per tutto questo la piazza di domani può scuotere la pianta e rianimare coscienze assopite. Può ridare un significato al concetto di pace e a una stagione di disarmo da rovesciare nell'agenda degli Stati a cominciare da quell'Europa che sul crinale etico della guerra, della sua espulsione dal suolo del continente, ha fondato la propria identità.È tardi per farlo?No, tutto sta a capire che bisogna farlo prima che si faccia tardi davvero".
Con un GRAZIE ROMA! Cuperlo ne ha salutato l'esito, aggiungendo queste parole (fonte Askanews):
"Bisogna capire se si vuole vincere la guerra sul campo o lavorare perché la Russia accetti una trattativa diplomatica. Una piazza enorme, bella, che ha detto tre cose. Condanna dell'invasione russa. Solidarietà piena alla resistenza ucraina. Premere sull'Europa perché assuma quella forte iniziativa politica e diplomatica che finora è stata troppo timida. Sull'invio di armi ci sono state in questi mesi differenze che non serve rimuovere. Noi abbiamo sostenuto la scelta dell'Europa di aiutare l'Ucraina anche sul piano militare. Era il modo per non assistere in poche settimane alla capitolazione di un paese aggredito e per indurre Putin a retrocedere dalla sua sciagurata strategia. Oggi, al nono mese di un conflitto devastante, il tema che si pone è quale sia l'obiettivo che si pone la comunità internazionale schierata a fianco degli ucraini. Si pensa di poter vincere questa guerra sul campo con i costi umani che costerebbe o si sceglie la via di una pressione più forte sulla Russia perché accetti la via di una trattativa e di una tregua?Per noi l'invio delle armi alla resistenza ucraina ha sempre avuto questo scopo ed è su questo piano che credo dovranno essere valutate le prossime scelte dell'Europa e del governo italiano. La spirale della guerra va fermata e il tempo per agire è questo. La piazza di oggi ne è stata una conferma e nessuna polemica può nascondere questa nuova realtà".