Una marea umana, oltre 100.000 persone secondo gli organizzatori, ha attraversato le strade di Roma per il corteo "Stop Rearm Europe", un'iniziativa che ha visto la partecipazione di 480 sigle tra movimenti pacifisti, sindacati, associazioni studentesche e forze politiche. Il punto di partenza è stato piazza di Porta San Paolo, dominata da due bandiere gigantesche: una della Palestina e una arcobaleno con la scritta "Pace". Un messaggio chiaro e diretto contro la militarizzazione dell'Europa e a favore del disarmo.

Il corteo, inizialmente previsto con arrivo tra via Celio Vibenna e via Claudia, ha dovuto cambiare percorso per l'enorme affluenza imponente: la chiusura è avvenuta invece in via Labicana, a due passi dal Colosseo. Una dimostrazione che il tema della pace, della giustizia sociale e ambientale, e del rifiuto delle logiche di guerra mobilita ancora decine di migliaia di cittadini.

Tra i partecipanti, anche volti noti della politica italiana: Giuseppe Conte in testa per il M5S, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per AVS, Marco Tarquinio ed Arturo Scotto per il Partito Democratico. Presenti anche le bandiere di Emergency, CGIL, sindacati di base, studenti medi e universitari, e una folta rappresentanza della società civile.

Il messaggio lanciato dalla Campagna europea "Stop Rearm Europe" – promossa da realtà come Arci, Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Greenpeace Italia, Fondazione Perugia Assisi, Attac e Transform Italia – è stato inequivocabile: "Stiamo vivendo un incubo. Solo insieme possiamo sconfiggere la paura, la rassegnazione e costruire una società basata sulla pace, non sulle politiche belliche che seminano lutti e devastazione".

L'obiettivo? Un'Europa disarmata, fuori dalla logica dei blocchi militari, che scelga la via della diplomazia, del diritto internazionale e del rispetto umanitario per risolvere i conflitti. Non un'utopia, ma una presa di posizione netta contro un continente che si sta riempiendo di armi in nome della sicurezza, mentre in realtà semina tensioni e moltiplica i rischi.

A chiudere la manifestazione, un flash mob carico di simbolismo e dolore: decine di persone stese a terra su lenzuoli bianchi hanno simulato le vittime civili di Gaza, mentre dalle casse risuonavano le esplosioni registrate dall'ingegnere del suono palestinese Oussama Rima. Quattro minuti di silenzio assoluto, poi un minuto di rumore assordante, a ricordare il caos e la brutalità della guerra.

"Da Porta San Paolo parte una nuova Resistenza contro la guerra e per la pace" – hanno ribadito i promotori. Il corteo di Roma non è stato un semplice evento: è stato un segnale politico, forte e chiarissimo, che in un'Europa sempre più armata esiste ancora una fetta larga e determinata di cittadini che dice no alla guerra, al riarmo, alla logica del nemico.


Giuseppe Conte: "La folle corsa al riarmo è solo un'illusoria prospettiva di sicurezza ma genererà sempre maggiore insicurezza. Questa piazza ha un precedente: il 5 aprile 100mila persone hanno detto no e lo riaffermato ancora oggi. C'è un popolo, che è la stragrande maggioranza, che dice che questa corsa al riarmo è folle. Come è folle contribuire all'escalation militare, mentre si tagliando fondi al welfare e al modello sociale europeo che abbiamo faticosamente costruito per tanti anni. Tagliamo sanità, istruzione, asili nido ciò quello che serve ai cittadini.Quello di oggi è per noi un passaggio molto importante ma il 24 all'Aja ce ne sarà un altro altrettanto importante. Ho lanciato un appello a tutte le forze politiche europee che condividono questa nostra valutazione per cui è folle questa corsa al riarmo e all'escalation militare. Creeremo, con gli altri leader delle forze europee che condividono questa visione, un confronto permanente e una rete per contrastare sul piano politico europeo e internazionale questa corsa al riarmo.Con gli altri leader di PD e AVS, Schlein, Fratoianni e Bonelli, questa mattina abbiamo firmato una mozione unitaria in cui diciamo No al genocidio in corso a Gaza. Non ci lasciamo distrarre dagli attacchi che il criminale Netanyahu sta conducendo in Iran. A Gaza si continua a morire sotto le bombe e il cecchinaggio dell'esercito israeliano. La popolazione palestinese è alla fame e non ha scuole, abitazioni, presìdi sanitari e continua a morire".

Nicola Fratoianni: 
"La piazza di oggi, com'era stata quella di San Giovanni, dimostra che Paese è ancora in grado indignarsi, non si rassegna, c'è gente con la schiena dritta e capace battersi per la pace contro la guerra. Perché la guerra porta con sé l'economia di guerra e insieme alla vita di chi sta sotto le bombe cancella la possibilità di costruire più diritti sociali ambientali e di libertà- ha aggiunto- Per questo diciamo no al riarmo e alla guerra, costruendo la massima convergenza e unità ogni volta che questo è possibile.È stato superato ogni record nella spesa per l'acquisto di armi ma quello che accade è che non abbiamo più sicurezza, nessuno è più sicuro. Sotto i nostri occhi vediamo la guerra come strumento ordinario di soluzione dei conflitti, strumento ordinario di aggressione, il genocidio del governo criminale di Netanyahu sul popolo palestinese e l'aggressione unilaterale del governo di ultradestra di Israele a Teheran. È l'ora di cambiare".