È aumentato nell'ultimo periodo il numero di positivi da coronavirus anche tra membri dello staff e calciatori delle squadre di Serie A. Non è una stranezza visto che il contagio ha ripreso a crescere in tutta Italia.
In base al protocollo attuale, le squadre scendono in campo per disputare gli incontri facendo ricorso ai giocatori risultati negativi all'ultimo tampone. Una soluzione che però nono esclude il possibile allargamento del contagio se si prende ad esempio a quello che è accaduto al Genoa o a quello che sta accadendo all'Inter, dove nuovi positivi si sono riscontrati dopo diversi giorni dalla positività dei primi casi.
Come risolvere il problema ed evitare che qualcuno non inizi a parlare di chiusura del campionato?
Facendo ricorso alla "bolla" che, tradotto, in termini comprensibili significherebbe isolare i gruppi squadra di tutte le società di Serie A in un isolamento completo di almeno due settimane interrotto solo dalle partite da disputarsi in base agli impegni di calendario.
Una soluzione che permetterebbe di smaltire i casi di contagio senza che nel frattempo se ne aggiungano altri, non rischiando così di interrompere il campionato.
Ma quanto lunga dovrebbe essere la durata della bolla? Due settimane possono normalizzare la situazione nel breve periodo, ma non è che ciò escluda la ripresa del contagio nel momento in cui i calciatori riprendessero a tornare a casa dopo gli allenamenti.
Ma, al di là di come la "bolla" possa materializzarsi, la soluzione pare fin d'ora osteggiata dalla quasi totalità dei calciatori che già l'avevano bocciata lo scorso maggio.
Martedì l’Assemblea di Lega si riunirà per esaminare le offerte di fondi di investimento pronti a versare capitali freschi nel nostro campionato e anche per tale motivo Lega Serie A e Fig hanno tutto l'interesse di trovare una soluzione alternativa a quella di non giocare.