In un interessante, quanto visionario, articolo pubblicato ieri sul New York Times, l'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter si auspica che il presidente degli Stati Uniti Obama, prima della fine del suo mandato, compia un atto concreto per la pace in Medio Oriente facendo sì che gli Stati Uniti riconoscano la Palestina come Stato, facilitando anche, in tal modo, il suo pieno riconoscimento come membro effettivo delle Nazioni Unite.

Carter afferma di non sapere quale sarà la politica riguardo il problema del conflitto israelo palestinese da parte della prossima amministrazione, però ricorda che l'amminisrazione Obama era ed è favorevole alla chiusura del conflitto sulla base di due stati che vivano in pace, l'uno di fianco all'altro.

Ciò su cui si basa la convinzione di Carter sono gli accordi di Camp David del 1978, firmati durante la sua amministrazione tra il primo ministro israeliano Menachem Begin ed il presidente egiziano Anwar Sadat, che fondavano il loro principio sulla risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, passata all'indomani della guerra del 1967.

Gli accordi di Camp David furono ratificati da entrambi i parlamenti, quello egiziano e quello israeliano ed i punti programmatici di quegli accordi sono stati condivisi anche  dalla comunità internazionale.

Obama, già nel 2011 aveva riaffermato la teoria dei due stati con le linee di confine che li regolavano, basate su quelle del 1967. La politica attuale di Israele con l'espansione degli insediamenti israeliani nei territori che, sulla base di quegli accordi, spetterebbero ai palestinesi, senza dimentuicare l'assenza di diritti dei palestinesi che vivono nei territori occupati da Israele, sono un ostacolo insormontabile al processo di pace.

Con un atto concreto degli Stati Uniti, con il riconoscimento a pieno titolo dello stato palestinese, cambierebbero anche gli equilibri all'interno delle Nazioni Unite ed il processo di pace in Medio Oriente potrebbe ripartire realmente.

Ma Obama sarà capace di un atto del genere? E soprattutto, la nuova amministrazione Trump come reagirebbe una volta in carica a partire dal prossimo 21 gennaio?