La Pandemia da Coronavirus, ci ha indubbiamente colti di sorpresa. Ovvio che in pochi mesi si è cercato di trovare un rimedio per arginare la malattia e i sintomi da essa creati.
Ritorna, anche in questo caso, la miracolosa azione della vitamina D, anche se in realtà “non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus”.
Questo è riportato tra l’altro, e chiaramente, anche sul sito del ministero della Salute:
Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus.
La vitamina D è una vitamina liposolubile presente soprattutto nei pesci grassi (salmone, tonno, anguilla, sardine, pesce spada), nell’olio di fegato di merluzzo, nei tuorli d’uovo, nel fegato di manzo e in alcuni tipi di funghi.
La vitamina D, però, viene in grande parte prodotta e accumulata dal nostro organismo attraverso l’esposizione ai raggi solari e agisce facilitando l’ assorbire il calcio dagli alimenti .
È quindi indispensabile per l’azione di calcificazione delle ossa. La carenza di vitamina D porta a meno calcio nelle ossa, che diventano più fragili e possono fratturarsi per traumi minimi o spontaneamente (osteoporosi).
La carenza di vitamina D osservata negli ammalati di Covid sembra essere una conseguenza della malattia e non una delle cause.
La presunta azione benefica della vitamina d sulle infezioni polmonari al momento sembra non essere suffragata dalla ricerche che si sono dimostrati deludenti.
Si è anche ipotizzato un azione stimolante della vitamina D sul sistema immunitario, ma anche in questo caso non sembra ampiamente dimostrato dagli studi clinici.