È oggi all'esame dell'aula della Camera il disegno di legge relativo al Bilancio di previsione dello Stato per il 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021. Quella in corso alla Camera è la terza lettura del ddl e visti i tempi ristretti, dato che ormai mancano pochi giorni alla fine dell'anno e si rischierebbe l'esercizio provvisorio, il testo anche questa volta verrà votato tramite la fiducia, senza che i parlamentari possano avere il tempo per leggerlo, valutarlo e discuterlo.
Ma anche in commissione Bilancio alla Camera, nelle scorse ore, il testo non è stato discusso né votato, così come i circa 350 emendamenti che erano stati presentati alla legge di bilancio. 5 Stelle e Lega hanno rimesso il mandato al relatore.
In base al regolamento della Camera, le opposizioni hanno più margine per esercitare il loro ruolo e possono protrarre i tempi di discussione di una legge anche dopo che su quella sia stata posta la fiducia. Da vedere se le opposizioni (e soprattutto il Pd che ha fatto ricorso alla Consulta per le modalità con cui la legge di Bilancio è stata presentata al Senato) avranno la volontà o meno di rinunciare ad un giorno o due di ferie in occasione della fine d'anno.
Sui contenuti della legge, ieri in commissione Bilancio, ha avuto modo di esprimersi il presidente dell'ufficio parlamentare di Bilancio Giuseppe Pisauro che ha ricordato le criticità del provvedimento. Secondo l'UPB, il Pil per il prossimo anno non crescerà più dello 0,8%, non lontano dall'1% previsto e rivisto dal Governo che ad ottobre indicava invece l'1,5%. Però, Pisauro ha ricordato che la situazione economica internazionale non fa prevedere nulla di buono per il 2019 e che, in caso di non raggiungimento degli obbiettivi indicati nella manovra, sugli italiani incombono circa 50 miliardi di clausole di salvaguardia sulle aliquote Iva per i due anni successivi. E che Di Maio dica che tali clausole non scatteranno non fa certo restar tranquilli.
Inoltre, è l'impianto stesso della manovra a suscitare non poche perplessità. Pensata come espansiva, la legge di bilancio 2019 dovrà coprire con la crescita le misure bandiera che la contraddistinguono: revisione della Fornero e reddito di cittadinanza. Però, se il target di crescita dell'1% non verrà raggiunto, allora il castello crollerà.
Inoltre, sono in molti a sottolinearne pure le contraddizioni. Da una parte si dice che tutti i soggetti trarranno beneficio dalla manovra, dall'altra, e valgono solo come esempio, le aziende avranno meno riduzioni fiscali e ai pensionati saranno tolti 2,5 miliardi di euro in 3 anni... escludendo quelli con le pensioni d'oro.
Infine, c'è anche un altro aspetto di cui tener conto e riguarda il rispetto degli elettori che hanno votato per i partiti che sostengono la maggioranza. Il ministro Tria, ancora una volta ieri in Commissione, ha sottolineato che il testo, seppure modificato rispetto alla prima presentazione, manterrà inalterati gli impegni in termini di spesa e di platea per quanto riguarda revisione della Fornero (quota 100) e reddito di cittadinanza. Il problema, però, è che tali obbiettivi non erano mai stati indicati in dettaglio dal Governo e non lo sono neppure oggi. Sarà necessario attendere fino a Gennaio per saperne di più, sia in relazione ai beneficiari, sia in relazione a quanto i beneficiari potranno sperare di ricevere. Quindi, quando il Governo parla di obbiettivi inalterati è una solenne presa in giro, dato che nessuno li ha mai conosciuti.
E a confermare quanto tutto sia provvisorio e aleatorio in questa manovra del popolo, anche le parole odierne di Conte che nella conferenza di fine anno ha dichiarato alla stampa: «Abbiamo dovuto rivedere la crescita all'1% perché ci siamo "accodati" agli organismi internazionali, ma ciò non significa che siamo rassegnati a una crescita bassa... scommetto su una crescita robusta.»
Non resta che "sperare" che sia così.