Se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi sulla somiglianza di Matteo Renzi a Silvio Berlusconi, le indiscrezioni uscite su quanto da lui detto nell'ultimo Consiglio dei Ministri, dovrebbero sciogliere qualsiasi dubbio.

Viste le conseguenze sull'immagine personale e complessiva del suo Governo, uno come Matteo Renzi, che sull'immagine ha costruito la sua fortuna politica, non poteva certo far finta di nulla.

Quindi,  venerdì pomeriggio se l'è presa con la magistratura in generale e con quella di Potenza in particolare, rea di aver condotto l'inchiesta in un modo incredibile, culminato con l'audizione del ministro delle Riforme Boschi, definita un attacco a tutto il Parlamento (!).

Le intercettazioni. Come già accaduto in passato, si ritorna sempre lì. Così Renzi si lamenta di quelle che non avrebbero nulla a che fare con l'attività pubblica, ma riguarderebbero la sfera privata, e di quelle che - secondo lui - minerebbero la sicurezza nazionale, riferendosi alle telefonate del capo della Marina, De Giorgi.

Arrivati a questo punto, è necessario intervenire. Così la palla passa al ministro della Giustizia Orlando che si dice d'accordo e che promette riforme, però in sinergia con la magistratura, prendendo esempio da codici di comportamento già adottati autonomamente da alcune procure.

Tutto come ai tempi di Berlusconi. Secondo Renzi, non è necessario comportarsi correttamente per evitare e non rischiare figuracce e reati, ma è altresì imprescindibile che figuracce e reati non siano conosciuti, perlomeno dall'opinione pubblica!