Gli analisti militari, gli esperti di diplomazia e gli stessi politici cercano già di intravedere il futuro oltre l’orizzonte della fine delle ostilità. In certi casi provano a delinearlo, perché probabilmente quel punto è molto più vicino di quanto si pensi e bisogna già pensare a cosa fare “dopo”.

Purtroppo manca una visione condivisa a livello di Paesi europei o almeno di NATO. Anzi, mancano le idee o manca il coraggio di avanzarle o vi sono poche proposte. Un punto sul quale sembra si stai consolidando l’opinione dei vertici politici continentali è che l’Ucraina non debba diventare membro della NATO. L’Ucraina o ciò che ne resterà alla fine del conflitto. Kiev nell’Alleanza Atlantica sarebbe come un drappo rosso di fronte agli occhi del toro, in questo caso la Russia. Non cedere alla prepotenza di Mosca è un conto, provocarla apertamente è un altro.

Sul primo punto sono tutti d’accordo, sul secondo pure, o così sembra, perché non tutti esplicitano tale pensiero. Persino quelli che disprezzano i russi, come certi politici e diplomatici britannici, guardano alla realtà con occhi diversi da quelli della semplice propaganda impartita ai propri cittadini dai media mainstream.

Sir David Logan, ex ambasciatore britannico in Turchia che ha operato anche  a Mosca e a Washington, esorta all’urgenza di elaborare una nuova architettura nuova per la sicurezza in Europa. Ha parole di scarsa considerazione verso la Russia come governo e come Paese, ma non si vergogna di affermare che la NATO si è semplicemente allargata troppo e adesso bisogna fermarsi.

Inoltre pone l’attenzione sulla possibilità concreta che gli USA diminuiscano o terminino il proprio impegno americano sul Vecchio Continente: da ciò deriverebbero enormi conseguenze su cui occorre ragionare.