Tema dell'Angelus odierno del Papa perdono e misericordia, a commento del passo del vangelo di Matteo dedicato al "re misericordioso".

"Nella parabola", ha detto Francesco "troviamo due atteggiamenti differenti: quello di Dio – rappresentato dal re – che perdona tanto, perché Dio perdona sempre, e quello dell'uomo. Nell'atteggiamento divino la giustizia è pervasa dalla misericordia, mentre l'atteggiamento umano si limita alla giustizia. Gesù ci esorta ad aprirci con coraggio alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia lo sappiamo"...E per quanto riguarda l'uomo, il Papa ha detto che "non è facile perdonare, perché nei momenti tranquilli uno dice: “Sì, questo me ne ha fatte di tutti i colori ma anch'io ne ho fatte tante. Meglio perdonare per essere perdonato”. Ma poi il rancore torna, come una mosca fastidiosa d'estate che torna e torna e torna... Perdonare non è soltanto una cosa di un momento, è una cosa continua contro questo rancore, questo odio che torna. Pensiamo alla fine, smettiamola di odiare".

Ma non pare che l'uomo riesca a capirlo. Per questo il Papa, dopo la preghiera dell'Angelus, ha ricordato quanto sta accadendo a Moria. 

"Nei giorni scorsi, una serie di incendi ha devastato il campo-profughi di Moria, nell'Isola di Lesbo, lasciando migliaia di persone senza un rifugio, seppure precario. È sempre vivo in me il ricordo della visita compiuta là e dell'appello lanciato assieme al Patriarca Ecumenico Bartolomeo e all'Arcivescovo Ieronymos di Atene, ad assicurare «un'accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa» (16 aprile 2016). Esprimo solidarietà e vicinanza a tutte le vittime di queste drammatiche vicende".

Eppure, mentre alcuni Paesi europei hanno dato la loro disponibilità ad accogliere una parte dei migranti accampati a Moria, le cristianissime nazioni di Austria, Polonia e Ungheria si sono fermamente rifiutate di farlo. 

Il Papa inoltre ha ricordato anche che "in queste settimane si assiste in tutto il mondo – in tante parti – a numerose manifestazioni popolari di protesta, che esprimono il crescente disagio della società civile di fronte a situazioni politiche e sociali di particolare criticità. Mentre esorto i dimostranti a far presenti le loro istanze in forma pacifica, senza cedere alla tentazione dell'aggressività e della violenza, faccio appello a tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche e di governo di ascoltare la voce dei loro concittadini e di venire incontro alle loro giuste aspirazioni, assicurando il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili. Invito infine le comunità ecclesiali che vivono in tali contesti, sotto la guida dei loro Pastori, ad adoperarsi in favore del dialogo, sempre in favore del dialogo, e in favore della riconciliazione – abbiamo parlato del perdono, della riconciliazione".

Ma senza aiutare gli altri e capirne le regioni, non ci può essere né dialogo, né riconciliazione.