Si è tenuta giovedì pomeriggio a Palazzo Chigi una riunione convocata dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in relazione al trattenimento in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala. Alla riunione hanno preso parte il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il Consigliere diplomatico del Presidente, Fabrizio Saggio.All'esito dell'incontro, il Governo conferma l'impegno presso le autorità iraniane per l'immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana.Per quanto riguarda Mohammad Abedini, che è al momento in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti, il Governo ribadisce che a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali.Il Sottosegretario Mantovano, in veste di Autorità delegata, venendo incontro alle richieste delle opposizioni, ha dato immediata disponibilità al Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini, a riferire al COPASIR già domani mattina, e quindi per suo tramite al Parlamento.Nel corso del pomeriggio, inoltre, il Presidente Meloni ha avuto un colloquio telefonico con Renato Sala, padre di Cecilia, e ha incontrato a Palazzo Chigi la madre, Elisabetta Vernoni.
Questo il comunicato diffuso ieri da Palazzo Chigi, con cui il governo dei patrioti ha cercato di dimostrare agli italiani il suo feroce attivismo per la liberazione della giornalista del Foglio, Cecilia Sala (oltretutto fortunata figlia di un noto banchiere ai vertici di MPS e rappresentante di JP Morgan in Italia).
Nel concreto, però, quale sia o quali siano le leve che Meloni & Co. vogliano utilizzare per la liberazione della Sala non è ancora chiaro a nessuno. In compenso, il resoconto al COPASIR previsto per oggi è già stato spostato a lunedì 6 gennaio, alle ore 14, presso l'Aula del VI piano di Palazzo San Macuto.
L'importante è comunque trasmettere alla patria l'impegno profuso dal governo per accelerare quanto prima la liberazione della giornalista italiana, le cui condizioni di detenzione sono a dir poco drammatiche, come fatto sapere dalla stessa Sala in una telefonata ai genitori: mentre dorme per terra su una coperta, con un'altra si protegge dal freddo della cella, dove non c'è un materasso e dove le luci al neon sono sempre accese, giorno e notte. Addirittura le sono stati confiscati gli occhiali e non le è stato consegnato il pacco con i beni di prima necessità che le era stato promesso dall'ambasciatrice italiana in Iran Paola Amedei!
La madre di Cecilia Sala ha poi riassunto così l'incontro avuto con la premier:
"La fiducia è tanta. Sicuramente stanno lavorando e io sono un po' come Cecilia, sono un po' un soldato: aspetto e rispetto il lavoro che stanno facendo, quello che potrò fare per parte mia lo farò, sicuramente loro stanno facendo il loro.Cosa mi ha detto Meloni? La premier ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre, è stata più precisa e più puntuale ed è questo che io volevo, e questo ho avuto. Se sono soddisfatta quindi di questo incontro? Ovviamente sì, in questo momento, è ovvio che i miei umori cambiano. Ieri è stato un momento di cambio d'umore forte, però assolutamente sì.Se ho sentito di nuovo Cecilia? No, dopo ieri no. Non sono frequenti le telefonate, ieri è stata la seconda, dopo la prima in cui mi ha detto che l'avevano arrestata. Poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ma ieri è stato proprio un regalo: arrivano così, inaspettate, quando vogliono loro io sono lì solo ad aspettare la telefonata.Purtroppo avrei voluto notizie più rassicuranti da parte sua e invece nelle domande che ho fatto se avesse un cuscino pulito su cui appoggiare la testa… mi ha detto mamma, non ho cuscino!Qual è la cosa che mi preoccupa di più in questo momento? Sono due. La prima adesso sono assolutamente le condizioni di vita carceraria di mia figlia, perché si è parlato di cella singola ma non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione comuni e poi ci sono le celle di punizione, e lei è una di queste evidentemente. Se una dorme per terra nel 2024 mi fa pensare che sia così.La prima cosa che auspico sono condizioni più dignitose di vita carceraria, e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, su cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché è come il capire: sono realtà molto particolari. Cecilia cerca di essere un soldato e cerco di esserlo anche io, però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita.Se pensiamo ai giorni, io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è un'eccellenza italiana, non sono solo il vino e i cotechini. In merito ai tempi per il rientro di Cecilia Sala mi hanno detto qualche cosa, ma sono cose molto generiche su cui adesso attendo notizie".
Come si può capire, l'impegno del governo (post) fascista è massimo per la liberazione di un'italiana detenuta ingiustamente in un carcere iraniano... diversamente sarebbe stato se fosse stata detenuta in un carcere ungherese da un fascista (quasi) dichiarato come Viktor Orban... la Sala non è la Salis!
A proposito di Salis... anche lei si è espressa sulla vicenda, dichiarando la solidarietà e la comprensione di ex detenuta politica, ostaggio della propaganda di regime dell'Ungheria:
"Di fronte a quanto sta accadendo alla giornalista Cecilia Sala, è indispensabile agire con determinazione, intelligenza ed efficacia. Occorre “fare in fretta”: dobbiamo riportare Cecilia a casa il prima possibile.Non posso fare a meno di ricordare il periodo in cui anch'io fui messa in isolamento in una prigione di un paese straniero, lontano da casa. Le condizioni degradanti e pericolose in cui è detenuta Cecilia nel carcere di Evin a Teheran sono persino peggiori di quelle che ho vissuto a Budapest, e il solo pensiero mi dà i brividi.A lei, ai suoi affetti e ai suoi colleghi va tutta la mia vicinanza.Nel mio caso, il sostegno di tantissime persone è stato fondamentale, indipendentemente dal fatto che condividessero o meno le mie posizioni politiche. È questo il modo giusto di agire: unirsi per combattere l'ingiustizia e difendere la dignità umana.Questa solidarietà non sminuisce - anzi rafforza - quella che dobbiamo a tutti i giornalisti e le persone cui viene tolta la libertà, che rischiano, e a volte pagano con la vita, per raccontare la verità. Dalla Palestina all'Iran, dalla Siria alla Turchia, fino all'Ucraina e alla Russia.Infine, è essenziale ricordare che la vicenda di Cecilia si inserisce in un contesto più ampio, quello dello straordinario movimento sociale “Donna, Vita, Libertà,” che continua a lottare con coraggio, indomito nonostante la feroce repressione".