Il Governo Meloni riuscirà a pagare il conto della stagione del “debito facile” convincendo chi ha sfasciato i conti a collaborare per rimetterli in sesto perché non serve “più Europa”, servono semplicemente soldi? Se il Governo si siede al tavolo dei “volonterosi”, e non ha soldi, è costretto a chiedere quanti soldati italiani vale un Mirage o un carrarmato Leopard o lo scudo nucleare anglo-francese perché le chiacchiere di Istituzioni-Politici-Guru e le loro manifestazioni in piazza sono oggetto di considerazione e attirano l’attenzione solo dei media nazionali. Gli scherzi della democrazia, portando Donald Trump alla presidenza Usa, stanno presentando al Governo Meloni il conto di più di un quarto di secolo di dissesto dei conti pubblici. La traiettoria del debito in valore assoluto è sempre crescente ed in evidente divaricazione rispetto al livello di debito pattuito nonostante le ripetute procedure di infrazione ed il conseguente impegno a rientrare (rientro sulla fiducia evidentemente mal riposto). La grande speranza dell’era Covid 2021-2022 che il debito “non problema” per temporanea “escape clause” non diventasse un problema dopo, è stata delusa dal Patto di stabilità di fine 2023: il Debito, mai problema - sempre sostenibile, adesso è il problema ed è insostenibile - aggravato dall’aumento dei tassi e va ridotto. Eppure il Ministro dell’economia è costretto a trovare soldi emettendo Btp e promuovendone l’acquisto anche barattando 50.000 euro di Btp con lo scrocco dei servizi pubblici e dei bonus (così prevede il nuovo calcolo Isee). L’indebitamento netto, nonostante l’iniezione dei fondi a debito, talora interseca la traiettoria pattuita, talora la supera ma basta un’emergenza per allontanarsi dalla traiettoria evidenziando la strutturale impossibilità di chiudere ordinatamente i conti pubblici perché c’è sempre un bonus, un’imprevista emergenza a soluzione indifferibile, l’incapacità di controllare la spesa e di misurarne gli effetti (esemplare il superbonus 110%), di impedire ruberie e frodi (esemplare il reddito di cittadinanza-il tax gap-le pratiche corruttive) e di dissuadere dalle pratiche del falso d’impresa (esemplare la continuativa scoperta di frodi carosello). Gli esercizi scolastici evidenziano il progressivo dissesto dei conti pubblici.

Servono soldi per partecipare ai nuovi schemi di gioco imposti dagli scherzi della democrazia ed i soldi non ci sono e non si possono trovare continuando ad indebitarsi e scassando ulteriormente i conti. L’Unione europea lancia il piano ReArm Europe ed il Ministro dell’economia Giorgetti, a chiusura dell’Ecofin 11.3.2024, risponde “l’Italia non può concepire il finanziamento della difesa a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici”. Questa ipotesi, “sarebbe inaccettabile”, “per questa ragione ho incoraggiato soluzioni a livello europeo che promuovessero azioni coordinate per migliorare la difesa”. “Dobbiamo anche chiarire la portata e la durata della clausola di salvaguardia poiché la maggior parte degli investimenti nella difesa si estende su molti anni e il loro impatto sui conti pubblici può apparire solo a lungo termine”. Da qui la proposta per non appesantire il bilancio: ”fondo di garanzia di circa 16,7 miliardi di euro che potrà mobilitare fino a 200 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi”. Il Ministro Giorgetti si ripete in question time, mentre il Parlamento europeo promuove il piano "ReArm Europe" proposto dalla Commissione, avvertendo i Politici che non è più stagione dei dibattiti su per cosa o come o quanto indebitarsi perché non è più possibile indebitarsi a causa dei conti pubblici dissestati - senza un credibile progetto per riassestarli ed apparentemente ingovernabili.  Informa che è impegnato a fare debito: “se si hanno degli impegni internazionali e si fa parte di un'alleanza, e quest'alleanza richiede un impegno del 2%, siamo tenuti seriamente a rispettarlo”. Avverte che la flessibilità del Patto non può significare incremento significativo del Debito: “l'Italia ha salutato positivamente la proposta della Commissione di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita per le spese legate alla difesa, tuttavia la flessibilità per la spesa non deve compromettere la sostenibilità dei conti pubblici e non deve far aumentare in misura significativa il debito pubblico. Conferma l’obbligo di spendere il 2% del Pil per la difesa ma un ulteriore debito dovrà essere ben giustificato: “prima di tutto l'Italia deve rispettare gli impegni internazionali del 2% del Pil. Poi si deve sapere quali sono le necessità sugli investimenti militari, una volta determinato questo, su cui sta lavorando Crosetto, si stabilirà il tipo e l'ammontare dell'impegno che il governo italiano dovrà sostenere”. E in data 15 marzo, “alla Piazza per l’Europa” che chiede “più Europa” risponde che le regole europee sono “"pensate in tedesco (loro hanno soldi da spendere!) e scritte in inglese” e classifica “balle” le divergenze con il Premier Giorgia Meloni. E il Premier Meloni, in videoconferenza con i “volonterosi”, dichiara che non ha alcuna intenzione di seguirli mettendo sul tavolo soldati anziché soldi: “l’Italia intende continuare a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci. Non è invece prevista la partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”. Il messaggio del Premier e del Ministro dell’economia è chiaro: la priorità è riassestare i conti per riconquistare credibilità ed autorevolezza interna (i problemi dei contribuenti non possono continuare a rimanere irrisolti) e rispettabilità internazionale (non si possono sempre porre condizioni al tavolo dei Partner perché mancano i soldi e non si può sempre chiedere debito europeo per paura dello spread). 

                        Istituzioni – Politici – Dirigenti PA sono chiamati a coordinarsi con il Governo per archiviare la stagione del “debito facile” – per trovare la ricetta per contenere il debito pubblico perché continuare ad indebitarsi non solo rende problematico dimostrare al mercato – alle società del rating la sostenibilità del rapporto debito-deficit/Pil, ma rende anche insostenibile l’onere degli interessi per il bilancio pubblico e per i contribuenti (la priorità politica di caccia ai soldi per fare quadrare i conti non lascia mai margini di manovra per la soluzione dei problemi dei contribuenti). Gli esercizi scolastici dicono che serve una nuova ricetta (riduzione del debito in valore assoluto per ridurre gli interessi) perché la classica ricetta più crescita (storicamente insufficiente), più tasse (storicamente sempre più esagerate), meno servizi pubblici (storicamente insufficienti se non addirittura mancanti) non funziona.

Gli esercizi scolastici segnalano anche che la ricetta per risanare i conti – ridurre il debito ed i correlati interessi c’è: attrezzare Istituzioni – Politici – Dirigenti PA per presidiare la cassa – per non sprecare soldi (per fare solo debito “buono”) – per evitare frodi e scrocchi (per dare soldi solo a chi veramente li merita o ne ha bisogno) – per impedire ruberie(per intercettare gli imponibili fiscali occultati al Fisco).

Cioè, gli esercizi scolastici già indicano la ricetta per risanare i conti pubblici – per chiudere la stagione del “debito facile” rendendo il debito in valore assoluto accettabile per tutti e con costo sostenibile per i contribuenti, senza produrre danni ai contribuenti che già pagano (anche perché costretti a pagare - perché tassati alla fonte) e senza chiamarli ad una maggiore contribuzione per la difesa o penalizzarli riducendo i servizi pubblici (paga tutto chi finora non ha mai pagato o si è auto-praticato troppo sconto). Basta che il Premier Giorgia Meloni convinca Istituzioni – Politici - Dirigenti PA a mandare in officina il vigente modello di contrasto all’evasione fiscale, sviluppato dai Direttori delle entrate ma geneticamente inadeguato a contrastarla, per revisionarlo ed addestrarlo ad intercettare ruberie-sprechi-scrocchi-frodi.