Questo giovedì, a cercare un approccio diplomatico come soluzione alla crisi ucraina è stata la volta del Regno Unito, con la visita a Mosca della ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, che ha avuto un colloquio con l'omologo russo, Sergei Lavrov.

Che il faccia a faccia tra i due non sia andato nel migliore dei modi lo ha ampiamente dimostrato la successiva conferenza stampa, dove alle gelide dichiarazioni della Truss hanno fatto eco quelle altrettanto gelide di Lavrov.

Riassumendo il colloquio con Lavrov in una intervista con il corrispondente della BBC a Mosca, la Truss ha confermato una visione unica su come affrontare la crisi da parte di UK, Usa e Ue, definendo la situazione in Ucraina una minaccia alla sicurezza globale che, in caso di invasione, avrebbe "terribili conseguenze".

"Nella conferenza stampa Sergei Lavrov ci ha detto che la Russia non ha in programma di invadere l'Ucraina, ma se è così perché ci sono 100.000 soldati ai suoi confini? Perché si stanno accumulando divisioni corazzate? Perché c'è un minaccia di attacco anche dal confine della Bielorussia?Questa è la domanda che ho posto oggi a Sergei Lavrov e a cui non ha risposto. L'unico modo in cui la Russia può dissipare la paura che ci sia un'invasione imminente è allontanare uomini e mezzi dal confine".

Contemporaneamente, sempre in relazione all'Ucraina, il premier Johnson si è prima recato a Bruxelles e poi in Polonia, dove ha ribadito la necessità di una messa a punto di un pacchetto di sanzioni automatiche in caso di invasione, citando il gasdotto Nord Stream 2.


E per aumentare la pressione psicologica sull'Ucraina, la Russia ha iniziato l'esercitazione di 10 giorni nella parte meridionale della Bielorussia, a circa 200 km da Kiev, dove Mosca ha inviato 30mila soldati.