Lunedì, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato la decisione di consentire nuovamente l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, affermando che tale misura era necessaria per proseguire l'offensiva militare contro Hamas e mantenere il sostegno internazionale.
"La pressione su Israele si stava avvicinando a una linea rossa", ha dichiarato in un messaggio video diffuso sul suo canale Telegram, facendo riferimento all'allarme crescente tra gli alleati occidentali per le immagini di fame provenienti dall'enclave palestinese.
La mossa ha scatenato una bufera politica interna. Le critiche più aspre sono arrivate dall'estrema destra della coalizione di governo, che accusa Netanyahu di aver violato le promesse dei vertici militari e politici israeliani di interrompere ogni forma di assistenza verso Gaza. Persino all'interno del Likud, il suo stesso partito, si sono sollevate voci discordanti, segno della crescente tensione nel campo della destra israeliana.
Nonostante l'assenza di strutture IDF completamente operative per controllare la distribuzione degli aiuti, Netanyahu ha deciso di procedere, anche se non è stato comunicato quanti saranno i camion che giornalmente potranno accedere nella Striscia.
Nel suo messaggio, Netanyahu ha ribadito le preoccupazioni dei partner internazionali, in particolare di "alcuni dei più grandi amici di Israele", tra cui senatori stranieri (di cui non è stata specificata la nazionalità), che avrebbero ammonito Tel Aviv: "Non possiamo tollerare immagini di fame e carestia. Non potremo continuare a sostenervi".
Il premier israeliano ha parlato di un "punto pericoloso" e di una "linea rossa" sempre più vicina, senza però specificare se si riferisse alla catastrofe umanitaria a Gaza o al rischio concreto di perdere l'appoggio strategico degli alleati storici.
Concludendo, Netanyahu ha affermato che per arrivare alla vittoria sarà necessario "risolvere in qualche modo il problema", lasciando intendere che la strategia militare israeliana non può prescindere da una gestione, seppur minima, della crisi umanitaria.
Il Presidente israeliano Isaac Herzog ha appoggiato la decisione, sottolineando la necessità di bilanciare la forza militare con l'umanità (!!!). "Questo passo ci consente di continuare la nostra campagna militare, mantenendo allo stesso tempo la nostra umanità", ha dichiarato Herzog.
Per la cronaca, da registrare il dietrofront del Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che solo poche settimane fa aveva minacciato di lasciare il governo se fossero ripresi gli aiuti. Ora sostiene che gli approvvigionamenti non andranno ad Hamas, ma serviranno esclusivamente alla popolazione civile, grazie ai nuovi piani di controllo della distribuzione, che però al momento non sembrano esistere.
Per chi non avesse ben compreso l'enormità di quanto dichiarato da Netanyahu, questo può essere riassunto in questi termini: perché Israele possa continuare a massacrare i palestinesi con le bombe, è necessario evitare di farli morire per fame. In questo modo, i governi dei Paesi occidentali non avranno difficoltà a continuare a sostenere lo Stato ebraico che potrà così continuare indisturbato ad assassinare donne e bambini palestinesi con le bombe, facendo credere che stia combattendo una guerra, mentre in realtà sta compiendo un genocidio.
Questo è quanto ha dichiarato questo pomeriggio la coraggiosa giornalista di Al Jazeera Hind Khoudary, in un reportage da Deir el-Balah:
"Il 90% di Khan Younis è sottoposto a ordini di sfollamento forzato. Abbiamo visto persone evacuare sotto il fuoco nemico, tenendosi stretto tutto ciò che potevano portare con sé, e le forze israeliane hanno chiesto a quei palestinesi di evacuare ad al-Mawasi.Ma anche al-Mawasi è sotto attacco. Ieri sera, una tenda è stata presa di mira e una famiglia è stata uccisa, e al-Mawasi è sotto continuo attacco delle forze israeliane.Sono in corso attacchi con bombardamenti di artiglieria, quadricotteri, droni e aerei in tutta la Striscia di Gaza, in aree come il nord di Gaza, Gaza City, Nuseirat, Deir al-Balah e Khan Younis. La situazione continua a peggiorare e i palestinesi non hanno scelta, né opzioni, né vie di fuga. Ovunque vadano, continueranno a essere presi di mira".