«Glielo dico con chiarezza; stiamo lavorando proprio per evitare la chiusura dell'intero territorio nazionale. Monitoriamo costantemente l'andamento del contagio, la reattività e la capacità di risposta del nostro sistema sanitario, e soprattutto confidiamo di vedere a breve gli effetti delle misure restrittive già adottate. È una situazione in evoluzione che valutiamo con la massima attenzione».

Così il premier Conte in una intervista a La Stampa. Premier che ha spiegato in questi termini il perché non sia stato attuato, già un mese fa, un lockdown nazionale:

«Abbiamo dovuto attuare il lockdown nella prima fase, quando non disponevamo di un piano operativo e di un sistema di monitoraggio. Adesso però dobbiamo affrontare questa seconda ondata con misure graduate e circoscritte territorialmente. Le nostre misure sono sempre ispirate, ripeto, ai principi di massima precauzione, proporzionalità e adeguatezza, che mai ci hanno spinto a sottovalutare la gravita e l'imprevedibilità del contagio. Ma la nostra strategia è diversa, perché abbiamo adesso strumenti che ci consentono di operare differenziazioni territoriali. Imporre un lockdown totale un mese fa sarebbe stata una decisione irragionevole in base agli strumenti di cui disponiamo, incomprensibile per la popolazione, disastrosa per tutti».

Ma le differenziazioni sui territori di cui parla Conte lasciano più di qualche dubbio, come dimostra il caso Campania. Sui dati dell'11 novembre, il rapporto tra nuovi contagiati e tamponi nelle ultime 24 ore è pari al 17,1%, 3 punti in più rispetto alla media nazionale, mentre la Campania continua ad essere in fascia gialla, cioè tra le regioni dove il contagio è meno diffuso. Da sottolineare che il numero di contagi in Campania va avanti su questi livelli non da ieri, ma da giorni. Per questo gli ospedali della regione, in particolare quelli di Napoli, vengono presi d'assalto da persone in cerca di ossigeno!

Così, mentre le file di auto e ambulanze davanti ai pronto soccorso della regione aumentano, si vedono però anche immagini di centinaia di persone che, anche senza mascherina, si accalcano per le vie di Napoli approfittando delle  belle giornate di un autunno, dal punto di vista della temperatura, più che clemente.

Le istituzioni locali, per primo il presidente della regione De Luca, rilasciano dichiarazioni contraddittorie, prima lamentandosi del fatto che la Campania non sia stata messa in zona rossa, poi lamentandosi del fatto che alcuni si facciano la stessa domanda in rapporto alle condizioni non così "in salute" della sanità campana  denunciate dallo stesso presidente, che però si altera se altri lo fanno notare:«Continua la campagna di aggressione mediatica contro la Campania. C’è da rimanere esterrefatti di fronte alle parole e alle tesi campate in aria ascoltate da vari interlocutori nella trasmissione del servizio pubblico Cartabianca. Di fronte a queste falsità non resta che la querela per diffamazione».

Ad alimentare la confusione, anche le ultime dichiarazioni del ministro Di Maio, che alcuni media davano però come strenuo difensore della zona gialla in Campania:

«Le immagini del paziente ritrovato morto nel bagno dell’ospedale Cardarelli di Napoli sono scioccanti. Siamo di fronte a fatti drammatici e inaccettabili, episodi che ci spingono ad agire come Governo centrale, perché non c’è più tempo. A Napoli e in molte aree della Campania la situazione è infatti fuori controllo. Non è più questione di opinioni o pareri, qui a parlare è la realtà. Il paziente trovato morto accasciato nel bagno all’ospedale Cardarelli è la più cruda e violenta di numerose testimonianze che mi giungono ogni giorno dagli ospedali campani: persone curate in auto nei parcheggi, altre che muoiono in ambulanze del 118 a cui non viene assegnata la destinazione; altre ancora che neanche vengono prelevate da casa nonostante le continue chiamate. La vita e il diritto alla salute di ogni singolo cittadino sono delle priorità che vanno tutelate sopra ogni cosa. Se non riescono a farlo gli enti territoriali, lo deve fare lo Stato. Ho tenuto il silenzio fino ad ora per rispetto di tutte le istituzioni coinvolte. Ma ora bisogna intervenire immediatamente e bisogna farlo soprattutto al Sud, che rischia di implodere. Io credo che il nostro Governo non debba perdere tempo e debba rispondere, come ha sempre fatto. Siamo qui per decidere, lasciamo agli altri i talk show e le battute. Gli italiani vogliono vederci decisi e determinati».

L'esempio della Campania è significativo per dimostrare ancora una volta l'impossibilità, di fronte alla pandemia, di prevedere e prendere decisioni che siano razionalmente giustificabili. 

Così, nelle prossime ore ministero della Salute e Governo decideranno nuove zone rosse o arancioni, per applicare localmente altre restrizioni che però non comporteranno in ogni caso la chiusura delle principali attività produttive e neppure quella delle scuole primarie. Difficile, pertanto, che il contagio, seppur calando, possa essere fermato.

Ma quando i morti avranno superato la soglia di mille ogni 24 ore, quante saranno le persone che penseranno agli acquisti di Natale, che il Governo dice di voler tutelare?