Il giornale americano Politico ha pubblicato la spietata analisi condotta da due accademici del centro studi Defense Priorities, Christopher McCallion e Benjamin H. Friedman. Con questa uscita ormai è chiaro come persino i commentatori mainstream accusano gli errori strategici dei leader occidentali e ne criticano pesantemente il comportamento nei confronti dell’Ucraina.
I due esperti definiscono “irresponsabile” la politica della NATO perché genera false speranze e rende la pace meno probabile e la guerra più pericolosa. Gli ucraini infatti vengono portati a credere che grazie all’Alleanza Atlantica potranno certamente ottenere la vittoria finale. Ma sono gli stessi occidentali a dire che questa prospettiva è di fatto impossibile. Eppure non lo dicono ai diretti interessati, ai quali anzi offrono la falsa speranza di diventare un giorno il 33esimo membro dell’organizzazione. Li spingono allora a combattere ancora, a impoverire ancora le proprie riserve pur di lottare contro i russi. Però la NATO prolunga l’agonia ucraina e rischia pure di accendere l’escalation con la Russia.
Al summit di luglio ha parlato di un “ponte verso la membership” e del “percorso irreversibile” verso l’adesione su cui si troverebbero oggi gli ucraini. Anche il Carnegie Endowment for International Peace stigmatizza l’autoreferenzialità dei partecipanti al vertice NATO di Washington e il l’ingenuo ottimismo. Infatti sarebbero in una situazione piuttosto grave: un’impasse che è il “più grande test dai tempi della Guerra Fredda”: mettere fine alla guerra senza sacrificare al tempo stesso l’Ucraina.
Su “Politico” lo scrivono a chiare lettere: le promesse dell’Occidente sono parole vuote. La formula degli aiuti a Kiev “per tutto il tempo che serve” o “as long it takes” è altrettanto fallace, perché per farla saltare basta un cambio netto di governo in qualche Paese alleato, senza nemmeno scomodare le presidenziali americane di novembre.