Il gruppo libanese Hezbollah ha lanciato un avvertimento chiaro: se le forze israeliane non completeranno il ritiro dal Libano entro domenica, come previsto dall'accordo di cessate il fuoco, questo rappresenterà una "palese" violazione dell'intesa raggiunta con la mediazione di Stati Uniti e Francia.

L'accordo di cessate il fuoco, siglato nel novembre dello scorso anno, ha messo fine a un conflitto che ha inflitto pesanti danni al Libano, con la distruzione di infrastrutture vitali e la morte di importanti figure politiche e militari di Hezbollah. Tra le condizioni principali, l'accordo prevedeva il riposizionamento delle forze di Hezbollah a nord del fiume Litani, situato a circa 30 chilometri dal confine israeliano.

Secondo Hezbollah, il mancato rispetto di questa scadenza rappresenterebbe non solo una violazione dell'accordo, ma anche un affronto alla sovranità del Libano.

In una dichiarazione ufficiale, Hezbollah ha sottolineato la necessità che l'esercito libanese possa schierarsi su “ogni centimetro” del territorio nazionale, garantendo il ritorno rapido dei residenti nelle aree ancora sotto occupazione israeliana. La leadership politica libanese è stata invitata a fare pressione sui mediatori – Stati Uniti e Francia – per assicurarsi che Israele rispetti gli impegni presi.

“Superare il periodo di 60 giorni rappresenterebbe una grave violazione della sovranità del Libano e un nuovo capitolo dell'occupazione,” ha dichiarato Hezbollah che, nonostante il tono deciso, al momento non ha esplicitamente minacciato di riprendere le ostilità contro Israele, scegliendo invece di mantenere un atteggiamento di osservazione.

La mancata attuazione dell'accordo potrebbe alimentare nuove tensioni in una regione già fragile. Hezbollah ha dichiarato che seguirà con attenzione gli sviluppi nei prossimi giorni, sottolineando che "qualsiasi violazione degli accordi e degli impegni sarà inaccettabile".

Israele, in quanto Stato ebraico, da decenni si è potuto permettere qualsiasi violazione del diritto internazionale... figuriamoci se può temere di violare un accordo siglato da poco tempo!

Inoltre, dopo aver cessato il genocidio a Gaza, adesso lo Stato canaglia di Israele lo ha intensificato in Cisgiordania, dove sta effettuando raid da Ramallah a Jenin, compiendo arresti indiscriminati, uccisioni ingiustificate e distruzioni diffuse di strade, strutture e abitazioni, che vengono anche date alle fiamme.

Lo Stato ebraico oggi fa ciò che facevano i nazifascisti nel secolo scorso, con l'unica differenza di avere però il pieno appoggio politico, finanziario e militare di chi in passato i nazifascisti li combatteva! E questo fa indignare e non poco.

Ma la cosa peggiore è che tutto questo non potrà mai essere un viatico per arrivare ad una pacificazione in quella regione.