Nonostante l'enorme occasione, nessun arabo israeliano, ieri, ha pensato di immolarsi per poter uccidere quanti più ebrei possibile nell'ennesima manifestazione che si è svolta in Israele per protestare contro la riforma della giustizia voluta dall'esecutivo Netanyahu (adesso in standby, ma non ritirata) con le solite decine di migliaia di persone che hanno occupato una delle arterie principali di Tel Aviv. Gli organizzatori, rispetto al programma originale, hanno accettato solo di non svolgere la marcia prevista che doveva far da seguito al raduno. 

Le tensioni, però, si sono spostate a Gerusalemme, nella moschea di Al-Aqsa, dove numerosi fedeli musulmani si erano barricati per difendere il tempio e i luoghi limitrofi dalle possibili provocazioni dei fedeli ebraici che, in occasione della Pasqua, avrebbero potuto effettuarvi dei sacrifici rituali, come puro e semplice atto  di provocazione. 

Il ministro Ben Gvir, aveva preteso un intervento delle forze di sicurezza per liberare il tempio, dopo che fonti diplomatiche israeliane avevano ricevuto un no secco da parte della Giordania, in qualità di custode della Spianata delle moschee e dei suoi luoghi di culto, perché convincesse i palestinesi a lasciare la moschea. Il capo della polizia, contrario all'intervent,o ha avuto la meglio e così, non si sono avuti né scontri, né arresti... con la sola conseguenza di qualche grido di dissenso proveniente da Al-Aqsa nei confronti degli ebrei che in mattinata si sono recati presso il muro del pianto per la benedizione di Pesach.

Una decisione che ha fatto infuriare uno dei tanti post-fascisti del governo Netanyahu, il Ministro del patrimonio culturale dello Stato di Israele, Amihai Eliyahu del partito di estrema destra Otzma Yehudit, che in un post social ha accusato i vertici delle forze dell'ordine di ribellione contro l'attuale governo che, a causa di ciò, non sarebbe in grado, in relazione alla sicurezza dello Stato, di mettere in atto quanto promesso in campagna elettorale.

Infatti, nelle ultime 24 ore, i poveri ebrei israeliani in Cisgiordania non hanno potuto fare niente di più di questo per inasprire le condizioni di vita dei ferocissimi palestinesi ancora ostinatamente residenti nei Territori Occupati...

  • Aumentare le restrizioni ai checkpoint nella Valle del Giordano;
  • consentire ai coloni israeliani di attaccare un villaggio palestinese nella Valle del Giordano;
  • uccidere un giovane palestinese che stava manifestando ad Azzun;
  • consentire ai coloni di ferire quattro palestinesi in un attacco nei pressi di Al-Bireh;
  • consentire ai coloni estremisti di assalire civili palestinesi a Salfit;
  • approvare 6 piani per l'espansione di nuovi insediamenti in Cisgiordania.

E questo solo nelle ultime 24 ore. Ma alla comunità internazionale questo non interessa. Come non interessa neppure ricordare quanto accaduto il 9 aprile del 1948, 75 anni fa, quando circa duecento miliziani delle organizzazioni terroristiche ebraiche Irgun e Lehi (la definizione di organizzazioni terroristiche era indicata nel loro statuto) presero d'assalto il villaggio di Deir Yassin, pochi chilometri a ovest di Gerusalemme, commettendo uno dei primi massacri che divenne una pratica standard per il neonato Stato di Israele. AI vertici di Irgun e Lehi, nate come costole dell'Haganah (il seme delle attuali forze di sicurezza di Israele), vi erano tra gli altri Menachem Begin e Yitzhak Shamir, divenuti successivamente premier dello Stato ebraico.

A Deir Yassin furono massacrati tra i 250 e i 350 palestinesi. La maggior parte delle vittime erano donne, bambini e anziani. Sono stati registrati casi di stupro e mutilazione in quello che è stato descritto, da fonti israeliane, come un vero e proprio pogrom.

Gli abitanti del villaggio scampati al massacro furono fatti sfilare attraverso la Città Vecchia di Gerusalemme. Così, in diversi altri villaggi, i palestinesi fuggirono, temendo di dover subire la stessa sorte. Dalla costituzione della Stato ebraico furono circa 70 i massacri compiuti dagli israeliani nei confronti di palestinesi... e se qualcuno si prende il disturbo di ricordarlo viene definito antisemita, termine assurdo che testimonia quanto ormai il razzismo di matrice ebraica sia oramai fuori controllo.