Le elezioni regionali in Umbria hanno avuto come risultato il trionfo degli estremisti di destra italiani, i partiti sovranisti Lega e Fratelli d'Italia collegati ai neonazisti tedeschi, ai fascisti francesi, austriaci, ungheresi, agli estremisti di destra americani che parlano di supremazia bianca e agli ultranazionalisti russi che negano democrazia e riconoscimento dei diritti fondamentali, come la parità tra uomo e donna.

Il candidato alla presidenza della regione umbria, Donatella Tesei, sostenuta dalla coalizione di estrema destra di cui faceva parte anche Forza Italia, ha superato di ben 20 punti il suo principale concorrente, Vincenzo Bianconi, che rappresentava la coalizione formata da Pd, 5 Stelle e sinistra.

La leghista Tesei ha ottenuto 255.158 preferenze pari al 57,5% dei consensi, Bianconi 166.179, corrispondenti al 37,4% dei voti. Dodici seggi sono andati alla coalizione di maggioranza e 7 seggi a quella di opposizione.

Per quanto riguarda il risultato dei partiti, La Lega ha ottenuto circa il 37%, FdI il 10% e Forza Italia solo poco più del 5%.

Nell'altra coalizione, il Pd è rimasto intorno alla quota indicata dai sondaggi nazionali con il 22%, mentre si è ridotto al solo 7% il contributo di voti dei 5 Stelle.

Il resto del consenso, per entrambe le coalizioni, è riferibile alle liste civiche che hanno appoggiato i rispettivi candidati.

 

Le conseguenze del voto? Per la coalizione degli estremisti di destra la riprova di quanto la loro propaganda infarcita di contenuti neofascisti sia vincente.

Sull'altro versante, già si traggono le conclusioni e già si pensa di metter fine all'esperimento di un'alleanza tra 5 Stelle e Partito Democratico.

Sono prima di tutto i 5 Stelle, che hanno preso una batosta di non poco conto, a chiudere la porta ad ulteriori tentativi. Questo è quanto scrivono sul loro blog:

"Il patto civico per l’Umbria lo abbiamo sempre considerato un laboratorio, ma l’esperimento non ha funzionato. Il Movimento nella sua storia non aveva mai provato una strada simile. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti.Abbiamo provato a dare a questa regione una alternativa che non prevedesse le solite dinamiche politiche, vista l’emergenza che sta attraversando.Dalla formazione del primo esecutivo ci è stato subito chiaro che stare al Governo con un’altra forza politica – che sia la Lega o che sia il Pd – sacrifica il consenso del Movimento 5 Stelle. Ma noi non siamo nati per inseguire il consenso, bensì per portare a casa i risultati, come il carcere per gli evasori di questa settimana e il taglio dei parlamentari della settimana precedente.Senza raggiungere il 51% imposto dalla legge elettorale, abbiamo avuto bisogno necessariamente di trovare altre forze politiche per governare. Continuiamo a lavorare umilmente, rispettando gli impegni e mettendoci al servizio."


Con toni diversi, più sfumata ma non dissimile nei contenuti, la dichiarazione di Nicola Zingaretti, per il Pd:

"La sconfitta alla Regione Umbria dell'alleanza intorno a Vincenzo Bianconi è netta e conferma una tendenza negativa del centrosinistra consolidata in questi anni in molti grandi Comuni umbri, che non si è riusciti a ribaltare. Il risultato intorno a Bianconi conferma, malgrado scissioni e disimpegni, il consenso delle forze che hanno dato vita all'alleanza.Ringrazio Vincenzo Bianconi per la sua generosità, per essersi messo a disposizione negli ultimi giorni utili e tutti gli elettori e i militanti che si sono battuti in una condizione difficile se non drammatica in quella Regione.Ovviamente rifletteremo molto su questo voto e le scelte da fare, voto certo non aiutato dal caos di polemiche che ha accompagnato la manovra economica del Governo. Sicuramente, anche se in una situazione difficile, è stato giusto metterci la faccia e combattere. Organizzeremo l'opposizione in Consiglio Regionale e nella società per contrastare questa deriva."


Infine, alcune considerazioni in controtendenza.

L'alleanza tra 5 Stelle e Pd non è responsabile del risultato del voto negativo dei grillini che, invece, è stato determinato, in larga parte, dall'aver scelto di governare e di averlo cercato di fare con una "certa" responsabilità.

Il loro successo alle politiche 2018 era dovuto all'essere un partito "contro"... il vecchio, la casta, le banche, la corruzione, ecc. Idem la Lega. L'esser contro è stato il collante, vero, dell'alleanza del precedente governo.

Per mantenere questa loro tratto distintivo anche quando erano al governo, Lega e 5 Stelle hanno operato cercando di far credere di essere ancora all'opposizione, inventandosi, di giorno in giorno, sempre nuovi nemici da indicare ai loro sostenitori come avversari con cui stavano continuando a combattere.

L'operazione è riuscita meno ai 5 Stelle e di più alla Lega, per il semplice motivo che quest'ultima si è sempre sfilata dal prendere decisioni difficili sul piano economico, scaricandone invece la responsabilità sull'alleato pentastellato. Nello stesso tempo la Lega ha continuato la sua propaganda contro chiunque, fingendosi portavoce dei ceti medi e medio-bassi tartassati dalla crisi e dalle scelte dei governi precedenti.

Infatti, non bisogna dimenticare che i successi elettorali di Lega e 5 Stelle alle politiche 2018 derivano dalle scelte politiche dei governi precedenti, volte non a migliorare la vita degli italiani, ma a contribuire alla formazione di uno zoccolo elettorale che garantisse il consenso ed un nuovo mandato a Matteo Renzi. Il piano non è riuscito perché il grado di incazzatura degli italiani era troppo elevato.

Un grado di incazzatura che nei 14 mesi di governo è stato coltivato meglio da Matteo Salvini e dalla Lega, che si sono sempre sfilati dall'assumersi qualsiasi responsabilità che smascherasse la loro propaganda, che nulla ha a che vedere con la logica e con il buon governo.

Per questo, Salvini ha fatto cadere l'esecutivo  in piena estate sapendo che, causa impegni vari, sarebbe stato impossibile andare al voto e che in tal modo le beghe di una manovra di bilancio complicata se le sarebbero prese in carico altri. Inoltre, Salvini avrebbe in tal modo potuto continuare a propagandare provvedimenti finalizzati a catturare  il consenso, come la flat tax, senza avere necessità di spiegare come metterli in atto, cosa del resto, soprattutto nel caso proprio della flat tax, del tutto impossibile, sia dal punto di vista costituzionale che pratico.

E che l'essere contro sia ritenuta l'unica via per acquisire voti, lo dimostra la tenacia nelle dichiarazioni dei 5 Stelle, che per far vedere che in quel campo non hanno mollato, continuano a ricordare di aver ottenuto il carcere agli evasori e la riduzione del numero dei parlamentari... nuovi nemici sconfitti da mettere in bacheca.


In conclusione, l'insuccesso in Umbria, non ha nulla a che vedere con le alleanze, ma con la percezione degli elettori di avere una o più forze politiche che siano in grado di far pagare a qualcuno la loro insoddisfazione e la loro rabbia per delle condizioni di vita peggiorate rispetto al passato, senza prospettive per il futuro. La stessa situazione che nel secolo scorso l'opportunista Mussolini ha sfruttato per prendere il potere e instaurare una dittatura basata sul nazionalismo fascista, finanziato dai soldi degli agrari (prima) e degli industriali (poi).

Adesso Salvini sta facendo lo stesso, con l'unica differenza che il fascismo oggi si chiama sovranismo e che gli sponsor sono la destra americana e i nazionalisti russi.


E nessuno, finora  ha avuto il coraggio o la capacità di ricordare queste semplici verità.