Giovedì mattina, l'aula del Senato si è dovuta esprimere sulla relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari in relazione alla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del senatore Matteo Salvini nella sua qualità di Ministro dell'interno pro tempore per i reati di cui agli articoli: 81, comma 1, e 605, commi primo, secondo, numero 2, e terzo, del codice penale (sequestro di persona aggravato); 81, comma 2, e 328, comma 1, del codice penale (rifiuto di atti d'ufficio. Omissione).

La vicenda riguardava l'ennesima richiesta di mandare a processo l'ex ministro Salvini per aver bloccato in mare nell'agosto del 2019 per ben 19 giorni, senza alcun valido motivo, la nave della ong Open Arms con a bordo 164 migranti a bordo. 


Per riassumere la vicenda in modo da inquadrarne i contenuti sia dal punto di vista tecnico che politico, si riporta l'intervento in Aula in fase di discussione del senatore Gianclaudio Bressa, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, appartenente al gruppo per le Autonomie.Signor Presidente, il 9 marzo 1977 Aldo Moro alla Camera, in un memorabile intervento sulla vicenda Lockheed, in difesa di Luigi Gui pronunciava queste parole: «C'è il rischio obiettivo di un'inammissibile politicizzazione e quello, altrettanto grave, che il nostro comportamento sia considerato inficiato da ragioni di parte, in una qualsiasi direzione».È un rischio che si corre ogni volta che una Camera è chiamata a decidere sull'autorizzazione a procedere di un suo componente. Per questo mi voglio attenere ai fatti, alle norme e alla giurisprudenza.Nella relazione del presidente Gasparri si afferma: «in questa sede non occorre valutare se siano condivisibili o meno le scelte effettuate dal ministro Salvini»... «ma solo se queste ultime fossero rivolte o meno al perseguimento di un interesse pubblico inerente all'azione di Governo».La legge costituzionale n. 1 del 1989, norme in materia di procedimenti per i reati di cui all'articolo 96 della Costituzione, definisce i due elementi essenziali: il primo è l'esercizio di una funzione di governo e il secondo è il perseguimento di un preminente interesse pubblico. Questi sono i parametri per valutare l'azione di un Ministro o del Presidente del Consiglio, che sono stati confermati da giurisprudenza costante della Cassazione. Per citarne una per tutte, ricordo la sentenza n. 8854 del 1998. Il senatore Salvini ha perseguito un interesse pubblico preminente? Quale sarebbe? Nel caso della Open Arms l'interesse preminente era il dovere di soccorso e l'attracco a un porto sicuro. Sulla Open Arms ne sono state dette di tutti i colori - è una nave spagnola; è una nave privata - ma il dovere di soccorso in mare opera per tutti.Esemplare, da questo punto di vista, è la recente sentenza della Cassazione n. 6626 del 20 febbraio 2020. Si occupa del caso di Carola Rackete e della Sea Watch, entrata in porto a Lampedusa contravvenendo al decreto interministeriale emesso in base al Salvini-bis. Richiamando diverse Convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia - che, voglio ricordare, sono fonti sovraordinate rispetto al diritto statale - la Corte ha dato una definizione molto estesa del dovere di soccorso in mare stabilendo che questo è inderogabile e può dirsi adempiuto solo con lo sbarco dei migranti, che deve avvenire nel più breve tempo ragionevolmente possibile in un luogo dove possono chiedere protezione internazionale, ovvero un'operazione che, secondo la Cassazione, non può certo essere effettuata sulla nave. A sostegno viene chiamata la risoluzione del Consiglio d'Europa n. 1821 del 2011, che stabilisce che luogo sicuro è quello dove viene garantita la protezione fisica delle persone, ma anche il rispetto dei loro diritti fondamentali.L'arresto di Carola Rackete è stato dichiarato illegittimo perché solo attraccando in banchina, anche contro il divieto di ingresso italiano, ha adempiuto fino in fondo al dovere di soccorso imposto dalla normativa sovranazionale applicabile. Si tratta di una pronuncia che mette al centro il dovere del soccorso del migrante, di fatto riducendo molto la linea che distingue i rifugiati dai migranti economici, per i quali la protezione internazionale non opera, e stabilendo che prima di tutto bisogna consentire loro lo sbarco, dato che la valutazione dello status richiede tempo e non può essere certo fatta in mare.Il focus è la qualificazione giuridica della decisione di non autorizzare lo sbarco fino a quando non si è ricevuta la manifestazione di disponibilità da altri Stati europei alla distribuzione dei migranti. Bisogna dimostrare che, anche se è un atto rientrante nella funzione di Governo, il ritardo dell'autorizzazione allo sbarco deve essere originato da una situazione di pericolo per la sicurezza dello Stato e dei suoi confini e che questa situazione di pericolo sia stata prevalente nel bilanciamento dei diritti in conflitto, sul dovere di soccorso dei migranti e sulla tutela della loro dignità e libertà personale.La Costituzione, agli articoli 2 e 10, difende i diritti fondamentali e irrinunciabili. Le convenienze politiche del momento non possono sottomettere la cultura giuridica e la tutela della Costituzione a interessi di parti ed è di questo che stiamo parlando adesso. La giurisprudenza è severa nello stabilire i confini del sequestro di persona: basta che la vittima, per un periodo anche breve, versi in condizione di impossibilità relativa e non assoluta di auto liberazione, che va giudicata tenendo conto delle sue difficoltà in ragione delle condizioni personali a superare gli ostacoli fisici e psicologici che si oppongono al recupero della libertà. Tra le tante, cito la sentenza n. 23660 del 2004 della Cassazione. Il professor Filippo Sgubbi, che ha scritto cose fondamentali per il diritto penale, sostiene che il reato e la colpa sono uno stato che precede la commissione di un fatto.Non si tratta di una colpa generale inerente alla persona umana come tale, ma è legata al ruolo sociale ricoperto e alla tipologia di attività che svolge nella vita. Si badi bene, quindi: non a uno specifico fatto. Ripeto, ruolo e attività svolta. E il senatore Salvini, nel ruolo e nell'attività di Ministro dell'interno, ha giudicato che 164 persone, di cui 27 dichiarate minori non accompagnati (in realtà erano 18), rappresentavano un pericolo e una minaccia incombente per la sicurezza nazionale; per cui sono stati trattenuti in mare per diciannove giorni.Ma lo pensava veramente oppure si trattava di una scelta tutta politica per perseguire fini politici di parte? La definizione più corretta è quella di uso populista della questione criminale, per garantire al potere che la esercita di acquisire il consenso popolare e placarne così la pressione o forse, meglio, per eccitarne la compulsione. Il popolo non è protagonista di una politica che accresce il suo ruolo, ma viene usato come destinatario di un messaggio legislativo o di Governo, il cui fine è quello di arginarne la pressione placandone le inquietudini con operazioni di pura facciata. Peccato che questa volta l'operazione non fosse di facciata, ma abbia assunto i contorni e la sostanza del sequestro di persona.Orazio in un suo carmen, che inizia con le parole «integer vitae scelerisque purus», scrive che chi è integro di vita e puro di colpa non ha bisogno di strali né dell'arco né della faretra colma di frecce avvelenate. Sembra scritta per il senatore Salvini, gran maestro nel seminare veleni politici. Ma in uno Stato di diritto, quale noi siamo, c'è sempre un momento in cui il diritto prevale sui veleni e sulla propaganda. Come diceva infatti Aldo Moro: «al di là del cinismo opportunistico», «una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica». Una legge morale per la politica.Questi sono i motivi forti che stanno sotto il voto che siamo chiamati a dare oggi, ed è per questo che io voterò a favore dell'autorizzazione a procedere del senatore Salvini. 


L'esito della votazione - i senatori hanno votato elettronicamente poco prima delle 14:30, ma la presidente Casellati ha dato tempo fino alle 18 ad eventuali ritardatari per esprimere il proprio voto - lo conosceremo nel tardo pomeriggio anche se è oramai scontato, considerando che nel suo intervento Matteo Renzi, a differenza di quanto avevano fatto i suoi rappresentanti in commissione, ha annunciato il voto favorevole del suo partito, Italia Viva, per il rinvio a giudizio di Matteo Salvini.

Pertanto, il dibattito in Aula si è svolto senza sorprese tra i sofismi con cui le varie parti hanno supportato le rispettive posizioni. 

Naturalmente, l'intervento del principale protagonista, Matteo Salvini, che ha parlato durante la fase di discussione mentre in dichiarazione di voto per la Lega è intervenuta l'avvocata Bongiorno pronunciando come sua abitudine un'arringa in favore del suo segretario, è stata l'occasione della solita propaganda sovranista contro gli "immigrati clandestini" e contro l'attuale Governo che ne favorirebbe gli sbarchi. E la sostanza del suo intervento Salvini l'ha riassunta con una serie di dichiarazioni social di cui la seguente può essere utilizzata come esempio perfetto per rappresentarne spirito e contenuti:


L'esito ufficiale della votazione sarà comunicato dopo le ore 18.



AGGIORNAMENTO.
 

Intorno alle 18:15, la presidente del Senato, Casellati, ha comunicato i risultati della votazione:

I Sì alla relazione della Giunta sono stati 141, mentre i no 149, gli astenuti 1.

Seppure con uno stretto margine rispetto a quanto ci si poteva attendere dopo che Italia Viva aveva anticipato con Renzi il sì al rinvio a giudizio, le conclusioni della giunta guidata dal senatore Gasparri sono state respinte.

La Giunta, in base alle proprie valutazioni, aveva presentato un documento con il quale invitava il Senato a respingere la richiesta dei giudici di rinvio a giudizio per Matteo Salvini.

Invece, dopo il voto odierno, il senatore della Lega adesso dovrà affrontare un nuovo processo.

Matteo Salvini ha commentato la vicenda, scomodando a sproposito la Costituzione e Luigi Einaudi, in questo modo: